Morta la brigatista Balzerani: era nel commando che uccise Michele Tatulli
Aveva 75 anni, partecipò attivamente anche al sequestro Moro
martedì 5 marzo 2024
È morta a Roma, all'età di 75 anni la brigatista Barbara Balzerani: era nel commando che uccise il poliziotto bitontino Michele Tatulli e partecipò attivamente anche al sequestro Moro. A soli 26 anni aderì alle Brigate Rosse, prendendo parte a diversi omicidi orditi dalle BR. Venne arrestata il 19 giugno 1985 e godette della libertà vigilata dal 2006 al 2011, anno in cui fu liberata definitivamente. A dare la notizia della sua scomparsa, Silvia De Bernardinis, ricercatrice e autrice di alcuni volumi sulle BR. Balzerani era malata da tempo, da un anno aveva scoperto un tumore ed era costretta a letto.
L'8 gennaio del 1980, a Milano, partecipò all'agguato che coinvolse Michele Tatulli, Antonio Cestari e Rocco Santoro, durante un servizio di perlustrazione, nel quale furono colpiti mortalmente. L'attentato fu subito rivendicato dalle BR, motivandolo come benvenuto al Generale Dalla Chiesa appena giunto nel capoluogo lombardo. Il processo attestò la responsabilità dei brigatisti Nicolò De Maria, Mario Moretti, Nicola Gianicola e, appunto, Barbara Balzerani.
Prese parte dapprima alla strage di via Fani, nel quale fu rapito Aldo Moro, e successivamente occupò, insieme al compagno Mario Moretti, la base operativa di via Gradoli, durante i 55 giorni che portarono all'esecuzione del presidente della Democrazia Cristiana.
L'8 gennaio del 1980, a Milano, partecipò all'agguato che coinvolse Michele Tatulli, Antonio Cestari e Rocco Santoro, durante un servizio di perlustrazione, nel quale furono colpiti mortalmente. L'attentato fu subito rivendicato dalle BR, motivandolo come benvenuto al Generale Dalla Chiesa appena giunto nel capoluogo lombardo. Il processo attestò la responsabilità dei brigatisti Nicolò De Maria, Mario Moretti, Nicola Gianicola e, appunto, Barbara Balzerani.
Prese parte dapprima alla strage di via Fani, nel quale fu rapito Aldo Moro, e successivamente occupò, insieme al compagno Mario Moretti, la base operativa di via Gradoli, durante i 55 giorni che portarono all'esecuzione del presidente della Democrazia Cristiana.