Tartaruga marina si spiaggia sul lungomare di Santo Spirito
Solo un mese fa, a poca distanza, era stato rinvenuto un delfino
martedì 10 ottobre 2017
10.09
Dopo il delfino morto, forse, per aver ingerito un ammasso di plastica e ritrovato a inizio settembre, ancora una brutta sorpresa a Santo Spirito per gli amanti del mare e della natura. Ieri infatti una tartaruga marina della specie Caretta Caretta è stata ritrovata sulla spiaggia che costeggia il lungomare Cristoforo Colombo, in zona Castello di Argiro. Anche in questo caso, come accaduto per il cetaceo, non è possibile stabilire con certezza le cause della morte. La testuggine marina, a un esame esterno, non aveva segni di ferite evidenti, né di patologie particolari in atto. Di certo non si tratta di un esemplare molto vecchio: la tartaruga, lunga circa 60 cm, potrebbe avere tra i 20 e i 25 anni e aver raggiunto da poco, quindi, la maturità sessuale. Per un animale che raggiunge anche i 70 anni di vita si tratta di un esemplare giovane, che non è quindi morto "di vecchiaia".
Le Caretta Caretta sono la specie più comune di tartaruga marina che popola il Mediterraneo, ma sono a rischio estinzione. Oltre ai predatori naturali, letali soprattutto nella giovane età, questi animali devono combattere un nemico ben più attrezzato: l'uomo. L'inquinamento marino che le avvelena, i rifiuti con cui rischiano di rimanere asfissiati dopo essere stati erroneamente ingeriti e le reti a strascico in cui rimangono intrappolate, senza considerare la caccia che alcuni pescatori senza scrupoli praticano per rivenderne le carni sul mercato nero, sono una costante durante la loro difficile convivenza con l'essere umano.
Le Caretta Caretta sono la specie più comune di tartaruga marina che popola il Mediterraneo, ma sono a rischio estinzione. Oltre ai predatori naturali, letali soprattutto nella giovane età, questi animali devono combattere un nemico ben più attrezzato: l'uomo. L'inquinamento marino che le avvelena, i rifiuti con cui rischiano di rimanere asfissiati dopo essere stati erroneamente ingeriti e le reti a strascico in cui rimangono intrappolate, senza considerare la caccia che alcuni pescatori senza scrupoli praticano per rivenderne le carni sul mercato nero, sono una costante durante la loro difficile convivenza con l'essere umano.