Sequestro ulivo infetto: gilet arancioni soddisfatti dopo i chiarimenti del procuratore

Avevano temuto un sostegno alle tesi “antiscientifiche” di lotta alla xylella

sabato 19 gennaio 2019 13.09
Tirano un sospiro di sollievo i gilet arancioni, gli agricoltori meridionali in lotta per il miglioramento delle condizioni di lavoro, dopo i chiarimenti del procuratore Volpe sul sequestro dell'ulivo affetto da xylella disposto dalla sua Procura a Monopoli. Gli attivisti avevano infatti temuto il possibile sostegno, da parte di alcuni esponenti della magistratura locale, delle tesi giudicate "antiscientifiche" dalle principali istituzioni e associazioni di categoria.

«In questi anni – ha detto Onofrio Spagnoletti Zeuli, portavoce dei gilet arancioni - abbiamo assistito inermi all'avanzata del batterio che ha aggredito, partendo da Gallipoli, la Puglia, arrivando a Monopoli. Qui a Monopoli, domenica, abbiamo manifestato pacificamente per dire con forza che non si può più giocare. Qui a Monopoli, domenica, abbiamo ricevuto la notizia del sequestro da parte della Sua Procura dell'albero infetto da xylella ritrovato qualche giorno prima. Il proprietario era pronto a compiere un gesto tanto drammatico quanto necessario, secondo la scienza, per contrastare il batterio: eradicare la pianta. Ma il provvedimento della Sua Procura ha per il momento impedito questo».

«Si sono quindi materializzati – ha continuato Zeuli -con questa decisione tutti i fantasmi che hanno portato la xylella in provincia di Bari. In questi anni, i ricorsi al Tar e gli esposti di molti negazionisti, che pensano di curare la xylella con benedizioni sacerdotali o con corni di letame piantati nelle notti di luna piena, hanno sostanzialmente bloccato le eradicazioni di quanti avrebbero voluto semplicemente seguire la scienza e seguire quanto sia le leggi italiane, sia le normative europee hanno previsto, consentendo al batterio di avanzare».

«Il suo chiarimento, però, ci rasserena – si legge ancora nella nota stampa - e ci fa ben sperare per il futuro. Dalle sue parole, finalmente, sembra che si sia aperta la possibilità di punire chi, attraverso fake news e comportamenti omissivi, ha dato alla xylella la possibilità di avanzare. Le chiediamo di continuare ad approfondire, con la dedizione e la grande professionalità che tutti noi agricoltori Le riconosciamo, i reati perpetrati da chi in questi anni ha diffuso notizie false, si è incatenato davanti ad alberi morti, ha insomma consentito al batterio di avanzare.
Desideriamo solo chiarezza e tempi rapidi».

«Noi agricoltori – conclude la missiva - veri ambientalisti e amanti della terra, non vogliamo che la xylella distrugga i nostri campi e le nostre vite. Per questo sono a chiederLe di accelerare, per quanto possibile, qualsiasi indagine per arrivare in primavera, stagione in cui prolifera la sputacchina, vettore che trasporta il batterio, pronti a combattere seriamente il batterio con tutte le armi che la scienza e la legge ci mette a disposizione. Quella stessa legge che molti non hanno rispettato. Abbiamo fiducia nella Magistratura, abbiamo fiducia in Lei».