VIDEO - Negli uliveti confiscati alla mafia si raccolgono le olive

Abbaticchio: «Un segnale importante. Oggi abbiamo vinto tutti»

venerdì 10 novembre 2017 15.13
«Cosa più brutta della confisca dei beni non c'è. Quindi la cosa migliore è quella di andarsene». Quando Francesco Inzerillo, uno dei più potenti boss siciliani scampato per miracolo alla mattanza disposta dai Corleonesi, pronunciò questa frase, non tutti ne capirono il significato profondo. Lui, che non era scappato nemmeno davanti alla furia omicida di Riina e Provenzano, scappava in America per la confisca dei suoi beni.
Per fortuna lo comprese Pio La Torre, padre della legge che oggi ha permesso al presidio bitontino dell'associazione a lui ispirata, Libera, di raccogliere i frutti su un terreno confiscato alla mafia locale.

Con Libera c'erano anche le associazioni Mowgli e La Mandragora, di Palombaio, cui sono stati affidati i terreni dopo la confisca, ma anche la Rete delle Organizzazioni delle Associazioni dell'area della Disabilità, ROAD, che hanno fatto partecipare alcuni dei ragazzi inseriti nel progetto di alternanza scuola-lavoro.
I fondi che saranno raccolti attraverso la commercializzazione dell'olio che sarà prodotto dalla raccolta delle olive saranno donati ad un'altra associazione del territorio che si occupa di ragazzi con disabilità, L'Anattrocolo, che ha subito negli scorsi giorni gravi danni alla propria sede a causa di alcuni tentativi di furto e di un incendio di natura dolosa.