Ucciso a pugni. «In questa storia non c'entra la criminalità»
Lo chiariscono i Carabinieri. La confessione di Giampalmo al pm: «Guardava le nostre donne»
lunedì 6 settembre 2021
17.30
Uno sguardo non gradito ad alcune donne, poche rapide frasi di sfida e poi tre pugni in pieno volto seguiti da una caduta con la testa sbattuta violentemente sul marciapiede. Così è morto Paolo Caprio, imbianchino 40enne di Bitonto, aggredito all'esterno del bar della stazione di servizio Dill's sulla strada provinciale 231.
A colpirlo sarebbe stato Fabio Giampalmo, 20 anni non ancora compiuti con precedenti penali per droga, ricettazione e furto. Il giovane, che si è consegnato ai Carabinieri alcune ore dopo il fatto e ha confessato, è stato sottoposto a fermo e portato in carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa. Per il pubblico ministero una «tecnica da combattimento».
Secondo la Procura della Repubblica di Bari il 20enne avrebbe colpito l'uomo con l'intenzione di ucciderlo. La dinamica dell'aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza dell'area di servizio: alle ore 03.06 Caprio è caduto dopo i tre pugni sferrati «con inaudito vigore», dicono gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di box e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico.
Giampalmo ha detto di conoscerlo di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l'amico avevano iniziato a «provocarli». Dopo aver sferrato i tre pugni in pieno volto lo ha abbandonato privo di sensi sull'asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 40enne sono stati inutili. Giampalmo ha detto nell'interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che, sabato, erano nel bar con lui.
Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi. I Carabinieri del Reparto Operativo, ai comandi del colonnello Vincenzo Di Stefano, e della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Francesco Iodice, lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle ore 08.15, cinque ore dopo il fatto, s'è presentato in caserma accompagnato dal difensore di fiducia, l'avvocato Nicola Capaldi.
I Carabinieri chiariscono: «In questa storia non c'entra la criminalità». Nel decreto di fermo l'indagato ricostruisce il caso. Caprio, dice Giampalmo, «ha guardato in maniera provocatoria le nostre donne. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l'ho visto cadere in terra. Non pensando che sarebbe morto sono andato via».
A colpirlo sarebbe stato Fabio Giampalmo, 20 anni non ancora compiuti con precedenti penali per droga, ricettazione e furto. Il giovane, che si è consegnato ai Carabinieri alcune ore dopo il fatto e ha confessato, è stato sottoposto a fermo e portato in carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto attraverso l'uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa. Per il pubblico ministero una «tecnica da combattimento».
Secondo la Procura della Repubblica di Bari il 20enne avrebbe colpito l'uomo con l'intenzione di ucciderlo. La dinamica dell'aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza dell'area di servizio: alle ore 03.06 Caprio è caduto dopo i tre pugni sferrati «con inaudito vigore», dicono gli inquirenti, da Giampalmo, esperto di box e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico.
Giampalmo ha detto di conoscerlo di vista, spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l'amico avevano iniziato a «provocarli». Dopo aver sferrato i tre pugni in pieno volto lo ha abbandonato privo di sensi sull'asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 40enne sono stati inutili. Giampalmo ha detto nell'interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che, sabato, erano nel bar con lui.
Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi. I Carabinieri del Reparto Operativo, ai comandi del colonnello Vincenzo Di Stefano, e della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Francesco Iodice, lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle ore 08.15, cinque ore dopo il fatto, s'è presentato in caserma accompagnato dal difensore di fiducia, l'avvocato Nicola Capaldi.
I Carabinieri chiariscono: «In questa storia non c'entra la criminalità». Nel decreto di fermo l'indagato ricostruisce il caso. Caprio, dice Giampalmo, «ha guardato in maniera provocatoria le nostre donne. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l'ho visto cadere in terra. Non pensando che sarebbe morto sono andato via».