Tentata estorsione a Bitonto, domani gli interrogatori di garanzia degli indagati
Cosimo e Francesco Monte, il figlio del primo, Dario, e Antonio Lavacca sono da ieri in carcere. Contestato il metodo mafioso
mercoledì 20 settembre 2023
13.08
Si terranno domani mattina, nel carcere di Bari, gli interrogatori di garanzia dei fratelli Cosimo e Francesco Monte, di 53 e 57 anni, del figlio del primo, Dario, di 26 anni, e di Antonio Lavacca, di 47 anni, arrestati perché volevano riprendersi un capannone acquistato dopo un'asta giudiziaria e una espropriazione immobiliare.
I quattro indagati (i primi tre assistiti dall'avvocato Michele Cianci, il quarto dall'avvocato Giuseppe Galliani) - ammesso non decidano di avvalersi della facoltà di non rispondere - avranno modo di respingere gli addebiti contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Nicola Bonante, che ha contestato l'aggravante del metodo mafioso, perché gli arrestati si sarebbero «avvalsi di metodi tipici delle consorterie mafiose».
L'indagine, coordinata dall'Antimafia, ha avuto avvio dalla denuncia dell'imprenditore, che ha raccontato di aver subito minacce dopo l'acquisto, a maggio 2022, di un capannone dopo un'asta giudiziaria: i locali sarebbero serviti per allargare l'attività. Gli arrestati avrebbero costretto l'imprenditore a restituire il capannone, in passato di proprietà della cognata dei fratelli Monte. Alla vittima è arrivato l'invito «a ridare il capannone» con «minacce di morte o di fare saltare il capannone».
E ancora, tramite un'altra persona, il denunciante «apprendeva che un individuo (Lavacca) aveva minacciato il suocero, intimandogli di restituire il capannone dei Monte altrimenti lo avrebbe "pulito" (ucciso) sferrandogli poi una testata sul naso e procurandogli lesioni personali» per 10 giorni, consistite in un trauma nasale.
I quattro indagati (i primi tre assistiti dall'avvocato Michele Cianci, il quarto dall'avvocato Giuseppe Galliani) - ammesso non decidano di avvalersi della facoltà di non rispondere - avranno modo di respingere gli addebiti contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Nicola Bonante, che ha contestato l'aggravante del metodo mafioso, perché gli arrestati si sarebbero «avvalsi di metodi tipici delle consorterie mafiose».
L'indagine, coordinata dall'Antimafia, ha avuto avvio dalla denuncia dell'imprenditore, che ha raccontato di aver subito minacce dopo l'acquisto, a maggio 2022, di un capannone dopo un'asta giudiziaria: i locali sarebbero serviti per allargare l'attività. Gli arrestati avrebbero costretto l'imprenditore a restituire il capannone, in passato di proprietà della cognata dei fratelli Monte. Alla vittima è arrivato l'invito «a ridare il capannone» con «minacce di morte o di fare saltare il capannone».
E ancora, tramite un'altra persona, il denunciante «apprendeva che un individuo (Lavacca) aveva minacciato il suocero, intimandogli di restituire il capannone dei Monte altrimenti lo avrebbe "pulito" (ucciso) sferrandogli poi una testata sul naso e procurandogli lesioni personali» per 10 giorni, consistite in un trauma nasale.