Preso Conte: fu il mandante dell'agguato in cui morì la Tarantino
Ordinò l'agguato a Casadibari in cui morì l'anziana passante: «Disse ai suoi uomini, sparate a chi capita»
domenica 27 maggio 2018
13.07
È finita a Giovinazzo la latitanza di Domenico Conte, rintracciato in una villetta di un residence sul mar Adriatico. Lo cercavano nei paraggi di Bitonto e là l'hanno trovato il capo dell'omonimo clan del paese. In fuga ma senza muoversi più di tanto, sempre attaccato alle sue radici.
Era con la convivente incinta e la figlia di 6 anni. La sua faccia era più magra di quella fotografata nell'ultima foto con scritto il giorno, il mese e l'anno dell'inizio della sua clandestinità: 20 aprile 2018. L'uomo, 48enne, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Giovanni Anglana su richiesta dei sostituti procuratori Marco D'Agostino e Ettore Cardinali, è accusato di essere il mandante dell'omicidio di Anna Rosa Tarantino.
L'84enne fu uccisa per errore a Bitonto il 30 dicembre scorso durante un regolamento di conti tra bande rivali. Durante l'agguato, compiuto con colpi di armi da fuoco, rimase ferito Giuseppe Casadibari, esponente del clan rivale Cipriano, contrapposto a quello dei Conte e ritenuto il vero obiettivo dei killer. E dunque Conte risponde anche del tentativo di omicidio del 21enne, poi divenuto collaboratore di giustizia.
La Tarantino incrociò la fuga del pusher Casadibari, inseguito da due sicari armati, e fu uccisa con due dei 17 colpi di pistola sparati nei vicoli del centro storico di Bitonto. Vittima innocente della "guerra" in atto tra i due clan rivali, Conte e Cipriano, l'anziana sarta finì per errore sulla traiettoria di quei proiettili, nell'ultimo dei quattro agguati compiuti quella mattina, il 30 dicembre scorso, in una sorta di "botta e risposta" tra gruppi criminali.
All'origine dello scontro c'era la gestione delle piazze di spaccio al minuto di sostanze stupefacenti e il tradimento di alcuni sodali passati al clan rivale. Cosimo Liso (ex Cipriano passato con i Conte) aveva iniziato a spacciare nella piazza di spaccio dei rivali, nel centro storico, e per questo gli era stato intimato di abbandonare la propria abitazione.
All'indomani mattina, il 30 dicembre, la sua reazione, con alcuni colpi di pistola sparati su un portone a Porta Robustina, piazza di spaccio nella città vecchia del clan Cipriano, quindi la risposta con due spedizioni punitive: una a casa di Liso, sfondando il portone d'ingresso, l'altra in via Pertini, alla periferia di Bitonto, con 31 colpi sparati sul portone della palazzina dove ha sede la piazza di spaccio controllata da clan Conte.
I Conte aspettarono solo dieci minuti: due uomini con i volti coperti, Michele Sabba e Rocco Papaleo, su ordine del boss di «sparare a chiunque fosse capitato a tiro», cercarono un bersaglio, uno qualunque del clan rivale, e inseguendo uno spacciatore, per eliminarlo, uccisero la signora Tarantino. Dal 17 marzo ad oggi per i quattro agguati di quella tragica mattina sono state arrestate 9 persone.
Oggi la chiusura del cerchio. Anche l'ultimo, di sicuro il più importante, è stato fatto prigioniero. Il capoclan è stato infatti rintracciato stamane dagli uomini della Questura di Bari e del Comando Provinciale dei Carabinieri, con la collaborazione del personale del Commissariato di P.S. di Bitonto, dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta e della Stazione di Bitonto, a Giovinazzo dove è stato localizzato, in base ad attività tecniche.
Si era riparato in una villetta di un noto residence rivierasco, è andata così per tanto tempo. Fino a quando qualcuno ha deciso che bisognava stanarlo. E proprio quel residence, che sorge sulla ex strada statale Adriatica che conduce a Santo Spirito, è divenuto questa mattina, alle primissime luci dell'alba, il «teatro delle operazioni» della cattura. Come in un war game.
