Tesoro di Devanna: beni dissequestrati. Al via la restituzione ai proprietari
La Procura ha accertato che «una parte dei beni in sequestro in quanto oggetto di furto» era stata compiuta «ad opera di ignoti»
venerdì 22 luglio 2022
8.51
Più che una refurtiva, un tesoro: 350 reperti archeologici ceramici, in terracotta e in bronzo, di produzione apula risalenti al periodo compreso fra il III-IV secolo avanti Cristo, 80 reperti in terracotta, vetro, metallo e avorio, provenienti dal Mediterraneo orientale e risalenti al secondo millennio avanti Cristo, vari manoscritti, numerose autentiche di reliquie risalenti al XIX secolo, un antico volume del 1682, oltre a vari dipinti e sculture.
La refurtiva, ritrovata il 25 agosto dello scorso anno dai finanzieri della Tenenza di Bitonto e dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari e in larghissima parte dissequestrata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Marcello Quercia, lo scorso 5 aprile, era il «tesoretto» raccolto nell'arco di una vita da Girolamo Devanna, per tutti il professor Mino, l'americanista e docente di Lingue e Civiltà Inglese all'Università di Urbino, scomparso il 30 luglio dello scorso anno all'età di 75 anni.
Ed è stato proprio il collezionista di opere d'arte per passione, iniziata quando era un bambino, a lasciare ai suoi eredi la collezione con la precisa indicazione di consegnare la "Madonna con il bambino", una statua lignea risalente al 1300 «risultata parziale compendio di un furto avvenuto - a detta degli inquirenti - in data 6 settembre 1976 in danno della chiesa di Sant'Egidio ubicata a Cerqueto di Fano Adriano, in provincia di Teramo» riconosciuta grazie ad una foto presente nella Banca Dati dei Beni culturali illecitamente sottratti e al riscontro di una perizia eseguita dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari.
È stata proprio la consegna della statua - come ultima volontà del collezionista bitontino - da parte dei suoi eredi al personale della Tenenza di via Dossetti a dare il via all'attività investigativa che, dopo alcuni mesi di indagini, ha permesso il ritrovamento dell'intera collezione.
I militari, ai comandi del tenente Vittorio Davide Cristalli, hanno accertato la provenienza illecita dei numerosi beni sequestrati, e successivamente dissequestrati, e individuato i legittimi proprietari, tra i quali diversi soggetti privati per i dipinti (trafugati a Roma, a Genova e a Bologna), la Chiesa (rispettive diocesi) per i beni ecclesiastici e lo Stato per i reperti archeologici.
I successivi accertamenti svolti da parte della Procura di Bari hanno però consentito di accertare che «una parte dei beni in sequestro in quanto oggetto di furto oppure di sottrazione» era stata compiuta «ad opera di ignoti in tempi ed in circostanze diverse ai danni di enti pubblici ed ecclesiastici nonché di privati», si legge nelle carte. «Si tratta - spiegano i parenti - di opere che sono state acquistate da zio Mino soprattutto anni 70 da antiquari e collezionisti, di cui spesso non si conosceva la provenienza».
La stessa Procura di Bari, infatti, il 5 aprile scorso ha disposto il «dissequestro dei beni sottoposti al vincolo cautelare reale e la contestuale restituzione degli stessi ai rispettivi aventi diritto».
Nello specifico: la statuetta lignea Madonna col bambino 140 cm circa, all'Arcidiocesi di Teramo, un dipinto olio su tela raffigurante uomo ed una donna in abiti d'epoca ad un privato di Genova, un dipinto olio su tela raffigurante ecclesiastico Papa Innocenzo II ad un privato di Milano, un dipinto olio su tela raffigurante ritratto di Francesco Maria della Rovere ad un privato di Stresa, una scultura in marmo raffigurante ritratto mezzo busto maschile di Giovanni Senesi ad un privato di Roma, una placca in maiolica dipinta, raffigurante Madonna Addolorata con i simboli della Passione al Comune di Castelli.
Ed ancora: 25 autentiche di reliquie emesse da autorità ecclesiastiche di Urbino epoca XVIII e XIX secolo, 21 autentiche di reliquie a firma di varie autorità ecclesiastiche del XVIII e XIX secolo e una lettera manoscritta con il timbro della curia arcivescovile di Urbino datata 1903, all'Arcidiocesi di Urbino, un volume dal titolo contitutiones synodales 1682 con nota manoscritta e un libro di pagamento al capitolo di Bitonto 1838 restituito all'Arcidiocesi di Bari e Bitonto.
