Successo per la prima nazionale di 'Resti in attesa' a Visioni Periferiche
Numeri sempre più incoraggianti per il Festival di Arte e Cinema di Bitonto
martedì 16 luglio 2024
C'è spazio anche per il teatro nel Festival di Arte e Cinema della Città di Bitonto, che per la prima volta, la scorsa settimana ha ospitato la pièce teatrale 'Resti in attesa', una produzione under 30, scritta appositamente per Visioni Periferiche 2024 da Sofia Russotto, per la regia di Michele Eburnea, con la partecipazione di Gaja Masciale, Alberto Penna, Adriano Exacoustos e Flavio D'Antoni.
Ad accogliere lo spettacolo oltre 350 persone che hanno colorato con la loro presenza la Cittadella del Bambino, con interesse ed entusiasmo. Una sala d'attesa e cinque solitudini che si incontrano senza mai incrociarsi, una storia fatta di egoismi e di disagio, ma anche di desiderio di avvicinamento.
I cinque personaggi si affrontano a suon di storie, le loro. L'ingresso su fondo bianco, con maschere animalesche, poi una lotta tutta umana per la conquista di uno spazio, l'unico possibile per quel giorno, nello studio di un fantomatico specialista che però rimane sempre lontano, inafferrabile. Le uniche notizie che i personaggi ricevono dallo studio vengono date attraverso una voce metallica, incolore, che sposta sempre un po' più in là la soddisfazione, la possibilità dell'ascolto. Tanto che alla fine i cinque personaggi decidono di far da sé ed essere gli uni i terapeuti degli altri nel corso di un gioco capzioso, pieno di menzogne e scenate isteriche per dimostrare di essere i più degni, i più bisognosi del tempo dello specialista.
Lo spettacolo ha messo in scena alcuni degli aspetti più significativi dell'uomo post-moderno: invidia, ambizione, menzogna. Oltre all'immancabile egocentrismo, ben simboleggiato dalla camera presente in scena e utilizzata per la sfida finale: "terapia" è il gioco attraverso il quale ognuno di loro si mette a nudo (o perlomeno sembra farlo); la camera mostra a tutti un primissimo piano del "paziente" mentre dialoga con la ragazza zoppa, interpretata proprio dalla sceneggiatrice Sofia Russotto.
Il testo del suo spettacolo, infatti, nasce anche grazie alla suggestione di un episodio realmente accaduto: «per un periodo ho vissuto a Londra. Un giorno ero in metro e una signora dietro di me si è fatta tutta la scala rotolando, perché era inciampata. E nessuno per 20 secondi buoni si è fermato a soccorrerla. Le persone la guardavano e continuavano a camminare. Io mi sono mossa ma ci ho messo un tempo per arrivarci. È indicativo dell'epoca in cui viviamo. Non credo che questa crudeltà sia connaturata all'essere umano. C'è una parte animale in noi che mira alla preda, ma c'è anche tenerezza, solidarietà. Questo è il motore dello spettacolo: voler ritrovare nuovi meccanismi per raccontare questa cosa qui. Ho scelto Michele (Eburnea n.d.a.) come regista perché tengo al suo sguardo» ha affermato durante il dibattito post spettacolo mediato da Nicolò Ventafridda».
«A me piace molto la scrittura di Sofia e per me fare la regia ha significato mettermi in discussione, abbracciare uno sguardo femminile. A me questa cosa crea dipendenza. Viva il teatro indipendente» ha affermato il regista, nonché interprete, Michele Eburnea.
Una sfida, quella di spezzare la rassegna cinematografica con uno spettacolo, che è apparsa vincente e che ha coinvolto gli spettatori, tanto da farli partecipare attivamente anche al dibattito. Prossimo appuntamento fissato per mercoledì 17 luglio con la serata cortometraggi, in palio il WeShortAward.
Ad accogliere lo spettacolo oltre 350 persone che hanno colorato con la loro presenza la Cittadella del Bambino, con interesse ed entusiasmo. Una sala d'attesa e cinque solitudini che si incontrano senza mai incrociarsi, una storia fatta di egoismi e di disagio, ma anche di desiderio di avvicinamento.
I cinque personaggi si affrontano a suon di storie, le loro. L'ingresso su fondo bianco, con maschere animalesche, poi una lotta tutta umana per la conquista di uno spazio, l'unico possibile per quel giorno, nello studio di un fantomatico specialista che però rimane sempre lontano, inafferrabile. Le uniche notizie che i personaggi ricevono dallo studio vengono date attraverso una voce metallica, incolore, che sposta sempre un po' più in là la soddisfazione, la possibilità dell'ascolto. Tanto che alla fine i cinque personaggi decidono di far da sé ed essere gli uni i terapeuti degli altri nel corso di un gioco capzioso, pieno di menzogne e scenate isteriche per dimostrare di essere i più degni, i più bisognosi del tempo dello specialista.
Lo spettacolo ha messo in scena alcuni degli aspetti più significativi dell'uomo post-moderno: invidia, ambizione, menzogna. Oltre all'immancabile egocentrismo, ben simboleggiato dalla camera presente in scena e utilizzata per la sfida finale: "terapia" è il gioco attraverso il quale ognuno di loro si mette a nudo (o perlomeno sembra farlo); la camera mostra a tutti un primissimo piano del "paziente" mentre dialoga con la ragazza zoppa, interpretata proprio dalla sceneggiatrice Sofia Russotto.
Il testo del suo spettacolo, infatti, nasce anche grazie alla suggestione di un episodio realmente accaduto: «per un periodo ho vissuto a Londra. Un giorno ero in metro e una signora dietro di me si è fatta tutta la scala rotolando, perché era inciampata. E nessuno per 20 secondi buoni si è fermato a soccorrerla. Le persone la guardavano e continuavano a camminare. Io mi sono mossa ma ci ho messo un tempo per arrivarci. È indicativo dell'epoca in cui viviamo. Non credo che questa crudeltà sia connaturata all'essere umano. C'è una parte animale in noi che mira alla preda, ma c'è anche tenerezza, solidarietà. Questo è il motore dello spettacolo: voler ritrovare nuovi meccanismi per raccontare questa cosa qui. Ho scelto Michele (Eburnea n.d.a.) come regista perché tengo al suo sguardo» ha affermato durante il dibattito post spettacolo mediato da Nicolò Ventafridda».
«A me piace molto la scrittura di Sofia e per me fare la regia ha significato mettermi in discussione, abbracciare uno sguardo femminile. A me questa cosa crea dipendenza. Viva il teatro indipendente» ha affermato il regista, nonché interprete, Michele Eburnea.
Una sfida, quella di spezzare la rassegna cinematografica con uno spettacolo, che è apparsa vincente e che ha coinvolto gli spettatori, tanto da farli partecipare attivamente anche al dibattito. Prossimo appuntamento fissato per mercoledì 17 luglio con la serata cortometraggi, in palio il WeShortAward.