Standing ovation e 5 minuti di applausi a Venezia per il film di Mezzapesa e Sergio Rubini

Alla Biennale il regista bitontino grande protagonista alla prima de ‘Il bene mio’

giovedì 6 settembre 2018 7.47
L'ultimo frame è ancora sullo schermo, la musica finale prende il posto delle parole e ancora prima che partano i titoli di coda la sala è già tutta in piedi per celebrare un film che è "una carezza all'anima".

Grande successo e pubblico in visibilio alla 75esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia per la prima de "Il bene mio" il film con Sergio Rubini del regista bitontino Pippo Mezzapesa proiettato come Evento Speciale alle Giornate degli Autori della Biennale.
La pellicola di Mezzapesa ha letteralmente incantato i tanti spettatori presenti alla proiezione che, al termine del film, si sono alzati in piedi accordando al regista e al cast presenti in sala un lungo applauso durato diversi minuti.

Una grande soddisfazione che ha il sapore del riscatto per tutta una comunità, che dopo il successo – sempre alla Biennale - di un altro promettente regista bitontino, Vito Palmieri, oggi si unisce con orgoglio a questi due figli di una terra tribolata ma estremamente fertile.

Grande entusiasmo anche da parte del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che sul suo profilo facebook ha condiviso il video degli applausi sottolineando le radici - dal regista, a gran parte del cast, alle location - tutte pugliesi di questa produzione. «A Venezia - ha commentato fiero il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio - il trionfo dei nostri figli. Un abbraccio grande come la vostra passione»-

Nel film, prodotto grazie alla collaborazione tra Rai Cinema, Mibac, Apulia Film Commission e Fanfara, recitano anche Sonya Mellah, Teresa Saponangelo, Dino Abbrescia, Francesco De Vito e Michele Sinisi ed è stato girato interamente tra la Puglia e la Campania. Racconta la storia di Elia, interpretato da Sergio Rubini, che si rifiuta di lasciare Provvidenza, il suo paese devastato dal terremoto, come estremo tentativo di recuperare la storia di una comunità dissolta nel trasferimento forzato nei "casermoni" ai piedi della collina. Ma anche per difendere il ricordo della moglie Maria che proprio fra quei ruderi ha perso la vita.