Cronaca
Accoltellato a morte a 50 anni a Bitonto, sullo sfondo affari di droga
Gli inquirenti seguono la pista dello spaccio. Ieri, altre perquisizioni: si cercano i coltelli usati dal 28enne
Bitonto - domenica 30 aprile 2023
16.34
Potrebbe esservi un movente legato alla droga - in attesa dei risultati ufficiali dell'autopsia, svoltasi ieri, mentre continuano le ricerche dell'arma (o le armi) del delitto -, dietro all'omicidio di Antonio Monopoli, 50enne di Bitonto, per il quale gli agenti del Commissariato hanno proceduto al fermo di Geovani Bernia Castillo, 28enne di origini cubane. Ne sono convinti gli inquirenti.
E a poche ore dal fatto di sangue, al termine dei riscontri, è scattato il provvedimento del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Desirée Digeronimo, che ha firmato il decreto di fermo: il presunto omicida, su cui «sussistono gravi indizi di colpevolezza», è accusato di omicidio volontario «per avere colpito con almeno due fendenti, inferti con un'arma da taglio» il 50enne «cagionandone la morte per le gravissime lesioni subite» e «per aver portato in un luogo pubblico, senza giustificato motivo, due coltelli occultati all'interno della tasca» della sua felpa, dei quali però non vi è traccia.
Si cerca, dunque, ancora l'arma (o le armi) del delitto. E le attività dei poliziotti, che ieri hanno effettuato alcune perquisizioni, vanno avanti spedite, mentre nel pomeriggio si è svolto l'esame autoptico, eseguito dalla dottoressa Sara Sablone dell'istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, che ha messo in luce alcuni aspetti.
Sul corpo dell'uomo, morto a causa di «uno shock emorragico» - la salma sarà riconsegnata alla famiglia oggi -, sono emersi, oltre ad «alcuni segni di aggressione», due tagli molto profondi. Lesioni «rapidamente mortali» inferte all'altezza del torace con brutalità e violenza.
L'accoltellamento sarebbe avvenuto in via San Luca, una zona del centro storico che sta provando a rinascere, dopo essere stata - e probabilmente lo è ancora - una florida piazza di spaccio in mano al clan Cipriano. Qui, sotto l'arco, la vittima - considerato vicino proprio al gruppo retto da Francesco Colasuonno - e il suo aggressore si sarebbero incontrati. Forse per convergere su un pagamento. O per dirimere uno screzio legato allo smercio di droga.
Non è chiaro se i due si fossero dati appuntamento o se l'incontro sia stato causale. Tutto è accaduto prima delle ore 04.00 di venerdì, quando sarebbe nata una discussione, sino a quando il 28enne avrebbe sferrato due coltellate «in aree vitali» del 50enne. A quel punto, la vittima ha cercato una via di fuga.
Si è trascinato verso il punto di primo soccorso di via Comes, ma in via Bellini, nel suo ultimo e disperato tentativo di sopravvivenza, s'è accasciato sull'asfalto, crollando proprio sulla soglia di casa. Inutili i soccorsi prestati dal 118, Monopoli non ce l'ha fatta.
Alla rapidità del gesto, così efferato, è seguita la prontezza degli investigatori, intervenuti sul posto con il personale della Squadra Mobile e della Scientifica: gli agenti, diretti dal vice questore aggiunto Vittorio Di Lalla, sono stati instradati sulla pista giusta da un testimone oculare del delitto che «riferiva di aver riconosciuto», anche attraverso una successiva individuazione fotografica, in Bernia Castillo «l'autore dell'omicidio» del suo amico, «colpito a morte, senza alcun apparente motivo idoneo a giustificare il gesto criminale, con due fendenti inferti, in contemporanea, sul petto della vittima, a mezzo di due coltelli detenuti dal fermato».
A poche ore di distanza dall'accoltellamento, infatti, i poliziotti delle Volanti della Questura di Bari hanno fermato il presunto omicida. L'hanno rintracciato nei bagni della stazione ferroviaria: aveva le mani e i vestiti sporchi di sangue, segni inequivocabili di una recente colluttazione. Tracce ematiche che l'uomo, condotto dagli agenti negli uffici di via Traetta dove «non si è mostrato collaborativo», ha provato a spacciare come conseguenze di una caduta, avvenuta poco prima, sui binari mentre da Ruvo di Puglia rientrava a piedi a Bitonto.