I 251 reperti archeologici già denunciati da Devanna, nonché gli ulteriori 80 reperti archeologici rinvenuti in eccedenza sono stati restituiti alla Soprintendenza Archeologica di Bari. I restanti beni sono stati restituiti ai suoi eredi, Luigi, Gioacchino, Carmen e Anna Teresa.
La refurtiva, ritrovata il 25 agosto dello scorso anno dai finanzieri della Tenenza di Bitonto e dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari e in larghissima parte dissequestrata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Marcello Quercia, lo scorso 5 aprile, era il «tesoretto» raccolto nell'arco di una vita da Girolamo Devanna, per tutti il professor Mino, l'americanista e docente di Lingue e Civiltà Inglese all'Università di Urbino, scomparso il 30 luglio dello scorso anno all'età di 75 anni.
Ed è stato proprio il collezionista di opere d'arte per passione, iniziata quando era un bambino, a lasciare ai suoi eredi la collezione con la precisa indicazione di consegnare la "Madonna con il bambino", una statua lignea risalente al 1300 «risultata parziale compendio di un furto avvenuto - a detta degli inquirenti - in data 6 settembre 1976 in danno della chiesa di Sant'Egidio ubicata a Cerqueto di Fano Adriano, in provincia di Teramo» riconosciuta grazie ad una foto presente nella Banca Dati dei Beni culturali illecitamente sottratti e al riscontro di una perizia eseguita dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari.
È stata proprio la consegna della statua - come ultima volontà del collezionista bitontino - da parte dei suoi eredi al personale della Tenenza di via Dossetti a dare il via all'attività investigativa che, dopo alcuni mesi di indagini, ha permesso il ritrovamento dell'intera collezione.
I militari, ai comandi del tenente Vittorio Davide Cristalli, hanno accertato la provenienza illecita dei numerosi beni sequestrati, e successivamente dissequestrati, e individuato i legittimi proprietari, tra i quali diversi soggetti privati per i dipinti (trafugati a Roma, a Genova e a Bologna), la Chiesa (rispettive diocesi) per i beni ecclesiastici e lo Stato per i reperti archeologici.
I successivi accertamenti svolti da parte della Procura di Bari hanno però consentito di accertare che «una parte dei beni in sequestro in quanto oggetto di furto oppure di sottrazione» era stata compiuta «ad opera di ignoti in tempi ed in circostanze diverse ai danni di enti pubblici ed ecclesiastici nonché di privati», si legge nelle carte. «Si tratta - spiegano i parenti - di opere che sono state acquistate da zio Mino soprattutto anni 70 da antiquari e collezionisti, di cui spesso non si conosceva la provenienza».
La stessa Procura di Bari, infatti, il 5 aprile scorso ha disposto il «dissequestro dei beni sottoposti al vincolo cautelare reale e la contestuale restituzione degli stessi ai rispettivi aventi diritto».
Nello specifico: la statuetta lignea Madonna col bambino 140 cm circa, all'Arcidiocesi di Teramo, un dipinto olio su tela raffigurante uomo ed una donna in abiti d'epoca ad un privato di Genova, un dipinto olio su tela raffigurante ecclesiastico Papa Innocenzo II ad un privato di Milano, un dipinto olio su tela raffigurante ritratto di Francesco Maria della Rovere ad un privato di Stresa, una scultura in marmo raffigurante ritratto mezzo busto maschile di Giovanni Senesi ad un privato di Roma, una placca in maiolica dipinta, raffigurante Madonna Addolorata con i simboli della Passione al Comune di Castelli.
Ed ancora: 25 autentiche di reliquie emesse da autorità ecclesiastiche di Urbino epoca XVIII e XIX secolo, 21 autentiche di reliquie a firma di varie autorità ecclesiastiche del XVIII e XIX secolo e una lettera manoscritta con il timbro della curia arcivescovile di Urbino datata 1903, all'Arcidiocesi di Urbino, un volume dal titolo contitutiones synodales 1682 con nota manoscritta e un libro di pagamento al capitolo di Bitonto 1838 restituito all'Arcidiocesi di Bari e Bitonto.
I 251 reperti archeologici già denunciati da Devanna, nonché gli ulteriori 80 reperti archeologici rinvenuti in eccedenza sono stati restituiti alla Soprintendenza Archeologica di Bari. I restanti beni sono stati restituiti ai suoi eredi, Luigi, Gioacchino, Carmen e Anna Teresa.