Piogge torrenziali, gelate e xylella si abbattono sulle coltivazioni
CNO: «Produzione olearia dimezzata. Servono misure urgenti»
sabato 16 giugno 2018
12.52
Non solo la xylella e i danni della gelata di inizio anno: con le piogge torrenziali di questi giorni le coltivazioni sembrano aver subito il colpo di grazia e a pagarne maggiormente le spese sono proprio le regioni meridionali di Lazio e Puglia, in particolare in una delle zone più produttive d'Italia, il lembo di terra compreso tra le province di Bari e Bat.
In base a questi dati il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori stima il dimezzamento della produzione nella campagna olearia 2018/2019, a cui si aggiunge la mancata commercializzazione e la riduzione delle giornate lavorative, per un danno complessivo intorno al miliardo di euro sull'intero territorio nazionale.
«È un dramma nazionale, una vera e propria sciagura per l'olivicoltura italiana che rischia di ripercuotersi non solo per la stagione che verrà, ma anche per quelle successive», ha sottolineato il Presidente del CNO, Gennaro Sicolo, che ha chiesto al Governo misure urgenti e «la possibilità di concedere una deroga per l'anno in corso ai limiti previsti recentemente per il riconoscimento delle Organizzazioni di Produttori in funzione del periodo di emergenza nel quale ci troviamo».
Una serie di difficoltà ambientali che si somma a una situazione economico-commerciale internazionale che di certo non premia la produzione italiana e pugliese in particolare. Come emerso dalla tavola rotonda "+Europa, Valore, Opportunità", organizzata dal Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, in corso di svolgimento a Viterbo.
A preoccupare è essenzialmente l'eccessiva instabilità dei prezzi sul mercato, che sembrano viaggiare sulle montagne russe. «A maggio 2016 – spiegano dal CNO - la quotazione media di un quintale di olio extravergine d'oliva era di 356 euro, nello stesso mese del 2017 era di 605 euro, mentre a maggio 2018 è tornata a 407 euro. Un'azienda media con 10 ettari di oliveto, in pratica, vendendo l'intera propria produzione annuale di olio a maggio 2017 avrebbe incassato 36mila euro, mentre la stessa produzione quest'anno avrebbe garantito 25mila euro, cioè 11mila euro in meno».
Onde evitare l'abbandono dei campi per l'inevitabile mancanza di ricambio generazionale, il CNO ha chiesto al Ministero l'apertura di un tavolo di lavoro per la filiera dell'olio di oliva per mettere in campo una progettualità costruttiva sulla base delle esigenze reali del settore.
«Gli orientamenti della Commissione Ue sulla riforma Pac non danno alcuna risposta al problema della eccessiva volatilità delle quotazioni - ha detto il presidente Sicolo -chiediamo l'attivazione di misure di mercato all'altezza e proponiamo di valutare, così come avviene negli Stati Uniti, politiche tali da stabilizzare i redditi degli agricoltori, magari ricorrendo a cosiddetti aiuti anticiclici». Sul tavolo della concertazione sarà portato anche il nodo dei pagamenti diretti della Pac. «Un'azienda olivicola specializzata – spiega Sicolo - rischia di perdere anche oltre il 50% dei contributi annuali incassati, per effetto delle nuove regole che la Commissione Ue intende applicare dal 2021».
In base a questi dati il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori stima il dimezzamento della produzione nella campagna olearia 2018/2019, a cui si aggiunge la mancata commercializzazione e la riduzione delle giornate lavorative, per un danno complessivo intorno al miliardo di euro sull'intero territorio nazionale.
«È un dramma nazionale, una vera e propria sciagura per l'olivicoltura italiana che rischia di ripercuotersi non solo per la stagione che verrà, ma anche per quelle successive», ha sottolineato il Presidente del CNO, Gennaro Sicolo, che ha chiesto al Governo misure urgenti e «la possibilità di concedere una deroga per l'anno in corso ai limiti previsti recentemente per il riconoscimento delle Organizzazioni di Produttori in funzione del periodo di emergenza nel quale ci troviamo».
Una serie di difficoltà ambientali che si somma a una situazione economico-commerciale internazionale che di certo non premia la produzione italiana e pugliese in particolare. Come emerso dalla tavola rotonda "+Europa, Valore, Opportunità", organizzata dal Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, in corso di svolgimento a Viterbo.
A preoccupare è essenzialmente l'eccessiva instabilità dei prezzi sul mercato, che sembrano viaggiare sulle montagne russe. «A maggio 2016 – spiegano dal CNO - la quotazione media di un quintale di olio extravergine d'oliva era di 356 euro, nello stesso mese del 2017 era di 605 euro, mentre a maggio 2018 è tornata a 407 euro. Un'azienda media con 10 ettari di oliveto, in pratica, vendendo l'intera propria produzione annuale di olio a maggio 2017 avrebbe incassato 36mila euro, mentre la stessa produzione quest'anno avrebbe garantito 25mila euro, cioè 11mila euro in meno».
Onde evitare l'abbandono dei campi per l'inevitabile mancanza di ricambio generazionale, il CNO ha chiesto al Ministero l'apertura di un tavolo di lavoro per la filiera dell'olio di oliva per mettere in campo una progettualità costruttiva sulla base delle esigenze reali del settore.
«Gli orientamenti della Commissione Ue sulla riforma Pac non danno alcuna risposta al problema della eccessiva volatilità delle quotazioni - ha detto il presidente Sicolo -chiediamo l'attivazione di misure di mercato all'altezza e proponiamo di valutare, così come avviene negli Stati Uniti, politiche tali da stabilizzare i redditi degli agricoltori, magari ricorrendo a cosiddetti aiuti anticiclici». Sul tavolo della concertazione sarà portato anche il nodo dei pagamenti diretti della Pac. «Un'azienda olivicola specializzata – spiega Sicolo - rischia di perdere anche oltre il 50% dei contributi annuali incassati, per effetto delle nuove regole che la Commissione Ue intende applicare dal 2021».