Un altro procedimento a carico di Rizzi: imputato di abuso d'ufficio
Chiesto il processo per il medico di Bitonto per compensi non dovuti durante una visita in ospedale
lunedì 31 maggio 2021
Un secondo procedimento penale per abuso d'ufficio relativo alla richiesta di denaro quale corrispettivo non dovuto per prestazioni mediche rese in favore di un altro paziente è attualmente pendente nei confronti di Giuseppe Rizzi, il medico oncologo 65enne di Bitonto arrestato ieri per concussione aggravata.
Il medico è agli arresti domiciliari per aver costretto un paziente oncologico con un cancro terminale, poi deceduto, a pagare 900 euro per ogni somministrazione di un farmaco salvavita gratuito (130mila euro in totale oltre lavori di ristrutturazione nella villa al mare del professionista) da dicembre 2018 a dicembre 2019, quando era dirigente medico all'istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, dal quale è poi stato licenziato.
Per questa vicenda, assistito dall'avvocato Gaetano Sassanelli, Rizzi sarà sottoposto nei prossimi giorni ad un interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari che ha firmato l'ordinanza d'arresto, Giovanni Anglana.
Dagli atti giudiziari emerge la precedente vicenda. Il gip, motivando le esigenze cautelari, scrive infatti che «Rizzi risulta interessato da altre pendenze per aver posto in essere condotte illecite abusando della sua funzione sempre mentre era in servizio presso l'Irccs Giovanni Paolo II di Bari». Per quel presunto abuso d'ufficio il pm Marcello Quercia, lo stesso che indaga sulla vicenda che ha portato al suo arresto, ha chiesto il rinvio a giudizio del medico.
Secondo il gip «la gravità e le modalità del fatto in contestazione, nonché la personalità deviata dell'indagato, costituiscono inequivocabili indici rivelatori di una programmazione a lungo termine di ulteriori condotte analoghe, da realizzare ai danni di altre persone esposte, in quando gravemente malate, agli istinti predatori» di Rizzi.
Il medico è agli arresti domiciliari per aver costretto un paziente oncologico con un cancro terminale, poi deceduto, a pagare 900 euro per ogni somministrazione di un farmaco salvavita gratuito (130mila euro in totale oltre lavori di ristrutturazione nella villa al mare del professionista) da dicembre 2018 a dicembre 2019, quando era dirigente medico all'istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, dal quale è poi stato licenziato.
Per questa vicenda, assistito dall'avvocato Gaetano Sassanelli, Rizzi sarà sottoposto nei prossimi giorni ad un interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari che ha firmato l'ordinanza d'arresto, Giovanni Anglana.
Dagli atti giudiziari emerge la precedente vicenda. Il gip, motivando le esigenze cautelari, scrive infatti che «Rizzi risulta interessato da altre pendenze per aver posto in essere condotte illecite abusando della sua funzione sempre mentre era in servizio presso l'Irccs Giovanni Paolo II di Bari». Per quel presunto abuso d'ufficio il pm Marcello Quercia, lo stesso che indaga sulla vicenda che ha portato al suo arresto, ha chiesto il rinvio a giudizio del medico.
Secondo il gip «la gravità e le modalità del fatto in contestazione, nonché la personalità deviata dell'indagato, costituiscono inequivocabili indici rivelatori di una programmazione a lungo termine di ulteriori condotte analoghe, da realizzare ai danni di altre persone esposte, in quando gravemente malate, agli istinti predatori» di Rizzi.