Sparatoria di Cesinali, arresti convalidati. I nomi dei bitontini coinvolti
Il 56enne Giuseppe Valentini, uno della banda, ha provato a difendersi: «Nessun assalto a un portavalori, eravamo lì per rubare auto»
giovedì 20 ottobre 2022
6.40
«Nessun assalto a un portavalori, eravamo qui solo per rubare auto. E nessuno di noi ha sparato colpi di pistola nei confronti dei poliziotti», sono state le parole di Giuseppe Valentini, 56enne di Bitonto, uno dei fermati dopo la sparatoria di Cesinali, rilasciate nell'interrogatorio di garanzia al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino, Paolo Cassano.
Valentini, assistito dal legale Massimo Chiusolo, ha collaborato, rispondendo alle domande del giudice. Al termine il gip, che ha ascoltato pure Vincenzo Montereale, 37enne di Bitonto, Valentino Capocchiano, 34enne di Grumo Appula, e Savino Ariostini, 53enne di Cerignola, ha convalidato la misura in carcere, facendo però cadere l'accusa di tentata rapina. «Una mera illazione - secondo il magistrato - in quanto non supportata da alcun elemento di prova, che il gruppo criminale fosse in procinto di assaltare un portavalori dell'istituto Cosmopol».
Restano, in capo agli indagati, le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, detenzione illecita d'arma da fuoco, furto di auto e tentato omicidio. Proseguono, intanto, le indagini di Procura e Polizia per trovare gli altri fuggitivi, scappati dalla Jeep Compass, e gli altri componenti del commando, che era composto da altre tre auto. Per gli agenti, la banda era intenzionata ad assaltare un portavalori, che avrebbe dovuto trasportare contanti e preziosi «dal valore tra i 3 e gli 8 milioni di euro, dall'istituto Cosmopol fino alla Banca d'Italia di Napoli a Salerno».
A partecipare all'operazione paramilitare che sarebbe dovuta avvenire, secondo gli inquirenti, lungo il raccordo autostradale, attraverso utilizzo di armi pesanti come kalashnikov e bombe a mano (le armi non sono state trovate dai poliziotti, indicate però a bordo di un'Alfa Romeo Stelvio, una delle tre vetture riuscita a far perdere le proprie tracce) come avvenuto in simili precedenti, due elementi di spicco di altrettanti veri gruppi organizzati, fra cui il clan Valentini di Bitonto, che avrebbero unito le loro forze per mettere a segno il colpo milionario.
Si tratta di Savino Ariostini, facente parte della società foggiana, uno dei gruppi criminali più feroci e sanguinari della malavita, latitante dal 2020 e che deve scontare una condanna di 15 anni, e Giuseppe Valentini, considerato da 20 anni uno dei boss principali della criminalità del nord di Bari, a capo di un clan che porta il suo stesso cognome, anche se il 56enne di Bitonto è stato quasi sempre assolto dalle pesanti inchieste che lo hanno visto implicato (assolto perché il fatto non sussiste anche dall'accusa di associazione di stampo mafioso).
E assieme a Capocchiano, era stato arrestato qualche anno fa sempre per un assalto a un furgone blindato, poi furono scagionati entrambi. Durante la sparatoria di Cesinali è rimasto ferito a morte uno dei banditi, Giovanni Rinaldi, colpito dai proiettili della Polizia: l'inchiesta sul suo decesso ha portato a indagare cinque poliziotti con l'accusa di omicidio colposo.
Valentini, assistito dal legale Massimo Chiusolo, ha collaborato, rispondendo alle domande del giudice. Al termine il gip, che ha ascoltato pure Vincenzo Montereale, 37enne di Bitonto, Valentino Capocchiano, 34enne di Grumo Appula, e Savino Ariostini, 53enne di Cerignola, ha convalidato la misura in carcere, facendo però cadere l'accusa di tentata rapina. «Una mera illazione - secondo il magistrato - in quanto non supportata da alcun elemento di prova, che il gruppo criminale fosse in procinto di assaltare un portavalori dell'istituto Cosmopol».
Restano, in capo agli indagati, le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, detenzione illecita d'arma da fuoco, furto di auto e tentato omicidio. Proseguono, intanto, le indagini di Procura e Polizia per trovare gli altri fuggitivi, scappati dalla Jeep Compass, e gli altri componenti del commando, che era composto da altre tre auto. Per gli agenti, la banda era intenzionata ad assaltare un portavalori, che avrebbe dovuto trasportare contanti e preziosi «dal valore tra i 3 e gli 8 milioni di euro, dall'istituto Cosmopol fino alla Banca d'Italia di Napoli a Salerno».
A partecipare all'operazione paramilitare che sarebbe dovuta avvenire, secondo gli inquirenti, lungo il raccordo autostradale, attraverso utilizzo di armi pesanti come kalashnikov e bombe a mano (le armi non sono state trovate dai poliziotti, indicate però a bordo di un'Alfa Romeo Stelvio, una delle tre vetture riuscita a far perdere le proprie tracce) come avvenuto in simili precedenti, due elementi di spicco di altrettanti veri gruppi organizzati, fra cui il clan Valentini di Bitonto, che avrebbero unito le loro forze per mettere a segno il colpo milionario.
Si tratta di Savino Ariostini, facente parte della società foggiana, uno dei gruppi criminali più feroci e sanguinari della malavita, latitante dal 2020 e che deve scontare una condanna di 15 anni, e Giuseppe Valentini, considerato da 20 anni uno dei boss principali della criminalità del nord di Bari, a capo di un clan che porta il suo stesso cognome, anche se il 56enne di Bitonto è stato quasi sempre assolto dalle pesanti inchieste che lo hanno visto implicato (assolto perché il fatto non sussiste anche dall'accusa di associazione di stampo mafioso).
E assieme a Capocchiano, era stato arrestato qualche anno fa sempre per un assalto a un furgone blindato, poi furono scagionati entrambi. Durante la sparatoria di Cesinali è rimasto ferito a morte uno dei banditi, Giovanni Rinaldi, colpito dai proiettili della Polizia: l'inchiesta sul suo decesso ha portato a indagare cinque poliziotti con l'accusa di omicidio colposo.