Cronaca
Appalti truccati dopo il terremoto de L'Aquila: coinvolto un tecnico bitontino
Per lui divieto di esercitare la professione. Provvedimenti e arresti in tutta Italia
Bitonto - mercoledì 19 luglio 2017
23.42
C'è anche un tecnico di Bitonto coinvolto nell'inchiesta sulla ricostruzione dopo il terremoto che nel 2009 sconvolse L'Aquila.
Nella mattinata, il Reparto Operativo del Comando Provinciale del capoluogo abruzzese, al quale è stato fornita collaborazione anche dal Comando Provinciale di Bari per obiettivi dei comuni di Bari, Bitonto e Altamura, ha dato corso a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, notificando, contestualmente, altri cinque provvedimenti di applicazione del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale, uno dei quali indirizzato proprio al 65enne Domenico Pazienza, il tecnico bitontino sanzionato, insieme alle altre persone coinvolte, su ordine del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella.
I provvedimenti interessano pubblici funzionari, imprenditori e professionisti, residenti nelle province de L'Aquila, Teramo, Pesaro Urbino e Bari, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.
L'indagine, avviata nel 2016 dal Nucleo investigativo dei Carabinieri de L'Aquila, coordinata dal procuratore capo de L'Aquila Michele Renzo e condotta dal sostituto procuratore Antonietta Picardi, ha riguardato complessivamente 35 soggetti (i restanti indagati in stato di libertà).
Secondo gli inquirenti, alcuni funzionari pubblici - inseriti nel contesto del Segretariato regionale del Ministero dei Beni Culturali dell'Abruzzo - ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell'assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, avrebbero gestito gli appalti della ricostruzione post sisma in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell'amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all'esecuzione delle opere) a parenti ed amici.
Sempre secondo quanto ipotizzato dai Carabinieri, talune ditte si sarebbero garantite l'assegnazione di gare d'appalto con ribassi particolarmente cospicui, ottenendo successivamente il recupero, attraverso il riconoscimento di varianti in corso d'opera.
Più in particolare le ditte esecutrici, in accordo con i funzionari, avrebbero avuto modo di recuperare i ribassi, durante lo svolgimento delle opere edili, con le cosiddette perizie di variante (riassegnate ad affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara) ossia grazie a perizie di adeguamento prezzi, con un aumento talvolta anche elevato rispetto all'importo iniziale dei lavori a base d'asta.
Il compenso per i funzionari si sarebbe concretizzato, secondo quanto ricostruito, attraverso l'affidamento di incarichi professionali a parenti o amici (le cui parcelle, per altro, proporzionate al valore dei lavori, si sarebbero arricchite alla concessione di ciascuna variante) attraverso l'elargizione di somme in denaro.
Per taluni procedimenti sarebbe stata, infatti, accertata sia la turbativa della gara per l'assegnazione dei lavori, sia il relativo pagamento di somme da parte dell'imprenditore al funzionario compiacente, quale corrispettivo per il buon fine dell'accordo.
Per evitare le prescritte comunicazioni all'Anac, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, e, di conseguenza il controllo censorio del garante, sarebbero state opportunamente concordate di volta in volta, con le ditte, perizie di variante al di sotto del 20% dell'ammontare dei lavori, "spacchettando" in questo modo l'importo del recupero del ribasso.
Complessivamente poste sotto osservazione dai Carabinieri le procedure relative all'assegnazione e esecuzione di dodici opere di restauro di altrettanti edifici di interesse storico-culturale. Di rilievo la procedura inerente le opere di recupero e restauro del Teatro Comunale di L'Aquila, i cui lavori sono attualmente in fase relativamente avanzata.
Contestualmente sono state eseguite le operazioni di acquisizione di tutta la documentazione presente nell'ente pubblico, nonché custodita presso ditte, studi professionali e laboratorio analisi, con il sequestro di computer e supporti informatici vari.
Nella mattinata, il Reparto Operativo del Comando Provinciale del capoluogo abruzzese, al quale è stato fornita collaborazione anche dal Comando Provinciale di Bari per obiettivi dei comuni di Bari, Bitonto e Altamura, ha dato corso a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, notificando, contestualmente, altri cinque provvedimenti di applicazione del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale, uno dei quali indirizzato proprio al 65enne Domenico Pazienza, il tecnico bitontino sanzionato, insieme alle altre persone coinvolte, su ordine del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella.
I provvedimenti interessano pubblici funzionari, imprenditori e professionisti, residenti nelle province de L'Aquila, Teramo, Pesaro Urbino e Bari, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.
L'indagine, avviata nel 2016 dal Nucleo investigativo dei Carabinieri de L'Aquila, coordinata dal procuratore capo de L'Aquila Michele Renzo e condotta dal sostituto procuratore Antonietta Picardi, ha riguardato complessivamente 35 soggetti (i restanti indagati in stato di libertà).
Secondo gli inquirenti, alcuni funzionari pubblici - inseriti nel contesto del Segretariato regionale del Ministero dei Beni Culturali dell'Abruzzo - ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell'assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, avrebbero gestito gli appalti della ricostruzione post sisma in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell'amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all'esecuzione delle opere) a parenti ed amici.
Sempre secondo quanto ipotizzato dai Carabinieri, talune ditte si sarebbero garantite l'assegnazione di gare d'appalto con ribassi particolarmente cospicui, ottenendo successivamente il recupero, attraverso il riconoscimento di varianti in corso d'opera.
Più in particolare le ditte esecutrici, in accordo con i funzionari, avrebbero avuto modo di recuperare i ribassi, durante lo svolgimento delle opere edili, con le cosiddette perizie di variante (riassegnate ad affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara) ossia grazie a perizie di adeguamento prezzi, con un aumento talvolta anche elevato rispetto all'importo iniziale dei lavori a base d'asta.
Il compenso per i funzionari si sarebbe concretizzato, secondo quanto ricostruito, attraverso l'affidamento di incarichi professionali a parenti o amici (le cui parcelle, per altro, proporzionate al valore dei lavori, si sarebbero arricchite alla concessione di ciascuna variante) attraverso l'elargizione di somme in denaro.
Per taluni procedimenti sarebbe stata, infatti, accertata sia la turbativa della gara per l'assegnazione dei lavori, sia il relativo pagamento di somme da parte dell'imprenditore al funzionario compiacente, quale corrispettivo per il buon fine dell'accordo.
Per evitare le prescritte comunicazioni all'Anac, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, e, di conseguenza il controllo censorio del garante, sarebbero state opportunamente concordate di volta in volta, con le ditte, perizie di variante al di sotto del 20% dell'ammontare dei lavori, "spacchettando" in questo modo l'importo del recupero del ribasso.
Complessivamente poste sotto osservazione dai Carabinieri le procedure relative all'assegnazione e esecuzione di dodici opere di restauro di altrettanti edifici di interesse storico-culturale. Di rilievo la procedura inerente le opere di recupero e restauro del Teatro Comunale di L'Aquila, i cui lavori sono attualmente in fase relativamente avanzata.
Contestualmente sono state eseguite le operazioni di acquisizione di tutta la documentazione presente nell'ente pubblico, nonché custodita presso ditte, studi professionali e laboratorio analisi, con il sequestro di computer e supporti informatici vari.