Ragazzo pestato a Palese, il padre: «Il bullismo uccide»

Il consigliere regionale Damascelli (FI) chiede di «assicurare i responsabili alla giustizia»

venerdì 14 giugno 2019 8.43
«Volevano decidere chi poteva fare il bagno su quella spiaggia e chi no e mio figlio, che era bitontino, non poteva, per questo lo hanno pestato». Inizia così il racconto del padre del ragazzino picchiato a Palese da una babygang che lo ha riempito di botte solo per il paese di provenienza, durante l'intervista rilasciata alla Rai per il TGR Puglia per invitare i genitori a una maggiore attenzione ai ragazzi per evitare che diventino dei bulli.
Il 15enne, oltre a lividi e tumefazioni, ha riportato la perdita, si spera momentanea, del 60% dell'udito.

«Adesso è impaurito, è insicuro – prosegue il racconto del papà – il sostegno di istituzioni e gente comune l'ha certamente molto sollevato, ma è certamente provato. Ai ragazzi non vorrei dire niente, certo c'è la rabbia, ma a mente fredda non posso non riflettere sul fatto che anche loro sono ragazzi: il problema è l'educazione che hanno ricevuto. Perchè nessuno ha spiegato loro che il bullismo è pericoloso, che il bullismo uccide».

Mentre proseguono le indagini dei Carabinieri per risalire ai responsabili, anche attraverso una telecamera di videosorveglianza che avrebbe ripreso ogni fase dell'aggressione, anche il consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, ha voluto esprimere solidarietà al ragazzo e alla sua famiglia.
«No. Proprio non ci sto – ha detto il forzista commentando la vicenda - il pestaggio di un ragazzo in spiaggia a Palese, perché "bitontino", mi indigna. Come mi indignano tutte le forme di violenza, che rivelano solo la viltà di chi le esercita. Sono preoccupato perché questo mondo, che consegneremo ai nostri figli, è diventato una giungla. Mi unisco all'appello del padre: chi sa, parli per aiutare gli investigatori ad inchiodare i responsabili e assicurarli alla giustizia. Come rappresentanti delle istituzioni, dobbiamo condannare con forza episodi tanto gravi, ma non basta: serve un'azione educativa forte, che dia ai giovani quegli strumenti che li aiutino a diventare persone responsabili e a recuperare i valori fondamentali della civile convivenza. Al ragazzo aggredito e alla sua famiglia va la mia più sincera solidarietà e vicinanza».