Gli sbirri più bravi ed esperti della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri da una parte e Domenico Conte, conosciuto negli ambienti criminali con l'alias di "Mimm u negr", dall'altra. Un gioco a distanza durato 37 giorni.
Era con la convivente incinta e la figlia di 6 anni. La sua faccia era più magra di quella fotografata nell'ultima foto con scritto il giorno, il mese e l'anno dell'inizio della sua clandestinità: 20 aprile 2018. L'uomo, 48enne, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Giovanni Anglana su richiesta dei sostituti procuratori Marco D'Agostino e Ettore Cardinali, è accusato di essere il mandante dell'omicidio di Anna Rosa Tarantino.
L'84enne fu uccisa per errore a Bitonto il 30 dicembre scorso durante un regolamento di conti tra bande rivali. Durante l'agguato, compiuto con colpi di armi da fuoco, rimase ferito Giuseppe Casadibari, esponente del clan rivale Cipriano, contrapposto a quello dei Conte e ritenuto il vero obiettivo dei killer. E dunque Conte risponde anche del tentativo di omicidio del 21enne, poi divenuto collaboratore di giustizia.
La Tarantino incrociò la fuga del pusher Casadibari, inseguito da due sicari armati, e fu uccisa con due dei 17 colpi di pistola sparati nei vicoli del centro storico di Bitonto. Vittima innocente della "guerra" in atto tra i due clan rivali, Conte e Cipriano, l'anziana sarta finì per errore sulla traiettoria di quei proiettili, nell'ultimo dei quattro agguati compiuti quella mattina, il 30 dicembre scorso, in una sorta di "botta e risposta" tra gruppi criminali.
All'origine dello scontro c'era la gestione delle piazze di spaccio al minuto di sostanze stupefacenti e il tradimento di alcuni sodali passati al clan rivale. Cosimo Liso (ex Cipriano passato con i Conte) aveva iniziato a spacciare nella piazza di spaccio dei rivali, nel centro storico, e per questo gli era stato intimato di abbandonare la propria abitazione.
All'indomani mattina, il 30 dicembre, la sua reazione, con alcuni colpi di pistola sparati su un portone a Porta Robustina, piazza di spaccio nella città vecchia del clan Cipriano, quindi la risposta con due spedizioni punitive: una a casa di Liso, sfondando il portone d'ingresso, l'altra in via Pertini, alla periferia di Bitonto, con 31 colpi sparati sul portone della palazzina dove ha sede la piazza di spaccio controllata da clan Conte.
I Conte aspettarono solo dieci minuti: due uomini con i volti coperti, Michele Sabba e Rocco Papaleo, su ordine del boss di «sparare a chiunque fosse capitato a tiro», cercarono un bersaglio, uno qualunque del clan rivale, e inseguendo uno spacciatore, per eliminarlo, uccisero la signora Tarantino. Dal 17 marzo ad oggi per i quattro agguati di quella tragica mattina sono state arrestate 9 persone.
Oggi la chiusura del cerchio. Anche l'ultimo, di sicuro il più importante, è stato fatto prigioniero. Il capoclan è stato infatti rintracciato stamane dagli uomini della Questura di Bari e del Comando Provinciale dei Carabinieri, con la collaborazione del personale del Commissariato di P.S. di Bitonto, dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta e della Stazione di Bitonto, a Giovinazzo dove è stato localizzato, in base ad attività tecniche.
Si era riparato in una villetta di un noto residence rivierasco, è andata così per tanto tempo. Fino a quando qualcuno ha deciso che bisognava stanarlo. E proprio quel residence, che sorge sulla ex strada statale Adriatica che conduce a Santo Spirito, è divenuto questa mattina, alle primissime luci dell'alba, il «teatro delle operazioni» della cattura. Come in un war game.
Gli sbirri più bravi ed esperti della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri da una parte e Domenico Conte, conosciuto negli ambienti criminali con l'alias di "Mimm u negr", dall'altra. Un gioco a distanza durato 37 giorni.