Operazione "Pandora", 22 arresti tra i Capriati e Mercante-Diomede. I NOMI
Sei sono di Bitonto: tra questi Giuseppe Rocco Cassano, Vincenzo Screti e Vincenzo Surriano. Condannati a 140 anni di carcere
mercoledì 15 marzo 2023
10.03
Tutti i mali della mafia barese degli ultimi trent'anni racchiusi nel "vaso di Pandora". E per 22 persone (6 di Bitonto), legate ai clan Capriati e Diomede-Mercante, è arrivata la resa dei conti: sono, infatti, finite in carcere in esecuzione di altrettante condanne, divenute definitive, a pene per complessivi 140 anni di reclusione.
A questi 22, a seguito dell'irrevocabilità della sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Appello di Bari, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Bari, autori dell'inchiesta "Pandora" che ha ricostruito le gerarchie e i traffici illeciti dei due gruppi mafiosi, hanno notificato ieri mattina all'alba, anche a Bitonto, gli ordini di carcerazione (per altri 15 condannati la pena è stata già espiata) emessi dalla Procura Generale di Bari, guidata dalla presidente Angela Tomasicchio.
Sul loro capo pendevano condanne per i reati, a vario titolo contestati, di associazione mafiosa, armi, rapine, furti, tentati omicidi, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale. Tra le 22 persone arrestate ci sono i bitontini Giuseppe Rocco Cassano, di 45 anni, Francesco Cosimo Natilla, di 43 anni, Francesco Ruggiero, di 45 anni, Vincenzo Screti, di 39 anni, Vincenzo Surriano, di 40 anni, e persino un collaboratore, Leonardo Bartolomeo, di 38 anni.
L'indagine dei Carabinieri del Ros di Bari, coordinata dai tre pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti, fu denominata "Pandora", come il vaso della mitologia greca all'interno del quale sarebbero stati racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi 15 anni. In 12 anni di indagini, infatti, grazie anche alle dichiarazioni di 50 collaboratori di giustizia, gli inquirenti hanno ricostruito le ramificazioni dei due gruppi mafiosi.
Clan, quello dei Capriati e dei Mercante-Diomede, caratterizzati da una struttura gerarchizzata in cui erano delineati i ruoli ed i compiti degli affiliati e dal controllo militare del territorio, da Bari sino all'intera regione, passando per Bitonto, San Severo, Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il nord barese. Le indagini, infine, hanno accertato collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per la droga) con 'Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra.
Contestualmente all'esecuzione dei provvedimenti, l'ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale ha chiesto la revoca di 7.770 giorni di liberazione anticipata, e la revoca di oltre 25 anni di indulto e sospensioni condizionali di cui i condannati avevano beneficiato durante gli anni di permanenza del vincolo associativo.
A questi 22, a seguito dell'irrevocabilità della sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Appello di Bari, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Bari, autori dell'inchiesta "Pandora" che ha ricostruito le gerarchie e i traffici illeciti dei due gruppi mafiosi, hanno notificato ieri mattina all'alba, anche a Bitonto, gli ordini di carcerazione (per altri 15 condannati la pena è stata già espiata) emessi dalla Procura Generale di Bari, guidata dalla presidente Angela Tomasicchio.
Sul loro capo pendevano condanne per i reati, a vario titolo contestati, di associazione mafiosa, armi, rapine, furti, tentati omicidi, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale. Tra le 22 persone arrestate ci sono i bitontini Giuseppe Rocco Cassano, di 45 anni, Francesco Cosimo Natilla, di 43 anni, Francesco Ruggiero, di 45 anni, Vincenzo Screti, di 39 anni, Vincenzo Surriano, di 40 anni, e persino un collaboratore, Leonardo Bartolomeo, di 38 anni.
L'indagine dei Carabinieri del Ros di Bari, coordinata dai tre pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti, fu denominata "Pandora", come il vaso della mitologia greca all'interno del quale sarebbero stati racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi 15 anni. In 12 anni di indagini, infatti, grazie anche alle dichiarazioni di 50 collaboratori di giustizia, gli inquirenti hanno ricostruito le ramificazioni dei due gruppi mafiosi.
Clan, quello dei Capriati e dei Mercante-Diomede, caratterizzati da una struttura gerarchizzata in cui erano delineati i ruoli ed i compiti degli affiliati e dal controllo militare del territorio, da Bari sino all'intera regione, passando per Bitonto, San Severo, Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il nord barese. Le indagini, infine, hanno accertato collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per la droga) con 'Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra.
Contestualmente all'esecuzione dei provvedimenti, l'ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale ha chiesto la revoca di 7.770 giorni di liberazione anticipata, e la revoca di oltre 25 anni di indulto e sospensioni condizionali di cui i condannati avevano beneficiato durante gli anni di permanenza del vincolo associativo.