Omicidio Tarantino, i killer pentiti confermano le accuse a Conte

Sabba e Papaleo: «Ordinò di uccidere uno qualsiasi dei Cipriano»

giovedì 7 giugno 2018 13.15
Momento cruciale nel processo contro mandanti ed esecutori dell'omicidio di Anna Rosa Tarantino, l'84enne uccisa per sbaglio a Bitonto la mattina dello scorso 30 dicembre durante una sparatoria fra bande rivali.

Michele Sabba e Rocco Papaleo, i killer della donna poi diventati collaboratori di giustizia, hanno confermato le loro confessioni e le accuse al presunto boss dell'omonimo clan, Domenico Conte, arrestato lo scorso 27 maggio dopo una latitanza durata 37 giorni. «Fu lui a ordinare di sparare contro qualunque esponente del clan Cipriano avessimo trovato per strada, la mattina del 30 dicembre, e per errore fu colpita la signora Anna Rosa Tarantino».

Queste le parole riferite dai due pentiti ieri mattina, nell'aula bunker di Bitonto, dinanzi al giudice per le indagini preliminari Giovanni Anglana, durante l'incidente probatorio disposto dai giudici e celebrato proprio nel cuore del territorio del presunto boss, a causa dell'indisponibilità delle aule del Tribunale penale di via Nazariantz, sottoposto a sgombero perché inagibile.

I pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, hanno chiesto subito l'incidente probatorio per cristallizzare le dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia per evitare ritrattazioni, viste le pressioni - con tanto di minacce e intimidazioni - che avrebbero subito. I due killer, infatti, sono arrivati in una Bitonto blindata, per ripetere davanti al giudice quanto accadde il 30 dicembre.

Si tratta di una fase cruciale del procedimento perché le dichiarazioni rese durante l'incidente probatorio non possono essere ritrattate e costituiscono una prova durante il dibattimento. I due killer, da tempo trasferiti in una località protetta con le loro famiglie, hanno confermato la versione secondo cui avrebbero ricevuto l'ordine da Alessandro d'Elia, uomo a lui vicino e arrestato il 20 aprile con l'accusa di concorso in omicidio.

Quest'ultimo avrebbe raggiunto i due sul tetto di una casa del centro storico di Bitonto, dove si nascondevano, e avrebbe riferito loro il comando ricevuto, ovvero quello di «sparare contro qualunque esponente del clan Cipriano». Dal giorno dell'arresto Conte è rinchiuso nel carcere di Bari, dove, poche ore dopo il suo arrivo, sarebbe stato aggredito e picchiato da alcuni uomini.

Stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti, gli autori dell'aggressione sarebbero membri di un storico gruppo barese, il clan Capriati. Sullo sfondo, sempre secondo gli inquirenti, un regolamento di conti interno per la gestione dei traffici illeciti.