Ponte SP 231, il centrodestra di Bitonto interroga l'amministrazione
Un comunicato per esprimere le perplessità sull'operato della Giunta
domenica 2 aprile 2023
I consiglieri comunali di centrodestra Domenico Damascelli, Francesco Toscano, Carmela Rossiello, Ivan Lorusso di Fratelli d'Italia e Onofrio Altamura di Patto Comune, interrogano la Giunta comunale per sapere quale sarà il destino del ponte sulla Strada provinciale 231 per Terlizzi, ad incrocio con la Poligonale. Un'opera cruciale per la mobilità cittadina, che rischia di diventare un triste monumento all'italico spreco, e che, comunque, già è balzata mestamente agli onori della cronaca nazionale, visti i numerosi articoli di giornale e i servizi televisivi, compreso quello di "Striscia la notizia", celebre tg satirico di Canale 5.
Dunque, sulla S.P. 231 (ex statale 98), nel tratto fra Bitonto e Terlizzi che incrocia la Poligonale di Bitonto (S.P. 218), da quasi dieci anni è stato avviato il cantiere per la realizzazione di un ponte per collegare le strade provinciali 231 e 218, al fine di evitare che enormi flussi di veicoli passino per il centro urbano e per superare i binari delle Ferrovie Nord Barese. «Si tratta di una infrastruttura pubblica – rimarcano i rappresentanti dell'opposizione nella massima assise – indispensabile per evitare di intasare il centro città, migliorare la logistica al servizio delle imprese della zona artigianale e permettere agli agricoltori di muoversi nelle varie zone dell'agro bitontino, evitando giri infiniti che li costringono ad attraversare le vie cittadine con mezzi e attrezzature aziendali».
«Ora, i lavori, dopo quasi un decennio, sono ancora incredibilmente incompiuti – si indignano i consiglieri –. Diverse interruzioni iniziali hanno determinato prima rallentamenti e poi il blocco delle attività, la cui durata prevista era di sei mesi: ad ottobre 2013 veniva infatti inaugurato il cantiere e annunciata la consegna, mai avvenuta, dell'opera ad aprile 2014. La lunga interruzione dei lavori rischia di compromettere strutturalmente le costruzioni già realizzate, che potrebbero essere deteriorate e diventare obsolete, inficiando i manufatti parzialmente edificati e pregiudicando il completamento di un'opera pubblica fondamentale e attesa da oltre vent'anni. Non sono stati resi pubblici, qualora ve ne siano, rapporti sullo stato dell'arte del cantiere, che metta nero su bianco le reali motivazioni che hanno causato il blocco dei lavori, le responsabilità di tale grave situazione e le inadempienze che hanno determinato questo pessimo esempio di amministrazione della res pubblica, le condizioni delle strutture presenti».
Oltre al danno, pure la beffa: «Il cantiere bloccato è diventato una discarica a cielo aperto, piena di rifiuti di ogni genere che nessuno si preoccupa di rimuovere e che deturpano le campagne, inquinano l'ambiente, danneggiano il paesaggio e invadono persino la carreggiata».
E le incongruenze si moltiplicano: «Nel 2019 si è tenuto un incontro in Regione – proseguono –, a cui parteciparono Comune e funzionari tecnici della Città Metropolitana di Bari che addebitarono il blocco e la fase di stallo del cantiere al fatto che una ditta con sede fuori regione, facente parte dell'Ati (associazione temporanea d'impresa) era in liquidazione. Dopo oltre un anno, ad ottobre 2020, il dirigente della Città Metropolitana e l'allora sindaco di Bitonto comunicano una nuova versione dei fatti, sino a quel momento mai ipotizzata: annunciano che è addirittura necessaria una riprogettazione, un rifinanziamento e, quindi, un nuovo appalto di un'opera già progettata, già finanziata, già appaltata e con un cantiere già avviato. Parrebbe che sarebbero stati rilevati errori progettuali, ma nonostante ciò sia stata comunque espletata la gara d'appalto, avviando, quindi, inutilmente i lavori poi inevitabilmente bloccati e rischiando di determinare uno sperpero di denaro pubblico».