Una versione dei fatti, «del tutto inverosimile e completamente smentita dagli ulteriori elementi investigativi acquisiti», che non ha convinto gli inquirenti i quali hanno disposto il suo fermo, prima di trasferirlo nel carcere di Bari. Nonostante non siano state ancora individuate in modo chiaro le ragioni che hanno condotto al brutale omicidio, per gli inquirenti appare ipotizzabile che sullo sfondo vi siano delle frizioni legate alla droga.
E a poche ore dal fatto di sangue, al termine dei riscontri, è scattato il provvedimento del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Desirée Digeronimo, che ha firmato il decreto di fermo: il presunto omicida, su cui «sussistono gravi indizi di colpevolezza», è accusato di omicidio volontario «per avere colpito con almeno due fendenti, inferti con un'arma da taglio» il 50enne «cagionandone la morte per le gravissime lesioni subite» e «per aver portato in un luogo pubblico, senza giustificato motivo, due coltelli occultati all'interno della tasca» della sua felpa, dei quali però non vi è traccia.
Si cerca, dunque, ancora l'arma (o le armi) del delitto. E le attività dei poliziotti, che ieri hanno effettuato alcune perquisizioni, vanno avanti spedite, mentre nel pomeriggio si è svolto l'esame autoptico, eseguito dalla dottoressa Sara Sablone dell'istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, che ha messo in luce alcuni aspetti.
Sul corpo dell'uomo, morto a causa di «uno shock emorragico» - la salma sarà riconsegnata alla famiglia oggi -, sono emersi, oltre ad «alcuni segni di aggressione», due tagli molto profondi. Lesioni «rapidamente mortali» inferte all'altezza del torace con brutalità e violenza.
L'accoltellamento sarebbe avvenuto in via San Luca, una zona del centro storico che sta provando a rinascere, dopo essere stata - e probabilmente lo è ancora - una florida piazza di spaccio in mano al clan Cipriano. Qui, sotto l'arco, la vittima - considerato vicino proprio al gruppo retto da Francesco Colasuonno - e il suo aggressore si sarebbero incontrati. Forse per convergere su un pagamento. O per dirimere uno screzio legato allo smercio di droga.
Non è chiaro se i due si fossero dati appuntamento o se l'incontro sia stato causale. Tutto è accaduto prima delle ore 04.00 di venerdì, quando sarebbe nata una discussione, sino a quando il 28enne avrebbe sferrato due coltellate «in aree vitali» del 50enne. A quel punto, la vittima ha cercato una via di fuga.
Si è trascinato verso il punto di primo soccorso di via Comes, ma in via Bellini, nel suo ultimo e disperato tentativo di sopravvivenza, s'è accasciato sull'asfalto, crollando proprio sulla soglia di casa. Inutili i soccorsi prestati dal 118, Monopoli non ce l'ha fatta.
Alla rapidità del gesto, così efferato, è seguita la prontezza degli investigatori, intervenuti sul posto con il personale della Squadra Mobile e della Scientifica: gli agenti, diretti dal vice questore aggiunto Vittorio Di Lalla, sono stati instradati sulla pista giusta da un testimone oculare del delitto che «riferiva di aver riconosciuto», anche attraverso una successiva individuazione fotografica, in Bernia Castillo «l'autore dell'omicidio» del suo amico, «colpito a morte, senza alcun apparente motivo idoneo a giustificare il gesto criminale, con due fendenti inferti, in contemporanea, sul petto della vittima, a mezzo di due coltelli detenuti dal fermato».
A poche ore di distanza dall'accoltellamento, infatti, i poliziotti delle Volanti della Questura di Bari hanno fermato il presunto omicida. L'hanno rintracciato nei bagni della stazione ferroviaria: aveva le mani e i vestiti sporchi di sangue, segni inequivocabili di una recente colluttazione. Tracce ematiche che l'uomo, condotto dagli agenti negli uffici di via Traetta dove «non si è mostrato collaborativo», ha provato a spacciare come conseguenze di una caduta, avvenuta poco prima, sui binari mentre da Ruvo di Puglia rientrava a piedi a Bitonto.
Una versione dei fatti, «del tutto inverosimile e completamente smentita dagli ulteriori elementi investigativi acquisiti», che non ha convinto gli inquirenti i quali hanno disposto il suo fermo, prima di trasferirlo nel carcere di Bari. Nonostante non siano state ancora individuate in modo chiaro le ragioni che hanno condotto al brutale omicidio, per gli inquirenti appare ipotizzabile che sullo sfondo vi siano delle frizioni legate alla droga.