«Sei tu l'ispettore?». Bambina riconosce l'eroe che l'ha salvata dall'orco in casa
Emozione per un poliziotto bitontino: «Sono fortunato: faccio un lavoro straordinario»
martedì 12 marzo 2019
8.51
L'incontro più bello, nel posto più "normale" del mondo: un supermercato. È qui che la vittima di una lunga violenza in famiglia ha ritrovato il suo "eroe", che ha portato via dalla sua casa "l'orco" che per tanto tempo aveva fatto vivere nel terrore lei e la madre. Un eroe tutto bitontino, visto che si tratta dell'ispettore di Polizia Vincenzo D'acciò, da un po' di tempo responsabile del posto fisso di polizia dell'ospedale di Perugia, dopo una vita passata a girare le questure di tutto il Paese.
«Ero nel solito supermercato, perso tra le corsie, intento a cercare invano un prodotto sullo scaffale – racconta D'Acciò, che è anche un amante della scrittura e della poesia, con due raccolte già pubblicate - ad un tratto mi sento osservato, giro la testa verso sinistra e in fondo alla corsia vedo una bambina, avrà avuto una decina di anni, che mi fissa e sorride. Incuriosito ricambio il sorriso e penso che magari mi ha confuso con qualcun altro, la bambina va via ed io riprendo la vana ricerca di quello che mi serve sullo scaffale».
«Ad un tratto la bambina è vicina a me – continua il racconto - mi guarda e mi sorride timidamente. Cerco di focalizzare il suo viso, cerco di ricordare dove ho incontrato quel viso che pian piano scava nella memoria. Ad un tratto mentre ci guardiamo lei mi chiede: "Sei tu l'ispettore? Sono stata con te quando avete portato via di casa quell'uomo cattivo amico della mamma!". Bang. Adesso adesso tutto è chiaro è passato del tempo quasi due anni ma ricordo l'accaduto».
«La bambina continua a sorridermi - si legge ancora nella testimonianza che il poliziotto di Bitonto ha rassegnato ai social - avrei voluto abbracciarla ma l'unica cosa che sono riuscito a fare è allungare il braccio e accarezzarle la testina. Mi guardo istintivamente attorno ed ecco, vedo la mamma che ad inizio corsia mi sorride e ricambia il saluto e da lontano mi dice: "Parla spesso di lei". Guardo la bambina che continua a sorridermi, le chiedo se va tutto bene, mi risponde "Adesso si". Le accarezzo nuovamente il capo visibilmente bloccato come un cretino, forse lei capisce e mi saluta con un dolcissimo ciao, ricambio e aspetto che si allontani, guardo la mamma la saluto con un cenno della mano, lei ricambia e va via. Resto immobile, sono bloccato emotivamente, un brivido mi attraversa, un misto di gioia, amarezza, felicità, non so, ma è stato bello. Tanti pensieri nella testa, ma una considerazione su tutte: nel bene o nel male sono fortunato, faccio un lavoro straordinario pieno di brutture e disperazione, ma che ogni tanto mi permette anche di rendere felice una bambina».
«Ero nel solito supermercato, perso tra le corsie, intento a cercare invano un prodotto sullo scaffale – racconta D'Acciò, che è anche un amante della scrittura e della poesia, con due raccolte già pubblicate - ad un tratto mi sento osservato, giro la testa verso sinistra e in fondo alla corsia vedo una bambina, avrà avuto una decina di anni, che mi fissa e sorride. Incuriosito ricambio il sorriso e penso che magari mi ha confuso con qualcun altro, la bambina va via ed io riprendo la vana ricerca di quello che mi serve sullo scaffale».
«Ad un tratto la bambina è vicina a me – continua il racconto - mi guarda e mi sorride timidamente. Cerco di focalizzare il suo viso, cerco di ricordare dove ho incontrato quel viso che pian piano scava nella memoria. Ad un tratto mentre ci guardiamo lei mi chiede: "Sei tu l'ispettore? Sono stata con te quando avete portato via di casa quell'uomo cattivo amico della mamma!". Bang. Adesso adesso tutto è chiaro è passato del tempo quasi due anni ma ricordo l'accaduto».
«La bambina continua a sorridermi - si legge ancora nella testimonianza che il poliziotto di Bitonto ha rassegnato ai social - avrei voluto abbracciarla ma l'unica cosa che sono riuscito a fare è allungare il braccio e accarezzarle la testina. Mi guardo istintivamente attorno ed ecco, vedo la mamma che ad inizio corsia mi sorride e ricambia il saluto e da lontano mi dice: "Parla spesso di lei". Guardo la bambina che continua a sorridermi, le chiedo se va tutto bene, mi risponde "Adesso si". Le accarezzo nuovamente il capo visibilmente bloccato come un cretino, forse lei capisce e mi saluta con un dolcissimo ciao, ricambio e aspetto che si allontani, guardo la mamma la saluto con un cenno della mano, lei ricambia e va via. Resto immobile, sono bloccato emotivamente, un brivido mi attraversa, un misto di gioia, amarezza, felicità, non so, ma è stato bello. Tanti pensieri nella testa, ma una considerazione su tutte: nel bene o nel male sono fortunato, faccio un lavoro straordinario pieno di brutture e disperazione, ma che ogni tanto mi permette anche di rendere felice una bambina».