Ucciso a pugni nell'area di servizio: l'imputato chiede scusa ai familiari della vittima
Fabio Giampalmo, accusato di omicidio volontario per la morte di Paolo Caprio, ha reso dichiarazioni spontanee ai giudici
martedì 18 aprile 2023
15.23
Ha chiesto scusa ai familiari della vittima il 21enne ex pugile Fabio Giampalmo, accusato di omicidio volontario per la morte di Paolo Caprio, il 40enne di Bitonto aggredito nella notte tra il 4 e il 5 settembre dello scorso anno all'esterno del bar presente nell'area di servizio Dill's sull'arteria provinciale che porta a Modugno.
Nel corso dell'udienza che si è tenuta questa mattina in Corte d'Assise, a Bari, Giampalmo ha reso dichiarazioni spontanee ai giudici. La sentenza è attesa per il 22 maggio. Secondo quanto sostenuto dall'accusa, con il pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo, Ignazio Abadessa, e confermato da vari testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nell'area di servizio con la compagna, i figli e i suoi amici.
Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio, che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa lungo il marciapiede, per poi perdere la vita. La Procura ritiene si sia trattato di omicidio volontario, la difesa, composta dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta, insiste che si sia trattato di omicidio preterintenzionale e che i quattro pugni inferti non siano stati idonei a cagionare la morte, che sarebbe avvenuta per il trauma occipitale causato dalla caduta.
Nell'atto di convalida del fermo in carcere - dove il 21enne si trova tuttora recluso - il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, aveva sottolineato la profonda conoscenza delle tecniche di combattimento da parte di Giampalmo. La sentenza di primo grado è attesa per il prossimo 22 maggio.
Nel corso dell'udienza che si è tenuta questa mattina in Corte d'Assise, a Bari, Giampalmo ha reso dichiarazioni spontanee ai giudici. La sentenza è attesa per il 22 maggio. Secondo quanto sostenuto dall'accusa, con il pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo, Ignazio Abadessa, e confermato da vari testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l'imputato sarebbe arrivato nell'area di servizio con la compagna, i figli e i suoi amici.
Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio, che sarebbe caduto all'indietro, sbattendo la testa lungo il marciapiede, per poi perdere la vita. La Procura ritiene si sia trattato di omicidio volontario, la difesa, composta dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta, insiste che si sia trattato di omicidio preterintenzionale e che i quattro pugni inferti non siano stati idonei a cagionare la morte, che sarebbe avvenuta per il trauma occipitale causato dalla caduta.
Nell'atto di convalida del fermo in carcere - dove il 21enne si trova tuttora recluso - il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, aveva sottolineato la profonda conoscenza delle tecniche di combattimento da parte di Giampalmo. La sentenza di primo grado è attesa per il prossimo 22 maggio.