Va a trovare il figlio e gli abusivi occupano la casa a Bitonto
L'intervento dei Servizi Sociali e della Polizia convince gli “ospiti” inattesi a lasciare l'immobile
sabato 18 aprile 2020
11.38
Sono entrati nell'appartamento forzando la porta d'ingresso, certi della mancanza temporanea del padrone di casa, ma non per derubare il proprietario, come irruzioni di questo tipo farebbero pensare, bensì per prendere possesso proprio dell'intero immobile. È successo a Bitonto, giovedì mattina, dove una famiglia, composta da una madre 28enne, incinta e con altri due bambini al seguito, aveva deciso di eleggere a suo domicilio l'abitazione di un anziano momentaneamente lontano da casa e solo con l'intervento dei Servizi Sociali e della Polizia è stato possibile convincere gli occupanti a desistere dall'intento.
Ad accorgersi di quanto accaduto era stato il figlio del legittimo proprietario, incaricato dal padre - da settimane a Milano insieme all'altro figlio – di effettuare alcune operazioni all'interno dell'appartamento, situato all'interno di un edificio dell'Agenzia Regionale per la Casa e l'Abitare, l'ex Istituto Autonomo delle Case Popolari.
Compresa la situazione, l'uomo ha immediatamente allertato la Polizia che, giunta sul posto, ha però potuto fare poco vista la presenza nell'appartamento di due minori e una donna in stato interessante. Ai poliziotti la 28enne ha riferito di aver abbandonato il tetto coniugale dopo aver litigato col marito e di non avere altra sistemazione. A risolvere, con non poca fatica, la situazione l'intervento dei Servizi Sociali che nel giro di poco tempo aveva trovato per la famiglia una sistemazione in una casa famiglia, ma ovviamente in isolamento, vista la situazione di pandemia generale. Alla fine la donna ha deciso di abbandonare la casa occupata trovando un'altra sistemazione.
«Lunedì sarà necessario verificare tutta la situazione – spiega la dottoressa Angela Coloaianni, assistente sociale dei Servizi Sociali di Bitonto – innanzitutto sarà necessario appurare i motivi della lite e assicurarsi che non ci siano vicende di maltrattamenti alle spalle. In mancanza di questi bisognerà comprendere l'affidabilità del ruolo genitoriale della famiglia».
Quello di giovedì non è però l'unico caso. In città c'è di certo un'altra situazione simile in cui non è stato possibile intervenire. Per un'altra è stato posto recentemente rimedio: e in questo caso la padrona di casa era uscita solo per andare in farmacia.
In generale, poi, la pratica di entrare in un appartamento popolare appena il proprietario lo lascia sguarnito è consolidata. Quando, per un decesso o per altro motivo, un immobile si libera, c'è già un altro nucleo pronto ad entrare. «Conosciamo ognuna di queste situazioni – racconta la Colaianni - perchè a ogni ingresso abusivo, immancabilmente, segue il tentativo da parte degli occupanti di regolarizzare la loro situazione, ma è una procedura impossibile perchè l'ordine di ingresso nelle case popolari è regolato da una graduatoria e mai potrà essere legato alla legge del più forte».
L'emergenza abitativa rappresenta in città una vera e propria bomba a orologeria che con le conseguenze della crisi economica per la pandemia da Coronavirus esploderà certamente. A partire dalla situazione dell'ex Azienda di Servizi alla Persona, Maria Cristina di Savoia dove, nell'area originariamente dedicata all'accoglienza dei nuclei familiari disagiati, si sono installate abusivamente circa 5-6 famiglie, tutte con minori segnalati al Tribunale Minorile. Qui la Prefettura ha dato ordine immediato di sgombero ma le Forze dell'Ordine, davanti alla presenza di minori, non hanno dato esecuzione al provvedimento.
«L'unica soluzione possibile – spiega ancora dai Servizi Sociali – è il co-housing: unità abitative con servizi in comune che permettono alle famiglie di avere un tetto sotto cui vivere dignitosamente senza un limite di tempo, ma che sono anche uno sprone per loro a trovare un lavoro e una sistemazione indipendente, visto che la condivisione degli spazi è difficile da tollerare a lungo per chiunque. Ma servono per questo percorsi importanti, con importanti investimenti di risorse umane ed economiche».
