Moschetta a Emiliano: «Chiudi i confini della Puglia, non i commercianti e mappa tutto»
La proposta del ricercatore bitontino: «Un centro tamponi in ogni comune per liberare gli ospedali dalla gestione Covid»
domenica 25 ottobre 2020
10.48
Serrare gli ingressi in Puglia con controlli rigorosi e dotare ogni comune di un centro tamponi per mappare, paese per paese, la diffusione del virus, invece che con le analisi su campione regionale. È la proposta del ricercatore e medico bitontino, Antonio Moschetta, che ha lanciato la sua idea attraverso i social, trovando anche molti prestigiosi sostenitori.
«La soluzione non può essere la chiusura delle attività commerciali – ha spiegato ai giornali Moschetta, che è anche testimonial dell'Airc – quanto piuttosto una più rigida gestione degli arrivi in regione. A cui aggiungere una mappatura completa dei contagi in Puglia, dotando ogni comune di un centro per la somministrazione dei tamponi. Solo in questo modo si potrà avere una geografia epidemiologica accurata e liberare nel contempo gli ospedali, per lasciare spazio alla gestione di altre patologie. I paucisintomatici vanno trattati a casa con assistenza domiciliare e tele consulto per lasciare la possibilità a pazienti oncologici e cardiovascolari di essere curati in ospedale».
A sostenere lo stesso modello gestionale anche diverse personalità del mondo sanitario e accademico. A partire dal capo dipartimento dell'ospedale oncologico Giovanni Paolo II di Bari, Attilio Guarini, secondo cui questo tipo di approccio aiuterebbe ad avere una mappatura più affidabile sulla diffusione virale per attivare protocolli territoriali specifici, invece di regole che possono andare bene per un territorio, ma essere deleteri per un altro, visto che l'infezione non si diffonde in maniera omogenea. La soluzione, poi, sarebbe già pronta: i tamponi rapidi in arrivo che dimostrano una grande affidabilità sull'individuazione dei negativi.
Per l'ex rettore dell'Università degli Studi Bari, Corrado Petrocelli, quello di Moschetta è «un urlo per il valore scientifico che ha e va preso in seria considerazione», mentre per l'ex direttore del Dipartimento Igiene del Policlinico di Bari, Michele Quarto, il modello va promosso, ma è necessario prevedere investimenti e impegno maggiori.
Dello stesso avviso anche Giorgio Oliva, già commissario di Polizia a Bitonto e a capo delle più importanti questure della regione e della Divisione Anticrimine: «La lucidità e la competenza che ti hanno sempre contraddistinto, ti consentono di dare, in poche chiarissime parole, una idea chiara di cosa bisognerebbe assolutamente fare. Se il nostro Paese fosse affidato alla competenza anziché all'improvvisazione, all'organizzazione piuttosto che al pressapochismo, allora sì saremmo sicuri di vincere ogni sfida. Spero che condividendo il tuo contributo qualcuno si renda conto di quale potrebbe essere la strada giusta per uscire da un incubo».
Per Moschetta, in definitiva, andrebbe seguito un modello simile a quello adottato in Cina, con milioni di tamponi ogni giorno, invece dei 5mila attualmente somministrati in Puglia. «Se non potenziamo il numero dei tamponi – conclude Moschetta – sarà impossibile elaborare una diagnosi differenziale con l'influenza stagionale».
«La soluzione non può essere la chiusura delle attività commerciali – ha spiegato ai giornali Moschetta, che è anche testimonial dell'Airc – quanto piuttosto una più rigida gestione degli arrivi in regione. A cui aggiungere una mappatura completa dei contagi in Puglia, dotando ogni comune di un centro per la somministrazione dei tamponi. Solo in questo modo si potrà avere una geografia epidemiologica accurata e liberare nel contempo gli ospedali, per lasciare spazio alla gestione di altre patologie. I paucisintomatici vanno trattati a casa con assistenza domiciliare e tele consulto per lasciare la possibilità a pazienti oncologici e cardiovascolari di essere curati in ospedale».
A sostenere lo stesso modello gestionale anche diverse personalità del mondo sanitario e accademico. A partire dal capo dipartimento dell'ospedale oncologico Giovanni Paolo II di Bari, Attilio Guarini, secondo cui questo tipo di approccio aiuterebbe ad avere una mappatura più affidabile sulla diffusione virale per attivare protocolli territoriali specifici, invece di regole che possono andare bene per un territorio, ma essere deleteri per un altro, visto che l'infezione non si diffonde in maniera omogenea. La soluzione, poi, sarebbe già pronta: i tamponi rapidi in arrivo che dimostrano una grande affidabilità sull'individuazione dei negativi.
Per l'ex rettore dell'Università degli Studi Bari, Corrado Petrocelli, quello di Moschetta è «un urlo per il valore scientifico che ha e va preso in seria considerazione», mentre per l'ex direttore del Dipartimento Igiene del Policlinico di Bari, Michele Quarto, il modello va promosso, ma è necessario prevedere investimenti e impegno maggiori.
Dello stesso avviso anche Giorgio Oliva, già commissario di Polizia a Bitonto e a capo delle più importanti questure della regione e della Divisione Anticrimine: «La lucidità e la competenza che ti hanno sempre contraddistinto, ti consentono di dare, in poche chiarissime parole, una idea chiara di cosa bisognerebbe assolutamente fare. Se il nostro Paese fosse affidato alla competenza anziché all'improvvisazione, all'organizzazione piuttosto che al pressapochismo, allora sì saremmo sicuri di vincere ogni sfida. Spero che condividendo il tuo contributo qualcuno si renda conto di quale potrebbe essere la strada giusta per uscire da un incubo».
Per Moschetta, in definitiva, andrebbe seguito un modello simile a quello adottato in Cina, con milioni di tamponi ogni giorno, invece dei 5mila attualmente somministrati in Puglia. «Se non potenziamo il numero dei tamponi – conclude Moschetta – sarà impossibile elaborare una diagnosi differenziale con l'influenza stagionale».