Trovata l'arma dell'omicidio del Bahia: era nascosta a Bitonto
Proseguono gli accertamenti sul delitto di Molfetta: l'arma, una pistola calibro 7.65, era custodita da un 17enne
martedì 24 settembre 2024
10.47
Sarebbe finita a Bitonto, nelle mani di un 17enne del posto, la pistola del delitto di Antonia Lopez per il quale, domenica, è stato sottoposto a fermo e trasferito in carcere Michele Lavopa, 21enne del quartiere San Paolo. L'hanno trovata ieri, in un immobile, i Carabinieri messi sulle tracce del custode dallo stesso assassino.
La pistola, una calibro 7.65, sarà ora sottoposta ad accertamenti tecnici per estrarre gli elementi utili alle indagini e stabilirne la provenienza. Stesso discorso per i sette bossoli trovati nella discoteca con un proiettile inesploso e danneggiato, forse per l'imperizia del killer nell'uso dell'arma. Le indagini hanno permesso ai militari di accertare che il tutto è accaduto dopo una discussione degenerata tra il gruppo capeggiato dal rampollo dei Palermiti, con un altro gruppo di giovani.
I militari sono riusciti ad individuare Lavopa, volto noto per un precedente quando era ancora minorenne, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nonostante le «dichiarazioni di circostanza e palesemente omertose» rilasciate dai quattro feriti dopo i fatti. Il giovane ha rivelato di essersi recato in discoteca «senza intenzioni belligeranti» ma di avere portato con sé una pistola «per difendersi da eventuali aggressioni, come spesso avviene nei locali notturni baresi».
Nel corso della serata ci sarebbe poi stata una lite con il gruppo di Palermiti (con tanto di offese e minacce) e, secondo Lavopa, il rampollo del clan avrebbe a un certo punto estratto una pistola, «scatenando la sua reazione di fuoco». Dopo gli spari, Lavopa sarebbe fuggito a piedi e sarebbe tornato a casa con due amici.
La pistola, una calibro 7.65, sarà ora sottoposta ad accertamenti tecnici per estrarre gli elementi utili alle indagini e stabilirne la provenienza. Stesso discorso per i sette bossoli trovati nella discoteca con un proiettile inesploso e danneggiato, forse per l'imperizia del killer nell'uso dell'arma. Le indagini hanno permesso ai militari di accertare che il tutto è accaduto dopo una discussione degenerata tra il gruppo capeggiato dal rampollo dei Palermiti, con un altro gruppo di giovani.
I militari sono riusciti ad individuare Lavopa, volto noto per un precedente quando era ancora minorenne, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nonostante le «dichiarazioni di circostanza e palesemente omertose» rilasciate dai quattro feriti dopo i fatti. Il giovane ha rivelato di essersi recato in discoteca «senza intenzioni belligeranti» ma di avere portato con sé una pistola «per difendersi da eventuali aggressioni, come spesso avviene nei locali notturni baresi».
Nel corso della serata ci sarebbe poi stata una lite con il gruppo di Palermiti (con tanto di offese e minacce) e, secondo Lavopa, il rampollo del clan avrebbe a un certo punto estratto una pistola, «scatenando la sua reazione di fuoco». Dopo gli spari, Lavopa sarebbe fuggito a piedi e sarebbe tornato a casa con due amici.