Restituito il patrimonio al pregiudicato Vincenzo Cozzella
Nel 2013 fa la confisca di immobili e auto di lusso. Ma la Corte di Cassazione ribalta il verdetto
lunedì 5 marzo 2018
20.49
20 immobili, tra cui due appartamenti nel centro di Bitonto, una ditta individuale, numerosissime auto oltre a mezzi agricoli e industriali, conti correnti con saldi positivi per centinaia di migliaia di euro sono stati restituiti in maniera definitiva al legittimo proprietario, il 63enne bitontino Vincenzo Cozzella.
A darne notizia, in un articolo del giornalista Luca Natile qui riportato fedelmente, il quotidiano pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno. Un patrimonio che ammonterebbe a circa 5 milioni di euro che a gennaio del 2013 era stato sottoposto a sequestro anticipato in ragione della legge antimafia.
Un provvedimento che il Tribunale di Bari, quello stesso anno, trasformò in confisca dichiarando l'illiceità dell'intero patrimonio acquisito negli anni dall'uomo, già noto alle forze dell'ordine, e dal suo nucleo familiare che non erano stati in grado - secondo i magistrati - di dimostrare la lecita provenienza dei soldi utilizzati per comprare case, auto e aziende.
La pensò alla stessa maniera la Corte d'Appello di Bari che nel 215 rigettò l'impugnazione proposta dall'uomo. Avverso tale provvedimento ha proposto ricorso per Cassazione l'avvocato Massimo Roberto Chiusolo, legale del 63enne. I giudici romani della prima sezione, accogliendo il ricorso, hanno disposto l'annullamento del decreto della Corte d'Appello di Bari, trasmettendo gli atti agli stessi magistrati per un nuovo giudizio.
La quarta sezione penale della Corte d'Appello di Bari ha disposto quindi l'integrale restituzione di tutti i beni al pregiudicato di Bitonto e ai suoi familiari, ritenendo l'insussistenza dei presupposti di legge per la confisca. Avverso tale ultima decisione ha proposto ricorso per Cassazione la Procura Generale di Bari, sollecitando nuovamente il sequestro dei beni in danno del 63enne.
Ma anche questa volta i giudici hanno dato ragione all'intestatario dei beni. La quinta sezione penale della Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso della Procura Generale, ha posto la parola fine alla vicenda.
A darne notizia, in un articolo del giornalista Luca Natile qui riportato fedelmente, il quotidiano pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno. Un patrimonio che ammonterebbe a circa 5 milioni di euro che a gennaio del 2013 era stato sottoposto a sequestro anticipato in ragione della legge antimafia.
Un provvedimento che il Tribunale di Bari, quello stesso anno, trasformò in confisca dichiarando l'illiceità dell'intero patrimonio acquisito negli anni dall'uomo, già noto alle forze dell'ordine, e dal suo nucleo familiare che non erano stati in grado - secondo i magistrati - di dimostrare la lecita provenienza dei soldi utilizzati per comprare case, auto e aziende.
La pensò alla stessa maniera la Corte d'Appello di Bari che nel 215 rigettò l'impugnazione proposta dall'uomo. Avverso tale provvedimento ha proposto ricorso per Cassazione l'avvocato Massimo Roberto Chiusolo, legale del 63enne. I giudici romani della prima sezione, accogliendo il ricorso, hanno disposto l'annullamento del decreto della Corte d'Appello di Bari, trasmettendo gli atti agli stessi magistrati per un nuovo giudizio.
La quarta sezione penale della Corte d'Appello di Bari ha disposto quindi l'integrale restituzione di tutti i beni al pregiudicato di Bitonto e ai suoi familiari, ritenendo l'insussistenza dei presupposti di legge per la confisca. Avverso tale ultima decisione ha proposto ricorso per Cassazione la Procura Generale di Bari, sollecitando nuovamente il sequestro dei beni in danno del 63enne.
Ma anche questa volta i giudici hanno dato ragione all'intestatario dei beni. La quinta sezione penale della Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso della Procura Generale, ha posto la parola fine alla vicenda.