Eppure, a luglio 2022 il neo sindaco annunciava di aver ricevuto rassicurazioni dal dirigente del servizio competente della Città Metropolitana e che entro il 30 settembre 2022 sarebbe stata pubblicata la nuova gara per l'assegnazione dei lavori di completamento dell'opera, con la riapertura del cantiere entro la fine del 2022.
Dunque, sulla S.P. 231 (ex statale 98), nel tratto fra Bitonto e Terlizzi che incrocia la Poligonale di Bitonto (S.P. 218), da quasi dieci anni è stato avviato il cantiere per la realizzazione di un ponte per collegare le strade provinciali 231 e 218, al fine di evitare che enormi flussi di veicoli passino per il centro urbano e per superare i binari delle Ferrovie Nord Barese. «Si tratta di una infrastruttura pubblica – rimarcano i rappresentanti dell'opposizione nella massima assise – indispensabile per evitare di intasare il centro città, migliorare la logistica al servizio delle imprese della zona artigianale e permettere agli agricoltori di muoversi nelle varie zone dell'agro bitontino, evitando giri infiniti che li costringono ad attraversare le vie cittadine con mezzi e attrezzature aziendali».
«Ora, i lavori, dopo quasi un decennio, sono ancora incredibilmente incompiuti – si indignano i consiglieri –. Diverse interruzioni iniziali hanno determinato prima rallentamenti e poi il blocco delle attività, la cui durata prevista era di sei mesi: ad ottobre 2013 veniva infatti inaugurato il cantiere e annunciata la consegna, mai avvenuta, dell'opera ad aprile 2014. La lunga interruzione dei lavori rischia di compromettere strutturalmente le costruzioni già realizzate, che potrebbero essere deteriorate e diventare obsolete, inficiando i manufatti parzialmente edificati e pregiudicando il completamento di un'opera pubblica fondamentale e attesa da oltre vent'anni. Non sono stati resi pubblici, qualora ve ne siano, rapporti sullo stato dell'arte del cantiere, che metta nero su bianco le reali motivazioni che hanno causato il blocco dei lavori, le responsabilità di tale grave situazione e le inadempienze che hanno determinato questo pessimo esempio di amministrazione della res pubblica, le condizioni delle strutture presenti».
Oltre al danno, pure la beffa: «Il cantiere bloccato è diventato una discarica a cielo aperto, piena di rifiuti di ogni genere che nessuno si preoccupa di rimuovere e che deturpano le campagne, inquinano l'ambiente, danneggiano il paesaggio e invadono persino la carreggiata».
E le incongruenze si moltiplicano: «Nel 2019 si è tenuto un incontro in Regione – proseguono –, a cui parteciparono Comune e funzionari tecnici della Città Metropolitana di Bari che addebitarono il blocco e la fase di stallo del cantiere al fatto che una ditta con sede fuori regione, facente parte dell'Ati (associazione temporanea d'impresa) era in liquidazione. Dopo oltre un anno, ad ottobre 2020, il dirigente della Città Metropolitana e l'allora sindaco di Bitonto comunicano una nuova versione dei fatti, sino a quel momento mai ipotizzata: annunciano che è addirittura necessaria una riprogettazione, un rifinanziamento e, quindi, un nuovo appalto di un'opera già progettata, già finanziata, già appaltata e con un cantiere già avviato. Parrebbe che sarebbero stati rilevati errori progettuali, ma nonostante ciò sia stata comunque espletata la gara d'appalto, avviando, quindi, inutilmente i lavori poi inevitabilmente bloccati e rischiando di determinare uno sperpero di denaro pubblico».
Eppure, a luglio 2022 il neo sindaco annunciava di aver ricevuto rassicurazioni dal dirigente del servizio competente della Città Metropolitana e che entro il 30 settembre 2022 sarebbe stata pubblicata la nuova gara per l'assegnazione dei lavori di completamento dell'opera, con la riapertura del cantiere entro la fine del 2022.