Truffa alla Regione: arrestati due avvocati di Bitonto

Cause a valanga per mandare in tilt gli uffici e ottenere indennizzi. Sequestrati beni per oltre 22 milioni di euro

mercoledì 16 dicembre 2020 10.17
Avrebbero inondato la Regione Puglia di contenziosi sugli indennizzi in agricoltura dal 2006 al 2019 per mandare in tilt gli uffici e impedire agli enti preposti di potersi difendere in giudizio e vincere le cause.

È questa, in estrema sintesi, l'accusa rivolta agli avvocati bitontini Michele Primavera e suo figlio Enrico Domenico, finiti ai domiciliari dopo una complessa indagine della Guardia di Finanza. L'ordinanza - eseguita questa mattina dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, su richiesta della Procura della Repubblicadi Bari – è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari anche nei confronti di altre 5 persone (in tutto, 6 sottoposte agli arresti domiciliari e 1 interdetta dall'esercizio dell'attività professionale per 6 mesi). I destinatari delle misure cautelari sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, falsità ideologica, corruzione in atti giudiziari ed autoriciclaggio.

Con lo stesso provvedimento è stato, inoltre, disposto il sequestro di beni mobili, immobili e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 22 milioni di euro, cifra che rappresenterebbe, approssimativamente, il valore della truffa architettata.

Le sei persone finite ai domiciliari, oltre ai due avvocati bitontini, sono un altro avvocato, un dipendente di uno studio legale barese, un consulente di un'associazione a tutela dei consumatori di Barletta e un operatore giudiziario in servizio presso l'Ufficio delle Esecuzioni Mobiliari del Tribunale di Bari. Ma in tutto sono complessivamente 21 le persone indagate.

L'indagine era partita dalla denuncia del presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che nel 2018 aveva segnalato l'insolita concentrazione di compensi professionali da parte di alcuni avvocati appartenenti allo stesso studio professionale.

«Mediante condotte fraudolente – spiegano i finanzieri - avrebbero indebitamente percepito compensi spettanti per il patrocinio in innumerevoli contenziosi civili intentati contro la Regione Puglia per conto di oltre 3000 agricoltori, al fine di ottenere il pagamento dei contributi di cui alla Legge Regionale n. 29/1982, a titolo di indennità compensativa (corrisposta negli anni 1989 – 1993) in favore di imprenditori agricoli operanti in aree geografiche svantaggiate».

Stando a quanto emerso dalle indagini - che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi documentali ed indagini finanziarie – si sarebbe trattato di una vera e propria «associazione per delinquere» che, «attraverso complessi e diversificati meccanismi fraudolenti, ha intrapreso nei confronti della Regione Puglia migliaia di contenziosi di natura civilistica, al fine di conseguire ed incrementare illecitamente i pertinenti compensi professionali».

«È stato accertato – si legge ancora nella relazione dei militari - in particolare, che la compagine criminale (utilizzando anche mandati difensivi falsi, perché riportanti le firme apocrife degli imprenditori patrocinati, oppure perché riferiti a persone decedute) ha artificiosamente frazionato i contributi complessivamente spettanti a ciascun agricoltore nelle diverse annualità. In tal modo i legali, componenti dell'associazione per delinquere, hanno intentato, per ciascuna annualità, altrettante cause civili finalizzate ad ottenere il pagamento sia delle indennità agricole spettanti, sia delle connesse spese legali, in questo modo indebitamente incrementate. Una volta ottenuta la corresponsione dei contributi spettanti agli agricoltori, l'organizzazione criminale ha provveduto ad attivare nei confronti della Regione Puglia nuovi contenziosi, questa volta tendenti ad ottenere il riconoscimento degli interessi di mora maturati sui ritardati pagamenti delle indennità agricole, nonché il pagamento di quelle spese legali che, benché riconosciute in giudizio, non erano state ancora rimborsate dal predetto Ente».

Insomma, una valanga di procedimenti resi ancora più difficili da seguire perchè gli avvocati coinvolti avrebbero volutamente promosso alcune di queste azioni giudiziarie, in violazione alle norme sulla competenza territoriale dei Giudici di Pace, innanzi a Tribunali di altre province del territorio nazionale, come Lecco, Crema (CR), Como, Torino, Napoli, Vercelli, Matera, Trani (BT) e Pisticci (MT).

I finanzieri avrebbero accertato anche «gravi condotte corruttive nei confronti di un infedele operatore giudiziario in servizio presso la Cancelleria delle Esecuzioni Mobiliari del Tribunale di Bari, il quale, in violazione dei propri doveri di ufficio ed in cambio di denaro e di altre utilità, ha istruito le richieste di rimborso avanzate dagli indagati anticipando le udienze dell'esecuzione rispetto agli ordinari tempi di attesa». Dalle indagini sarebbero emerse anche «diverse operazioni di autoriciclaggio poste in essere da alcuni degli indagati che hanno trasferito su conti correnti bancari nella propria disponibilità parte degli ingenti proventi illeciti conseguiti».