Politica
A Bitonto nasce il comitato contro il regionalismo differenziato
«No alla legge spacca Italia». Tra i primi aderenti Iniziativa Democratica, Italia in Comune, Pd, PSI e Sinistra Italiana
Bitonto - lunedì 29 luglio 2019
13.45
Una lettera di invito a tutte le forze civiche e politiche del territorio per dire no al Regionalismo Differenziato, il provvedimento del Governo per regolare la distribuzione della pressione fiscale e delle risorse economiche sulle regioni italiane, ed evitare di spaccare l'Italia e acuire le differenze fra le regioni. È con questo obiettivo che le sezioni locali di Iniziativa Democratica, Italia in Comune, Pd, PSI e Sinistra Italiana hanno dato vita a Bitonto al Comitato Cittadino contro il Regionalismo Differenziato.
«A seguito della riforma del Titolo V, con legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, - spiegano gli aderenti al Comitato - gli artt. modificati 116, 117, 119 hanno dato voce nella nostra Carta Costituzionale al riconoscimento ed alla promozione delle autonomie locali, secondo un federalismo fiscale, finalizzato a migliorare la capacità di programmazione e organizzazione dei servizi nelle diverse regioni, in nome di un regionalismo cooperativo e solidale, che avrebbe favorito la coesione sociale e finalmente colmato il divario strutturale nord-sud del Paese. In realtà la storia dell'attuazione del federalismo fiscale è costellata di numerosi accidenti e di questioni ancora poco definite, che oggi il governo giallo-verde vorrebbe risolvere, separando alcune Regioni, richiedenti statuto speciale, dal resto dell'Italia, a vantaggio della loro competitività da spendere in un rapporto diretto con l'Europa, a svantaggio del sud del Paese, immobilizzato nella secolare 'questione meridionale, irrisolta e degenerata. Con buona pace, insomma, dello spirito di solidarietà che sostanzia il nostro dettato costituzionale e dei suoi principi democratici di pluralismo e di regionalismo cooperativo e solidale».
«Oggi, Salvini – si legge ancora nella lettera di invito - esautorando per l'ennesima volta il Parlamento italiano, tenta di realizzare, con l'autonomismo regionalistico, l'obiettivo cardine che il suo partito si è posto fin dalla sua nascita, cioè quello di un federalismo radicale e secessionista, a tutela degli interessi del Nord Italia. Dunque se la Riforma del 2001 era nata con l'intento di affrontare l'atavica questione del Mezzogiorno, oggi, a distanza di un ventennio, si può considerare fallita l'intenzione e pericolosa l'azione del governo, che interpreta in modo perverso il processo autonomistico, quando non contravviene evidentemente ai principi sanciti dalla Costituzione».
Da qui l'invito a tutte le organizzazioni sociali, civili, di volontariato, a tutti gli enti presenti sul territorio, ai sindacati, a tutte le forze politiche, «a una mobilitazione di massa e per un contrasto energico e sinergico all'azione di governo», che partirà già il prossimo 31 luglio, dalla sede del Partito Socialista, in via IV Novembre n. 13. Qui tutti si daranno appuntamento «per sostanziare un'intesa comune e costituire un Comitato cittadino per dire NO alla legge giallo-verde sul regionalismo differenziato. Convinti di trovare nelle vostre sensibilità uno strumento di forza collettiva e consapevoli dell'urgenza del caso, della necessità di essere tutti uniti contro l'ennesima furberia ai danni del sud, noi vogliamo essere protagonisti del destino della nostra terra, in nome dell'unità d'Italia».
«A seguito della riforma del Titolo V, con legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, - spiegano gli aderenti al Comitato - gli artt. modificati 116, 117, 119 hanno dato voce nella nostra Carta Costituzionale al riconoscimento ed alla promozione delle autonomie locali, secondo un federalismo fiscale, finalizzato a migliorare la capacità di programmazione e organizzazione dei servizi nelle diverse regioni, in nome di un regionalismo cooperativo e solidale, che avrebbe favorito la coesione sociale e finalmente colmato il divario strutturale nord-sud del Paese. In realtà la storia dell'attuazione del federalismo fiscale è costellata di numerosi accidenti e di questioni ancora poco definite, che oggi il governo giallo-verde vorrebbe risolvere, separando alcune Regioni, richiedenti statuto speciale, dal resto dell'Italia, a vantaggio della loro competitività da spendere in un rapporto diretto con l'Europa, a svantaggio del sud del Paese, immobilizzato nella secolare 'questione meridionale, irrisolta e degenerata. Con buona pace, insomma, dello spirito di solidarietà che sostanzia il nostro dettato costituzionale e dei suoi principi democratici di pluralismo e di regionalismo cooperativo e solidale».
«Oggi, Salvini – si legge ancora nella lettera di invito - esautorando per l'ennesima volta il Parlamento italiano, tenta di realizzare, con l'autonomismo regionalistico, l'obiettivo cardine che il suo partito si è posto fin dalla sua nascita, cioè quello di un federalismo radicale e secessionista, a tutela degli interessi del Nord Italia. Dunque se la Riforma del 2001 era nata con l'intento di affrontare l'atavica questione del Mezzogiorno, oggi, a distanza di un ventennio, si può considerare fallita l'intenzione e pericolosa l'azione del governo, che interpreta in modo perverso il processo autonomistico, quando non contravviene evidentemente ai principi sanciti dalla Costituzione».
Da qui l'invito a tutte le organizzazioni sociali, civili, di volontariato, a tutti gli enti presenti sul territorio, ai sindacati, a tutte le forze politiche, «a una mobilitazione di massa e per un contrasto energico e sinergico all'azione di governo», che partirà già il prossimo 31 luglio, dalla sede del Partito Socialista, in via IV Novembre n. 13. Qui tutti si daranno appuntamento «per sostanziare un'intesa comune e costituire un Comitato cittadino per dire NO alla legge giallo-verde sul regionalismo differenziato. Convinti di trovare nelle vostre sensibilità uno strumento di forza collettiva e consapevoli dell'urgenza del caso, della necessità di essere tutti uniti contro l'ennesima furberia ai danni del sud, noi vogliamo essere protagonisti del destino della nostra terra, in nome dell'unità d'Italia».