Tragedia nel Foggiano, Abbaticchio: «Morti ‘straniere’ che servono a non dare risposte»
Il sindaco di Bitonto commenta gli incidenti stradali costati la vita a 16 migranti braccianti agricoli
martedì 7 agosto 2018
9.54
Due incidenti "fotocopia" a distanza di poche ore uno dall'altro costati la vita a 16 braccianti agricoli di origini africane, che hanno aperto uno squarcio su un fenomeno sempre troppo poco conosciuto: il caporalato. Prende spunto dalla tragedia in Capitanata la riflessione del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, che chiede al Governo maggiore attenzione verso i Comuni, sempre più avanguardia di scelte amministrative prese quasi sempre altrove.
«È complesso governare, perché evidenziare quello che non va spetta solo ad altri – rileva il primo cittadino - perché la campagna elettorale si è conclusa e hai ricevuto il mandato a risolvere più problemi possibili. A te spetta, caro Governo, rispondere ai tagli verso i Comuni che non possono rifare le strade ed i marciapiedi con i pochi soldi a disposizione, proporre riforme contro l'emorragia dei giovani al Sud, magari decidendo su ILVA e deburocratizzazione. A noi Sindaci del Sud, invece, spetta prendere botte, ricevere minacce per i suddetti tagli, scegliere il male minore e compiere qualche piccolo miracolo tra fondi europei e piccole innovazioni».
«E non vi preoccupate – dice ancora Abbaticchio, tra i fondatori di Italia in Comune - sono "solo" morti straniere per mano di italiani. Servono a loro e servono a non parlare, magari, di un'Italia che aspetta le suddette risposte. In bocca al lupo: se darete quest'ultime fare il Sindaco restando umani sarà più semplice».
D'altra parte, l'impegno di Italia in Comune sull'argomento è stato chiaro fin dai giorni scorsi, quando su iniziativa di alcuni consiglieri regionali del Lazio e dei leader nazionali del partito, i sindaci Federico Pizzarotti e Alessio Pascucci, gli attivisti della neonata formazione politica che vede proprio in Abbaticchio uno dei fondatori, hanno firmato il "Manifesto degli amministratori locali di inclusione per una società aperta". Con l'obiettivo di «manifestare il rifiuto nei confronti della politica 'di denigrazione, disprezzo e incitamento all'odio' posta in essere dal Governo nazionale sulla tematica 'migranti'».
«Il momento storico attuale fotografa una situazione preoccupante – aveva commentato Vincenzo Gesualdo, coordinatore regionale ItC - la precarietà globale e generalizzata, l'emergenza sociale, il fenomeno migratorio che stiamo vivendo da un po' di anni a questa parte, opportunamente 'cavalcate' ad arte per fini elettorali di movimenti e partiti estremisti e populisti, hanno portato, oggi, a delineare un contesto in cui odio e razzismo la fanno da padrona. L'immigrazione è stata demonizzata e pare essere la causa di tutti i mali, dalla carenza di sicurezza nelle nostre città alla crisi occupazionale».
Dopo aver partecipato alla campagna nazionale 'Magliette rosse' contro le morti nel Mediterraneo e alla 'European Solidarity – Save lifes, change Dublin', grande mobilitazione europea per chiedere ai governi di cambiare il Regolamento di Dublino e aprire vie legali e sicure d'accesso all'Unione, oltre che al sit-in 'A Bari nessuno è straniero', organizzato dopo l'annuncio del Governo della decisione di chiudere i porti italiani per impedire l'arrivo delle navi dei migranti, Italia in Comune ha deciso di trasformare in atti concreti il suo impegno, con la firma del Manifesto, che ha l'obiettivo di «costruire una rete permanente di azione che affronti il tema delle migrazioni e dell'accoglienza su scala nazionale a partire dalle esperienze e dalle politiche locali, atteggiamento che, da sempre, caldeggiamo in Italia in Comune», ha spiegato Gesualdo.
