"Pensare come Medea", la classicista Bianca Sorrentino presenta il suo ultimo saggio

L'incontro si terrà il 16 novembre, alle ore 11, nella sede di Primo piano a Bitonto

venerdì 15 novembre 2024
"Pensare come Medea. Cosa ci insegnano le donne del mito sulla nostra vita", è il titolo dell'ultimo saggio di Bianca Sorrentino, studiosa del mondo classico, attenta interprete del rapporto tra il mito e le arti contemporanee, nonché curatrice di importanti cicli sulla poesia. Edito per ilSaggiatore (2024, pp. 266), il volume sarà presentato sabato 16 novembre, alle ore 11.00, nella redazione di Primo Piano a Bitonto (via XXIV Maggio, 14). Dialogherà con l'autrice, Pier Girolamo Larovere, vicedirettore del quotidiano online e docente di lettere classiche.

L'incontro sarà un'occasione preziosa e feconda per far interagire tra loro la riflessione sulle più (e meno) celebri figure femminili narrate dai miti greci e latini, presentate nel libro mediante una galleria di madri, donne, figlie e sorelle, muse, donne di potere e donne rivoluzionarie capaci di contemplare dentro di sé una complessità che non permette di liquidarle in maniera approssimativa né appiattirle su vaghe generalizzazioni, e le tante, attuali inquietudini e contraddizioni in cui noi, uomini e donne d'oggi, ci sentiamo imprigionati, ma anche gli slanci e i desideri che riempiono di significato le nostre esistenze.

In altri termini, l'antico che incontra il presente. Un antico tutt'altro che inteso come "teca oracolare" e "modello imperituro" da venerare come un feticcio, ma riletto attraverso una chiave interpretativa sorprendente e accattivante per qualsiasi lettore, anche quello non "addetto ai lavori". Pensare come Medea significa allora sviluppare un altro tipo di sguardo sul mito, che ci consenta di inquadrare non solo gli inciampi, ma anche i voli di quante, come lei, hanno osato oltrepassare i limiti in cui la condizione di donna le confinava. Seguendo le orme di queste creature ribelli, ci accorgeremo di quanti stereotipi affliggano ancora oggi la nostra prospettiva, per esempio quando riduciamo una figura femminile alla sua funzione, anziché cogliere le variegate sfumature della sua identità" (Introduzione, p. 13).