Non lasciamoli soli davvero
Le parole del sindaco Ricci, alla fine del rito funebre delle 4 vittime della sp 231, pongono responsabilità in seno a tutta la comunità
sabato 29 aprile 2023
15.06
Non è stato facile fare il nostro lavoro ieri, 28 aprile. È stato il giorno dei funerali di Tommaso e Floriana, di Lucrezia e di Alessandro. È stato come immergersi in un mare di dolore e noi non volevamo essere sciacalli pronti ad addentare la preda per qualche clic in più.
Noi non siamo quel tipo di testata, non ci interessano i toni falsamente commossi, non ci interessa rendere quel dolore spettacolo.
Vogliamo però che qualcosa resti non oggi, non domani, non tra una settimana, ma tra molto tempo. Qualcosa che faccia pensare che quel futuro che le quattro giovani vittime sognavano per la loro Bitonto, abbia davvero concrete possibilità di realizzarsi.
Ha ragione il sindaco Francesco Paolo Ricci quando dice che c'è bisogno di costruire una comunità "bella", una comunità che sia ciò che quelle "vite in fiore tradite", come le ha chiamate monsignor Giuseppe Satriano, immaginavano.
E per esserlo c'è bisogno di fare una cosa: star vicino alle famiglie, non lasciarle sole. Questo il monito che è arrivato da quell'altare, questo l'obiettivo concretissimo da raggiungere.
Il loro dolore non si cancella. No, non svanisce, si confonderà con la vita che tornerà a scorrere, ma non finirà. Mai.
Ma insieme, circondando quei padri e quelle madri, quei fratelli e quelle sorelle spenti, attoniti, coi volti trasfigurati, proiettati in un'altra dimensione, in una (non) dimensione, si può creare e perpetrare la grande solidarietà invocata dal primo cittadino.
Non lasciamoli soli, oggi nel dolore e domani nei silenzi. Prolunghiamo il nostro voler far sentire loro che non sono stati abbandonati, che quei ragazzi morti hanno generato il fiore dell'amicizia, dell'affetto, dell'essere comunità autentica.
Non guardiamo più e solo quelle bare bianche, ma soffermiamoci sulla bellezza dei fiori che le hanno circondate. Cerchiamo di essere ciò che loro avrebbero voluto fossimo: attivi, presenti, vicini.
La notte buia che quelle famiglie stanno attraversando, con quel sostegno, sarà meno lunga.
Noi non siamo quel tipo di testata, non ci interessano i toni falsamente commossi, non ci interessa rendere quel dolore spettacolo.
Vogliamo però che qualcosa resti non oggi, non domani, non tra una settimana, ma tra molto tempo. Qualcosa che faccia pensare che quel futuro che le quattro giovani vittime sognavano per la loro Bitonto, abbia davvero concrete possibilità di realizzarsi.
Ha ragione il sindaco Francesco Paolo Ricci quando dice che c'è bisogno di costruire una comunità "bella", una comunità che sia ciò che quelle "vite in fiore tradite", come le ha chiamate monsignor Giuseppe Satriano, immaginavano.
E per esserlo c'è bisogno di fare una cosa: star vicino alle famiglie, non lasciarle sole. Questo il monito che è arrivato da quell'altare, questo l'obiettivo concretissimo da raggiungere.
Il loro dolore non si cancella. No, non svanisce, si confonderà con la vita che tornerà a scorrere, ma non finirà. Mai.
Ma insieme, circondando quei padri e quelle madri, quei fratelli e quelle sorelle spenti, attoniti, coi volti trasfigurati, proiettati in un'altra dimensione, in una (non) dimensione, si può creare e perpetrare la grande solidarietà invocata dal primo cittadino.
Non lasciamoli soli, oggi nel dolore e domani nei silenzi. Prolunghiamo il nostro voler far sentire loro che non sono stati abbandonati, che quei ragazzi morti hanno generato il fiore dell'amicizia, dell'affetto, dell'essere comunità autentica.
Non guardiamo più e solo quelle bare bianche, ma soffermiamoci sulla bellezza dei fiori che le hanno circondate. Cerchiamo di essere ciò che loro avrebbero voluto fossimo: attivi, presenti, vicini.
La notte buia che quelle famiglie stanno attraversando, con quel sostegno, sarà meno lunga.