Nelle chiese di Bitonto una targa per ricordare i migranti morti in mare
L'Arcidiocesi: «Ognuno di loro potrebbe essere nostro figlio
sabato 9 marzo 2019
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Una targa per ricordare chi è morto in mare nel tentativo di raggiungere l'Europa sperando in un futuro migliore sarà affissa in ognuna delle chiese di della città dell'ulivo e di tutte le altre parrocchie dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto. Rientra nel programma "Quaresima di carità", incentrato quest'anno sulla figura di Santo Stefano, martire che seppe perdonare i suoi uccisori, l'iniziativa della Chiesa di Bari Bitonto che ha deciso di dedicare un pensiero particolare a «questi martiri dei giorni nostri». In ciascuna delle 126 parrocchie dell'arcidiocesi è stata distribuita una targa che ricorda il nome e i dati di "fratelli migranti" tragicamente inghiottiti dal mare in quest'esodo che sembra non avere fine.
«In questo tempo di Quaresima – hanno spiegato dalla Diocesi - ad ognuna delle parrocchie, affidiamo in maniera particolare uno di loro».
«Ciascuno di questi fratelli migranti – si legge ancora nel comunicato – può aiutarci in due modi: innanzitutto chiedendo la loro intercessione e preghiera al Padre, di cui già certamente contemplano il volto. In secondo luogo, possono essere occasione di provocazione: per i giovani ad osare nella vita; per gli adulti ad essere più accoglienti e miti, consapevoli che ognuno di questi migranti potrebbe essere nostro figlio, e per la Comunità a non essere chiusa in se stessa. Siamo figli di un solo Dio Padre, che ciascuno chiama come ha imparato e quindi fratelli tra noi, senza distinzione di colore, sesso, religione, nazionalità! Vi chiediamo di esporre la piccola targa in un luogo visibile presso il quale ciascuno possa sostare per una preghiera personale o per la riflessione di tutta la comunità. Inoltre, la Caritas parrocchiale in modo particolare, si faccia promotrice all'interno della comunità di un'iniziativa, una proposta di preghiera o un gesto concreto per condividere la memoria di questi fratelli».
Quella delle targhe è però solo una delle iniziative inserite nel programma per la Quaresima, durante la quale sono stati promossi «segni concreti di carità» verso chiunque sia in situazione di sofferenza.
«Nelle nostre comunità – spiegano ancora dalla Diocesi - certamente sono presenti fratelli e sorelle che, anche in maniera umile e silenziosa, hanno contribuito perdonando a fermare o rallentare le 'spirali' del male. Invitare i testimoni a raccontare la loro storia ci ricorda la nostra comune chiamata alla santità».
«In questo tempo di Quaresima – hanno spiegato dalla Diocesi - ad ognuna delle parrocchie, affidiamo in maniera particolare uno di loro».
«Ciascuno di questi fratelli migranti – si legge ancora nel comunicato – può aiutarci in due modi: innanzitutto chiedendo la loro intercessione e preghiera al Padre, di cui già certamente contemplano il volto. In secondo luogo, possono essere occasione di provocazione: per i giovani ad osare nella vita; per gli adulti ad essere più accoglienti e miti, consapevoli che ognuno di questi migranti potrebbe essere nostro figlio, e per la Comunità a non essere chiusa in se stessa. Siamo figli di un solo Dio Padre, che ciascuno chiama come ha imparato e quindi fratelli tra noi, senza distinzione di colore, sesso, religione, nazionalità! Vi chiediamo di esporre la piccola targa in un luogo visibile presso il quale ciascuno possa sostare per una preghiera personale o per la riflessione di tutta la comunità. Inoltre, la Caritas parrocchiale in modo particolare, si faccia promotrice all'interno della comunità di un'iniziativa, una proposta di preghiera o un gesto concreto per condividere la memoria di questi fratelli».
Quella delle targhe è però solo una delle iniziative inserite nel programma per la Quaresima, durante la quale sono stati promossi «segni concreti di carità» verso chiunque sia in situazione di sofferenza.
«Nelle nostre comunità – spiegano ancora dalla Diocesi - certamente sono presenti fratelli e sorelle che, anche in maniera umile e silenziosa, hanno contribuito perdonando a fermare o rallentare le 'spirali' del male. Invitare i testimoni a raccontare la loro storia ci ricorda la nostra comune chiamata alla santità».