Uccise a pugni Paolo Caprio a Bitonto: l'ex pugile condannato a 21 anni
La discussione, poi degenerata, all'interno della Dill's. Per l'imputato Fabio Giampalmo riconosciute le attenuanti generiche
lunedì 12 giugno 2023
21.01
La Corte d'Assise di Bari ha condannato alla pena di 21 anni di reclusione Fabio Giampalmo, il 21enne di Bitonto, ex pugile, accusato di avere aggredito e ucciso con quattro pugni il 40enne Paolo Caprio la notte tra il 4 e il 5 settembre 2021 all'esterno di un bar dell'area di servizio Dill's lungo l'arteria strada verso Modugno.
A leggere la sentenza in aula, dopo circa cinque ore di camera di consiglio, è stato il presidente Antonio Diella. A Giampalmo, condannato per il reato di omicidio volontario, sono state riconosciute le attenuanti generiche. Lo scorso 22 maggio, al termine di una lunga requisitoria in aula, il pubblico ministero barese Ignazio Abbadessa aveva chiesto una condanna a 30 anni di carcere per omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dall'aver usato tecniche di combattimento.
Gli avvocati Nicola Quaranta e Giovanni Capaldi, legali dell'imputato - durante le udienze collegato dal carcere di Bari - avevano invece chiesto la riqualificazione del reato da omicidio volontario a preterintenzionale e una condanna al minimo della pena. Secondo la ricostruzione dell'accusa, confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni suoi amici.
Qui, dopo un diverbio, «per rispondere a una provocazione, perché la vittima non aveva portato rispetto al suo gruppo di amici», avrebbe sferrato con aggressività cinque pugni, tre ganci sinistri e due diritti destri, a Caprio che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa sul marciapiede fuori al bar, prima di perdere la vita.
A leggere la sentenza in aula, dopo circa cinque ore di camera di consiglio, è stato il presidente Antonio Diella. A Giampalmo, condannato per il reato di omicidio volontario, sono state riconosciute le attenuanti generiche. Lo scorso 22 maggio, al termine di una lunga requisitoria in aula, il pubblico ministero barese Ignazio Abbadessa aveva chiesto una condanna a 30 anni di carcere per omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dall'aver usato tecniche di combattimento.
Gli avvocati Nicola Quaranta e Giovanni Capaldi, legali dell'imputato - durante le udienze collegato dal carcere di Bari - avevano invece chiesto la riqualificazione del reato da omicidio volontario a preterintenzionale e una condanna al minimo della pena. Secondo la ricostruzione dell'accusa, confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni suoi amici.
Qui, dopo un diverbio, «per rispondere a una provocazione, perché la vittima non aveva portato rispetto al suo gruppo di amici», avrebbe sferrato con aggressività cinque pugni, tre ganci sinistri e due diritti destri, a Caprio che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa sul marciapiede fuori al bar, prima di perdere la vita.