Omicidio Tarantino: confermate 9 condanne ai clan Conte e Cipriano

La decisione è stata presa dalla Corte di Assise di Appello di Bari: confermata la condanna a 20 anni di reclusione per il boss Conte

mercoledì 22 luglio 2020 17.53
La Corte di Assise di Appello di Bari ha confermato, riducendo in parte le pene, le nove condanne inflitte nei confronti di componenti dei clan Conte e Cipriano di Bitonto imputati per i quattro agguati mafiosi nell'ultimo dei quali, all'alba del 30 dicembre 2017, fu uccisa per errore Anna Rosa Tarantino.

I giudici hanno confermato la condanna a 20 anni di carcere per Domenico Conte, ritenuto mandante del delitto, per Cosimo Liso e per Alessandro D'Elia. Ridotte, invece, le pene nei confronti di Francesco Colasuonno e Rocco Mena (da 6 a 4 anni), Benito Ruggiero (da 6 anni e 8 mesi a 4 anni e 6 mesi), Michele Rizzo (da 3 anni e 4 mesi a 2 anni), Michele Sabba e Rocco Papaleo, esecutori materiali dell'omicidio (da 14 anni a 13 anni e 8 mesi di reclusione).

I giudici hanno confermato anche le condanne al risarcimento danni nei confronti delle costituite parti civili, i familiari della vittima, il Comune di Bitonto e l'associazione Antiracket. Stando alle indagini di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, coordinate dai pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, all'origine dello scontro c'era la gestione delle piazze di spaccio.

Quella mattina l'anziana sarta bitontina Anna Rosa Tarantino finì per errore sulla traiettoria di due dei 17 colpi di pistola esplosi nei vicoli del centro storico di Bitonto, vittima innocente della guerra in atto tra i due clan rivali della città, i Conte, egemoni nella zona 167, e i Cipriano, che regnano nel centro storico. Quello in cui rimase uccisa l'anziana sarta fu l'ultimo di quattro agguati.

La mattinata di fuoco, in cui furono esplosi complessivamente più di 50 colpi di pistola in quartieri diversi, iniziò con il primo agguato da parte di Cosimo Liso del clan Conte. Ci fu poi l'immediata risposta con due spedizioni punitive da parte di Francesco Colasuonno, Benito Ruggiero e Rocco Mena del clan Cipriano.

Poi la reazione con il boss Domenico Conte che diede l'ordine di uccidere, Alessandro D'Elia che portò il messaggio e due uomini con i volti coperti, Michele Sabba e Rocco Papaleo, che, inseguendo lo spacciatore Giuseppe Casadibari (anche lui adesso divenuto collaboratore di giustizia), uccisero la signora Anna Rosa Tarantino.

Nel processo sono contestate anche le minacce alla famiglia di Casadibari da parte di Benito Ruggiero e Michele Rizzo.