Truffa alla Regione: Michele ed Enrico Primavera non rispondono al Gip

I due bitontini, padre e figlio, arrestati ieri dalla Guardia di Finanza, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

giovedì 17 dicembre 2020 18.40
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i bitontini Michele ed Enrico Primavera, padre e figlio, arrestati ieri dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bari su una presunta truffa da oltre 22,3 milioni di euro commessa ai danni della Regione Puglia, tra il 2006 e il 2019.

La presunta truffa, secondo l'accusa, consisteva tra l'altro nello spacchettare i contenziosi delle cause per gli indennizzi in agricoltura, al fine di moltiplicare i compensi legali. I tre indagati, Michele Primavera e Oronzo Panebianco, entrambi avvocati, sono ritenuti gli ideatori della presunta truffa, assieme ad Enrico Primavera che avrebbe avuto il compito di tenere i contatti con una cancelliera compiacente del Tribunale di Bari e aiutare nel riciclaggio del denaro.

I due bitontini, alla pari di Oronzo Panebianco, hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Giovanni Abbattista, spiegando che, fa sapere la difesa, composta dagli avvocati Nicola Quaranta e Francesco Ruggiero, «la fissazione dell'interrogatorio di garanzia a meno di 24 ore dalla esecuzione della misura cautelare non gli ha consentito una lettura approfondita dell'ordinanza per potersi difendere».

Domani saranno interrogati gli altri tre indagati agli arresti domiciliari, l'avvocatessa Assunta Iorio, Oronzo Pedico, presidente della sede provinciale di Asso-Consum di Barletta e Giuliana Tarantini, dipendente del Tribunale di Bari.