«A causa della situazione – conclude la Colaianni - ci stiamo reinventando il lavoro giorno dopo giorno, assistendo chi ne ha bisogno in remoto, per quanto possibile. Ma è evidente che con le conseguenze economiche del blocco delle attività di questi giorni le situazioni e le richieste di sostegno delle famiglie aumenteranno in maniera esponenziale: abbiamo risposte da dare, in particolare ai bambini, attorno ai quali il comune di Bitonto ha costruito un'innovativa ed efficiente rete di sostegno, che non si possono fermare».
Ad accorgersi di quanto accaduto era stato il figlio del legittimo proprietario, incaricato dal padre - da settimane a Milano insieme all'altro figlio – di effettuare alcune operazioni all'interno dell'appartamento, situato all'interno di un edificio dell'Agenzia Regionale per la Casa e l'Abitare, l'ex Istituto Autonomo delle Case Popolari.
Compresa la situazione, l'uomo ha immediatamente allertato la Polizia che, giunta sul posto, ha però potuto fare poco vista la presenza nell'appartamento di due minori e una donna in stato interessante. Ai poliziotti la 28enne ha riferito di aver abbandonato il tetto coniugale dopo aver litigato col marito e di non avere altra sistemazione. A risolvere, con non poca fatica, la situazione l'intervento dei Servizi Sociali che nel giro di poco tempo aveva trovato per la famiglia una sistemazione in una casa famiglia, ma ovviamente in isolamento, vista la situazione di pandemia generale. Alla fine la donna ha deciso di abbandonare la casa occupata trovando un'altra sistemazione.
«Lunedì sarà necessario verificare tutta la situazione – spiega la dottoressa Angela Coloaianni, assistente sociale dei Servizi Sociali di Bitonto – innanzitutto sarà necessario appurare i motivi della lite e assicurarsi che non ci siano vicende di maltrattamenti alle spalle. In mancanza di questi bisognerà comprendere l'affidabilità del ruolo genitoriale della famiglia».
Quello di giovedì non è però l'unico caso. In città c'è di certo un'altra situazione simile in cui non è stato possibile intervenire. Per un'altra è stato posto recentemente rimedio: e in questo caso la padrona di casa era uscita solo per andare in farmacia.
In generale, poi, la pratica di entrare in un appartamento popolare appena il proprietario lo lascia sguarnito è consolidata. Quando, per un decesso o per altro motivo, un immobile si libera, c'è già un altro nucleo pronto ad entrare. «Conosciamo ognuna di queste situazioni – racconta la Colaianni - perchè a ogni ingresso abusivo, immancabilmente, segue il tentativo da parte degli occupanti di regolarizzare la loro situazione, ma è una procedura impossibile perchè l'ordine di ingresso nelle case popolari è regolato da una graduatoria e mai potrà essere legato alla legge del più forte».
L'emergenza abitativa rappresenta in città una vera e propria bomba a orologeria che con le conseguenze della crisi economica per la pandemia da Coronavirus esploderà certamente. A partire dalla situazione dell'ex Azienda di Servizi alla Persona, Maria Cristina di Savoia dove, nell'area originariamente dedicata all'accoglienza dei nuclei familiari disagiati, si sono installate abusivamente circa 5-6 famiglie, tutte con minori segnalati al Tribunale Minorile. Qui la Prefettura ha dato ordine immediato di sgombero ma le Forze dell'Ordine, davanti alla presenza di minori, non hanno dato esecuzione al provvedimento.
«L'unica soluzione possibile – spiega ancora dai Servizi Sociali – è il co-housing: unità abitative con servizi in comune che permettono alle famiglie di avere un tetto sotto cui vivere dignitosamente senza un limite di tempo, ma che sono anche uno sprone per loro a trovare un lavoro e una sistemazione indipendente, visto che la condivisione degli spazi è difficile da tollerare a lungo per chiunque. Ma servono per questo percorsi importanti, con importanti investimenti di risorse umane ed economiche».
«A causa della situazione – conclude la Colaianni - ci stiamo reinventando il lavoro giorno dopo giorno, assistendo chi ne ha bisogno in remoto, per quanto possibile. Ma è evidente che con le conseguenze economiche del blocco delle attività di questi giorni le situazioni e le richieste di sostegno delle famiglie aumenteranno in maniera esponenziale: abbiamo risposte da dare, in particolare ai bambini, attorno ai quali il comune di Bitonto ha costruito un'innovativa ed efficiente rete di sostegno, che non si possono fermare».