Onu e Oms contro olio Evo e made in Italy: una bufala, ma non troppo
La lettura del rapporto ridimensiona le accuse. Ma resta il pericolo
venerdì 20 luglio 2018
12.17
Olio extra vergine d'oliva e prodotti made in Italy sotto l'attacco delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità? È falso, ma non completamente.
È una visione decisamente ridimensionata quella che emerge da una più approfondita lettura del rapporto "Time to deliver", pubblicato il primo giugno scorso dall'OMS e che sarà discusso il 27 settembre prossimo a New York, anche se non porterà ad adottare alcuna risoluzione. L'allarme era stato lanciato nelle scorse dal Sole24ore, suscitando l'ira e lo sdegno del Governo italiano e delle principali associazioni di categoria.
Ma cosa dice davvero il rapporto? All'interno del documento sono elencate sei linee guida per contrastare le malattie non trasmissibili, come le cardiovascolari, il diabete e il cancro. Un obiettivo da raggiungere riducendo, fra le altre cose, i livelli elevati di grassi saturi, di sale e di zucchero nei cibi. Non è vero però che l'OMS abbia chiesto nel rapporto di inserire avvisi di pericolo sulle confezioni come quelle che appaiono sui pacchetti di sigarette.
Nel testo del report, però, si chiede di «implement fiscal measures, including raising taxes on tobacco and alcohol, and consider evidence-based fiscal measures for other unhealthy products» e cioè di «implementare misure fiscali, compreso l'aumento delle tasse su tabacco e alcol, e considerare misure fiscali per altri prodotti non salutari». Il problema è che non specifica quali siano questi prodotti e se l'olio e il parmigiano non sono espressamente citati, non è escluso che in futuro possano essere definiti. Ecco perché non bisogna abbassare la guardia.
Anche perchè, più avanti, si dice espressamente che «Governments should give priority to restricting the marketing of unhealthy products (those containing excessive amounts of sugars, sodium, saturated fats and trans fats) to children», ovvero che «i governi dovrebbero avviare un giro di vite sui prodotti eccessivamente salati, zuccherati e con grassi saturi e trans, rivolti ai bambini».
Un rischio del tutto concreto è invece il suggerimento a inserire sulle etichette dei prodotti una specie di "legenda a semaforo", già introdotta in Inghilterra e Francia, che punta a scoraggiare il consumo di cibi con elevati livelli (senza definire in realtà quali siano) di sale e grassi. Questo infatti penalizzerebbe di certo l'olio extravergine d'oliva (in quanto prodotto che contiene "grassi", ma senza specificare quali tipi di grassi e in quali quantità), che riceverebbe il semaforo rosso, mentre, paradossalmente, premierebbe la Coca Cola Light col semaforo verde, perché ha ridotto le calorie sostituendo lo zucchero con gli edulcoranti. Dimenticando però clamorosamente i pericolosissimi effetti sulla salute che questi generano, oltre al fatto che non mettono in alcun modo al riparo dal rischio diabetico.
È una visione decisamente ridimensionata quella che emerge da una più approfondita lettura del rapporto "Time to deliver", pubblicato il primo giugno scorso dall'OMS e che sarà discusso il 27 settembre prossimo a New York, anche se non porterà ad adottare alcuna risoluzione. L'allarme era stato lanciato nelle scorse dal Sole24ore, suscitando l'ira e lo sdegno del Governo italiano e delle principali associazioni di categoria.
Ma cosa dice davvero il rapporto? All'interno del documento sono elencate sei linee guida per contrastare le malattie non trasmissibili, come le cardiovascolari, il diabete e il cancro. Un obiettivo da raggiungere riducendo, fra le altre cose, i livelli elevati di grassi saturi, di sale e di zucchero nei cibi. Non è vero però che l'OMS abbia chiesto nel rapporto di inserire avvisi di pericolo sulle confezioni come quelle che appaiono sui pacchetti di sigarette.
Nel testo del report, però, si chiede di «implement fiscal measures, including raising taxes on tobacco and alcohol, and consider evidence-based fiscal measures for other unhealthy products» e cioè di «implementare misure fiscali, compreso l'aumento delle tasse su tabacco e alcol, e considerare misure fiscali per altri prodotti non salutari». Il problema è che non specifica quali siano questi prodotti e se l'olio e il parmigiano non sono espressamente citati, non è escluso che in futuro possano essere definiti. Ecco perché non bisogna abbassare la guardia.
Anche perchè, più avanti, si dice espressamente che «Governments should give priority to restricting the marketing of unhealthy products (those containing excessive amounts of sugars, sodium, saturated fats and trans fats) to children», ovvero che «i governi dovrebbero avviare un giro di vite sui prodotti eccessivamente salati, zuccherati e con grassi saturi e trans, rivolti ai bambini».
Un rischio del tutto concreto è invece il suggerimento a inserire sulle etichette dei prodotti una specie di "legenda a semaforo", già introdotta in Inghilterra e Francia, che punta a scoraggiare il consumo di cibi con elevati livelli (senza definire in realtà quali siano) di sale e grassi. Questo infatti penalizzerebbe di certo l'olio extravergine d'oliva (in quanto prodotto che contiene "grassi", ma senza specificare quali tipi di grassi e in quali quantità), che riceverebbe il semaforo rosso, mentre, paradossalmente, premierebbe la Coca Cola Light col semaforo verde, perché ha ridotto le calorie sostituendo lo zucchero con gli edulcoranti. Dimenticando però clamorosamente i pericolosissimi effetti sulla salute che questi generano, oltre al fatto che non mettono in alcun modo al riparo dal rischio diabetico.