Sequestrata una collezione di beni culturali. Il tesoro d'arte nascosto a Bitonto
Operazione di Carabinieri e Finanza: reperti, statue e dipinti scoperti dopo la morte di Girolamo Devanna, il professor "Mino"
giovedì 21 luglio 2022
10.40
Un'importante collezione di beni culturali, costituita da reperti archeologici, statue, dipinti, beni ecclesiastici, archivistici e librari, ritrovati a seguito della morte di Girolamo Devanna, l'ultimo grande mecenate di Bitonto, è stata sequestrata dai Carabinieri e dalla Finanza in un'indagine partita proprio dalla città dell'olio.
La collezione sequestrata da parte dei finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Bitonto e dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari è costituita da 350 reperti archeologici ceramici, in terracotta e in bronzo, di produzione apula risalenti al III-IV sec. avanti Cristo, ulteriori 80 reperti in terracotta, vetro, metallo e avorio, provenienti dal Mediterraneo orientale e risalenti addirittura al secondo millennio avanti Cristo.
Ed ancora: alcuni manoscritti, numerose autentiche di reliquie risalenti al XIX secolo, un antico volume del 1682 dal titolo "Costitutiones synodales bituntinae ecclesiae", dipinti e sculture. Tra le opere rinvenute, una statua lignea del 1300 raffigurante la "Madonna in trono col bambino", capolavoro medievale di autore ignoto, trafugata nel 1977 dalla chiesa di Sant'Egidio Abate di Cerqueto, una frazione di Fano Adriano in provincia di Teramo.
Proprio quest'opera è stata riconosciuta grazie ad un'immagine presente all'interno della "Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti" e a riscontro di una perizia svolta dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari. É stata proprio la consegna della statua - come ultima volontà del professor "Mino", scomparso a 75 anni - da parte degli eredi presso la Tenenza di Bitonto a dare il via alle investigazioni.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno permesso il ritrovamento dell'intera collezione. I militari, guidati dal tenente Vittorio Davide Cristalli, hanno accertato la provenienza illecita dei beni sequestrati e individuato i legittimi proprietari, tra i quali diversi soggetti privati per i dipinti (trafugati fra Roma, Genova e Bologna), la Chiesa (le loro rispettive diocesi) per i beni ecclesiastici e infine lo Stato per i reperti archeologici.
Determinante è stato l'utilizzo della Banca Dati gestita e alimentata dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri nella quale è possibile rinvenire le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare.
La collezione sequestrata da parte dei finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Bitonto e dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari è costituita da 350 reperti archeologici ceramici, in terracotta e in bronzo, di produzione apula risalenti al III-IV sec. avanti Cristo, ulteriori 80 reperti in terracotta, vetro, metallo e avorio, provenienti dal Mediterraneo orientale e risalenti addirittura al secondo millennio avanti Cristo.
Ed ancora: alcuni manoscritti, numerose autentiche di reliquie risalenti al XIX secolo, un antico volume del 1682 dal titolo "Costitutiones synodales bituntinae ecclesiae", dipinti e sculture. Tra le opere rinvenute, una statua lignea del 1300 raffigurante la "Madonna in trono col bambino", capolavoro medievale di autore ignoto, trafugata nel 1977 dalla chiesa di Sant'Egidio Abate di Cerqueto, una frazione di Fano Adriano in provincia di Teramo.
Proprio quest'opera è stata riconosciuta grazie ad un'immagine presente all'interno della "Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti" e a riscontro di una perizia svolta dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari. É stata proprio la consegna della statua - come ultima volontà del professor "Mino", scomparso a 75 anni - da parte degli eredi presso la Tenenza di Bitonto a dare il via alle investigazioni.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno permesso il ritrovamento dell'intera collezione. I militari, guidati dal tenente Vittorio Davide Cristalli, hanno accertato la provenienza illecita dei beni sequestrati e individuato i legittimi proprietari, tra i quali diversi soggetti privati per i dipinti (trafugati fra Roma, Genova e Bologna), la Chiesa (le loro rispettive diocesi) per i beni ecclesiastici e infine lo Stato per i reperti archeologici.
Determinante è stato l'utilizzo della Banca Dati gestita e alimentata dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri nella quale è possibile rinvenire le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare.