Tentò di uccidere il boss Conte: ora la condanna. In carcere un 28enne
Il tentato omicidio risale al 2015: Luigi Tropeano dovrà scontare 9 anni e 8 mesi di reclusione
mercoledì 10 marzo 2021
12.44
Nella mattinata di oggi i poliziotti della Squadra Mobile di Bari ed i colleghi del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto hanno arrestato, eseguendo un ordine di esecuzione pena, il 28enne bitontino Luigi Tropeano: l'uomo, a seguito di una condanna definitiva a 9 anni e 8 mesi, è ritenuto responsabile del tentato omicidio di Domenico Conte.
La sentenza, emessa dalla Corte di Cassazione, riguarda l'episodio verificatosi a Bitonto il 17 agosto del 2015 quando Conte, a capo dell'omonimo clan, che ha nella zona 167 il proprio feudo, e Giuseppe Rocco Cassano, altro elemento di spicco della criminalità locale, furono protagonisti, su fronti contrapposti, di una faida armata a seguito della quale, in quella estate, si registrarono ben quattro sparatorie. In una di queste Cassano, mentre si trovava a bordo di una moto condotta da Tropeano, esplose contro Conte 9 colpi di pistola calibro 9x21, senza però colpirlo.
Le immediate indagini, svolte dagli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato di Bitonto, permisero di identificare i componenti del commando, per i quali fu richiesto un provvedimento cautelare, e consentirono pure di documentare la scissione e il successivo conflitto all'interno del clan Conte. La frizione maturò dopo l'operazione Argo, portata a termine il 24 agosto 2012 con l'arresto di 11 persone, quando Conte, dopo aver ritenuto che i suoi uomini di fiducia non avessero gestito al meglio i traffici illeciti, diede il via ad una riorganizzazione del clan epurando alcuni elementi.
Fra questi proprio Tropeano che tentò di vendicarsi, prima di finire in manette, nel 2016, per l'agguato fallito. E proprio per quei fatti, a carico del 28enne, oggi si è giunti ad una condanna ormai definitiva a 9 anni e 8 mesi. Dopo gli atti di rito, l'arrestato è stato condotto nella casa circondariale di Bari, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
La sentenza, emessa dalla Corte di Cassazione, riguarda l'episodio verificatosi a Bitonto il 17 agosto del 2015 quando Conte, a capo dell'omonimo clan, che ha nella zona 167 il proprio feudo, e Giuseppe Rocco Cassano, altro elemento di spicco della criminalità locale, furono protagonisti, su fronti contrapposti, di una faida armata a seguito della quale, in quella estate, si registrarono ben quattro sparatorie. In una di queste Cassano, mentre si trovava a bordo di una moto condotta da Tropeano, esplose contro Conte 9 colpi di pistola calibro 9x21, senza però colpirlo.
Le immediate indagini, svolte dagli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato di Bitonto, permisero di identificare i componenti del commando, per i quali fu richiesto un provvedimento cautelare, e consentirono pure di documentare la scissione e il successivo conflitto all'interno del clan Conte. La frizione maturò dopo l'operazione Argo, portata a termine il 24 agosto 2012 con l'arresto di 11 persone, quando Conte, dopo aver ritenuto che i suoi uomini di fiducia non avessero gestito al meglio i traffici illeciti, diede il via ad una riorganizzazione del clan epurando alcuni elementi.
Fra questi proprio Tropeano che tentò di vendicarsi, prima di finire in manette, nel 2016, per l'agguato fallito. E proprio per quei fatti, a carico del 28enne, oggi si è giunti ad una condanna ormai definitiva a 9 anni e 8 mesi. Dopo gli atti di rito, l'arrestato è stato condotto nella casa circondariale di Bari, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.