Trovati 1,5 milioni nell'armadio di un muratore. Sequestro record a Bitonto

L'uomo è parente di Domenico Conte, ritenuto a capo dell'omonimo clan dedito al traffico di droga

lunedì 7 marzo 2022 12.04
Sequestrati 1,5 milioni di euro dalla Polizia di Stato a Bitonto. I poliziotti della Squadra Mobile di Bari, coadiuvati da personale del Servizio di Polizia Scientifica di Roma, hanno eseguito una serie di perquisizioni domiciliari finalizzate alla ricerca di armi, droga e denaro, provento di attività illecite riconducibili al clan Conte che ha eletto da un decennio la zona 167, e in particolare via Pertini, il suo quartier generale.

È stato così che nell'abitazione - uno stabile di via Aspromonte - di un familiare, di 40 anni, marito della cugina della moglie di Domenico Conte, presunto capo della organizzazione, nel doppio fondo di un armadio sono stati rinvenuti i soldi: esattamente 1.465.500 in contanti di tutti i tagli, dai 50 ai 500 euro.

Il custode del tesoro, che nella vita fa il muratore, non è stato in grado di giustificare il possesso del danaro e, pertanto, è stato denunciato per favoreggiamento reale, mentre l'ingente somma in contanti è considerata dagli investigatori il frutto delle presunte attività illecite del clan Conte, opposto ai Cipriano.

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Proprio per questo è stato disposto un sequestro preventivo di urgenza, eseguito nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa. Solo pochi giorni fa il gruppo è stato protagonista dell'operazione della Polizia di Stato "Market drugs".

In quella circostanza, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, sono stati arrestati su ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari 43 soggetti, ritenuti promotori e partecipi della organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.

«Il sequestro di oggi - fanno sapere dalla Polizia di Stato - colpisce il presumibile frutto di attività illecita (che, come documentato, permetteva un indotto d'affari d'indubbio rilevo, consentendo, attraverso gli "stipendi" il mantenimento degli affiliati) e si colloca nel contrasto ai capitali illeciti, promosso dalle istituzioni statali, volto a sottrarre linfa economica alle organizzazioni criminali operanti sul territorio».