Parrucchieri ed estetisti in piazza a Bitonto: «Fateci lavorare»
La protesta: «Anche con la nostra chiusura la curva dei contagi è cresciuta. Non siamo noi gli untori»
mercoledì 7 aprile 2021
10.33
Sono scesi in piazza per lanciare il loro grido di dolore dopo mesi di chiusura forzata e un anno passato, sostanzialmente, a tentare disperatamente di far fronte almeno alle spese a causa dei blocchi per la pandemia. Sono i parrucchieri e gli estetisti di Bitonto che questa mattina si sono dati appuntamento in piazza XXVI Maggio 1734, davanti alla Basilica dei Santi Medici, per protestare pacificamente contro il governo nazionale e regionale e chiedere di poter tornare a lavorare. Al centro della piazza, una sedia da acconciatore vuota, a simboleggiare lo stato di gravissima crisi in cui versa tutto il settore.
«Non riusciamo davvero a capire il motivo per cui le nostre attività siano state chiuse – si chiede Angela, che con la sorella Giulia gestisce un salone per signore in centro – Lavoriamo con un rapporto cliente/operatore di 1 a 1 e solo su appuntamento. Nelle nostre attività è impossibile creare alcun tipo di assembramento, eppure siamo stati trattati come untori da chi prende le decisioni in questo paese. Salvo poi essere smentito clamorosamente dai fatti, visto che, nonostante ci abbiano impedito di portare il pane a casa, la curva dei contagi ha continuato a salire in maniera vertiginosa. È evidente che non eravamo noi la causa».
In piazza, oltre alle forze dell'ordine inviate per controllare la manifestazione, opportunamente comunicata dai manifestanti, sono arrivati anche il vicesindaco Rino Mangini, l'assessore al Bilancio, Domenico Nacci e l'assessore alle attività produttive e artigianali Marianna Legista. «Abbiamo ascoltato le giuste e condivisibili recriminazioni dei parrucchieri, dei barbieri e degli estetisti, e ci siamo impegnati a produrre una nota a livello istituzionale, indirizzata alla Regione e all'ANCI, in cui rassegniamo alcune considerazioni che condividiamo: il fallimento della zona rossa, l'iniquità di trattamento rispetto a queste attività professionali» ha affermato Rino Mangini «vogliamo dare un supporto istituzionale a questa protesta. Come Comune stiamo appostando in bilancio 100000 mila euro di fondi per un bando di contribuzione a fondo perduto da destinare alle attività chiuse dal dpcm del 2 marzo 2021. Questi i nostri impegni».
«Quello che chiediamo al governatore Emiliano è di intervenire e di concederci di aprire in sicurezza come accaduto in Abruzzo – continua Angela – basterebbe poi vaccinare i lavoratori del settore per scongiurare altri possibili contagi. Se si vuole, la situazione si può migliorare, ma ci deve essere reale volontà, altrimenti finiremo presto tutti per strada, com'è già capitato a molti»
«Non riusciamo davvero a capire il motivo per cui le nostre attività siano state chiuse – si chiede Angela, che con la sorella Giulia gestisce un salone per signore in centro – Lavoriamo con un rapporto cliente/operatore di 1 a 1 e solo su appuntamento. Nelle nostre attività è impossibile creare alcun tipo di assembramento, eppure siamo stati trattati come untori da chi prende le decisioni in questo paese. Salvo poi essere smentito clamorosamente dai fatti, visto che, nonostante ci abbiano impedito di portare il pane a casa, la curva dei contagi ha continuato a salire in maniera vertiginosa. È evidente che non eravamo noi la causa».
In piazza, oltre alle forze dell'ordine inviate per controllare la manifestazione, opportunamente comunicata dai manifestanti, sono arrivati anche il vicesindaco Rino Mangini, l'assessore al Bilancio, Domenico Nacci e l'assessore alle attività produttive e artigianali Marianna Legista. «Abbiamo ascoltato le giuste e condivisibili recriminazioni dei parrucchieri, dei barbieri e degli estetisti, e ci siamo impegnati a produrre una nota a livello istituzionale, indirizzata alla Regione e all'ANCI, in cui rassegniamo alcune considerazioni che condividiamo: il fallimento della zona rossa, l'iniquità di trattamento rispetto a queste attività professionali» ha affermato Rino Mangini «vogliamo dare un supporto istituzionale a questa protesta. Come Comune stiamo appostando in bilancio 100000 mila euro di fondi per un bando di contribuzione a fondo perduto da destinare alle attività chiuse dal dpcm del 2 marzo 2021. Questi i nostri impegni».
«Quello che chiediamo al governatore Emiliano è di intervenire e di concederci di aprire in sicurezza come accaduto in Abruzzo – continua Angela – basterebbe poi vaccinare i lavoratori del settore per scongiurare altri possibili contagi. Se si vuole, la situazione si può migliorare, ma ci deve essere reale volontà, altrimenti finiremo presto tutti per strada, com'è già capitato a molti»