«Vorremmo vedere ripristinato un clima di serenità, rispetto, accoglienza – ha aggiunto Gesualdo – ma è ai Sindaci che spetta risolvere le situazioni correlate allo sgombero di un campo rom. E senza delle politiche edilizie e abitative poste in essere dal Governo centrale, è compito assai arduo per gli Amministratori locali trovare soluzioni adeguate per le famiglie coinvolte».
«È complesso governare, perché evidenziare quello che non va spetta solo ad altri – rileva il primo cittadino - perché la campagna elettorale si è conclusa e hai ricevuto il mandato a risolvere più problemi possibili. A te spetta, caro Governo, rispondere ai tagli verso i Comuni che non possono rifare le strade ed i marciapiedi con i pochi soldi a disposizione, proporre riforme contro l'emorragia dei giovani al Sud, magari decidendo su ILVA e deburocratizzazione. A noi Sindaci del Sud, invece, spetta prendere botte, ricevere minacce per i suddetti tagli, scegliere il male minore e compiere qualche piccolo miracolo tra fondi europei e piccole innovazioni».
«E non vi preoccupate – dice ancora Abbaticchio, tra i fondatori di Italia in Comune - sono "solo" morti straniere per mano di italiani. Servono a loro e servono a non parlare, magari, di un'Italia che aspetta le suddette risposte. In bocca al lupo: se darete quest'ultime fare il Sindaco restando umani sarà più semplice».
D'altra parte, l'impegno di Italia in Comune sull'argomento è stato chiaro fin dai giorni scorsi, quando su iniziativa di alcuni consiglieri regionali del Lazio e dei leader nazionali del partito, i sindaci Federico Pizzarotti e Alessio Pascucci, gli attivisti della neonata formazione politica che vede proprio in Abbaticchio uno dei fondatori, hanno firmato il "Manifesto degli amministratori locali di inclusione per una società aperta". Con l'obiettivo di «manifestare il rifiuto nei confronti della politica 'di denigrazione, disprezzo e incitamento all'odio' posta in essere dal Governo nazionale sulla tematica 'migranti'».
«Il momento storico attuale fotografa una situazione preoccupante – aveva commentato Vincenzo Gesualdo, coordinatore regionale ItC - la precarietà globale e generalizzata, l'emergenza sociale, il fenomeno migratorio che stiamo vivendo da un po' di anni a questa parte, opportunamente 'cavalcate' ad arte per fini elettorali di movimenti e partiti estremisti e populisti, hanno portato, oggi, a delineare un contesto in cui odio e razzismo la fanno da padrona. L'immigrazione è stata demonizzata e pare essere la causa di tutti i mali, dalla carenza di sicurezza nelle nostre città alla crisi occupazionale».
Dopo aver partecipato alla campagna nazionale 'Magliette rosse' contro le morti nel Mediterraneo e alla 'European Solidarity – Save lifes, change Dublin', grande mobilitazione europea per chiedere ai governi di cambiare il Regolamento di Dublino e aprire vie legali e sicure d'accesso all'Unione, oltre che al sit-in 'A Bari nessuno è straniero', organizzato dopo l'annuncio del Governo della decisione di chiudere i porti italiani per impedire l'arrivo delle navi dei migranti, Italia in Comune ha deciso di trasformare in atti concreti il suo impegno, con la firma del Manifesto, che ha l'obiettivo di «costruire una rete permanente di azione che affronti il tema delle migrazioni e dell'accoglienza su scala nazionale a partire dalle esperienze e dalle politiche locali, atteggiamento che, da sempre, caldeggiamo in Italia in Comune», ha spiegato Gesualdo.
«Vorremmo vedere ripristinato un clima di serenità, rispetto, accoglienza – ha aggiunto Gesualdo – ma è ai Sindaci che spetta risolvere le situazioni correlate allo sgombero di un campo rom. E senza delle politiche edilizie e abitative poste in essere dal Governo centrale, è compito assai arduo per gli Amministratori locali trovare soluzioni adeguate per le famiglie coinvolte».