Salta la cittadinanza onoraria a Lucano, Carmela Rossiello: «Il modello Riace è solo una favola»

Il consigliere comunale di Forza Italia boccia anche la mozione di solidarietà al sindaco calabrese

giovedì 13 dicembre 2018 12.43
«Il modello Riace? Solo una "favola", smontata pezzo per pezzo dai giudici del Riesame di Reggio Calabria nelle motivazioni della sentenza con cui hanno revocato gli arresti domiciliari per il sindaco Mimmo Lucano, imponendogli il divieto di dimora nel suo paese». Con queste parole il consigliere comunale di Forza Italia, Carmela Rossiello, ha motivato il suo voto contrario alla mozione di solidarietà al Comune di Riace che lunedì è stata portata in consiglio comunale a Bitonto. «E a maggior ragione mi sono opposta al conferimento della cittadinanza onoraria bitontina a Lucano – ha aggiunto la Rossiello - su cui la maggioranza poi ha fatto marcia indietro».

Sulla stessa frequenza anche il circolo bitontino Fi: «Ribadiamo il nostro garantismo: per noi Lucano sarà colpevole, o innocente, solo dopo il terzo grado di giudizio. Ma non capiamo per quale ragione il Comune di Bitonto debba schierarsi e prendere una posizione pro Lucano e contro la magistratura. Le motivazioni del Tribunale del Riesame, pubblicate qualche giorno fa, aggravano il quadro accusatorio nei confronti del sindaco di Riace, contestandogli di aver violato le leggi dello Stato per tornaconto personale e politico. Oltre a dover rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti, Lucano è accusato di aver speculato nell'accoglienza dei migranti a cui ha dato asilo a Riace. Secondo i giudici, "Lucano non può gestire la cosa pubblica né denaro pubblico, e in nome di principi umanitari e di diritti costituzionalmente garantiti, avrebbe violato la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti". E noi dovremmo prendere ad esempio il suo "modello Riace"?».

Secondo la Rossiello, «sono macigni, queste motivazioni. Ma c'è di più: Mimmo Lucano è accusato di aver cercato un tornaconto politico elettorale e di aver fatto la conta dei voti "che gli sarebbero derivati dalle persone impiegate presso le associazioni destinatarie di borse lavoro e prestazioni occasionali; persone, molte delle quali, inutili a fini lavorativi o addirittura non espletanti l'incarico loro affidato, sovrabbondanti rispetto ai bisogni, eppure assunte o remunerate anche in via occasionale per il ritorno politico elettorale". Non sono accuse da poco. E allora che senso ha una mozione di solidarietà? Ci sembra solo una presa di posizione ideologica, una trovata faziosa e senza senso».

«Ribadiamo la nostra ferma contrarietà – hanno concluso gli attivisti della sede locale di FI - ad un provvedimento non necessario, utile solo a dare visibilità all'egocentrismo politico e ideologico di chi ci amministra. Il Comune è un'istituzione al servizio dei cittadini, non dei partiti. Deve rappresentare tutta la comunità e non una parte di essa. È scorretto sfruttare la casa di tutti i bitontini per attività propagandistiche».