Vita di città
Approfondimento - Il "Castello" dell’Annunziata e le mura della città fino al secolo scorso
Il Comune è candidato a un bando con cui potrebbe essere valorizzato l’antico percorso murario
Bitonto - mercoledì 7 novembre 2018
8.39
Un bando regionale da 1,5 milioni di euro potrebbe consentire alla città di Bitonto di valorizzare, in qualche modo, la possente Torre dell'Annunziata e le annesse mura medievali, all'interno di un progetto di restyling dell'intera piazza, ma si dovrà aspettare fino a giugno per sapere se sarà possibile.
Nel frattempo, però, grazie a Pasquale Fallacara, grande appassionato di storia locale, BitontoViva ha deciso di pubblicare alcune informazioni sulle strutture che gli archeologi stanno cercando.
«Verso la metà del XIV secolo, alla fine della contesa tra la regina Giovanna I d'Angiò ed il cognato re Luigi d'Ungheria, la cinta muraria bitontina del lato nord era ridotta a un cumulo di macerie, per cui fu ricostruita e munita di nuove torri più rispondenti alle nuove tecniche di guerra. Tra le nuove opere, oltre alla possente "Torre di Porta Baresana" chiamata impropriamente "castello" in quanto difesa da milizia sotto il comando di un "castellano", fu costruita l'ormai scomparsa "Torre dell'Annunziata", così chiamata in quanto ubicata tra la scalinata della chiesa dell'Annunziata ed il portone di casa Buquicchio.
La torre, di forma cilindrica, avente un diametro di circa m. 12, ed alta circa m.18, presentava un massiccio paramento murario costituito da grandi conci di pietra calcarea disposti a corsi regolari. Un piccolo ingresso immetteva nella torre suddivisa in due piani, entrambi probabilmente dotati di focolare e finestrella utilizzata come punto luce, comunicanti tramite una botola centrale dotata di scala retrattile. Dotata di profondo fossato e coronamento a merlatura, rappresentata in varie vedute prospettiche della città di Bitonto (Azzaro 1586, Carlo Rosa 1656, Pacichelli 1703, Rullan 1727, Orlandi 1770), in un seicentesco inventario delle rendite del comune di Bitonto, conservato presso l'Archivio Diocesano, viene menzionata con il nome di "Torre di Maria Schiava", concessa a Colangelo di Palo, ed abitata da due famiglie, una per piano.
Consultando la delibera n° 14 della seduta del Consiglio Comunale, datata 31 Marzo 1883, avente per oggetto: "Demolizione di un torrione alla strada Amedeo", a firma del presidente P. Martucci Zecca, apprendiamo che: "Esistendo un antico torrione che sconcia la Strada Amedeo, per allinearsi la quale evvi necessità della demolizione, i proprietari dello stresso, eredi Di Mundo si sono offerti di abbatterlo, con l'abbandono del suolo ad uso pubblico, purchè abbiano un sussidio di lire 3.300 franco di spese, da ripartirsi per lire 2.300 a carico dell'Azienda Comunale, per lire 500 a carico della Congrega dell'Annunziata e per lire 500 a carico del Sig. Giuseppe Buquicchio, giusto loro spontanea offerta, come coloro che più avvantaggiano per la demolizione in parola.". Il Consiglio, udita la proposta del presidente, vista la necessità di abbattere il torrione, a quei tempi chiamato "Castello dirimpetto alla chiesa dell'Annunziata", e visto che le spese periziate per l'abbattimento erano nettamente superiori al sussidio richiesto dai Di Mundo, diede parere favorevole all'abbattimento. Nello stesso anno, a seguito degli interventi dell'architetto civile Michele Masotino per la "ristrutturazione-regolarizzazione" edilizia interna al centro antico, con apposito decreto del Re d'Italia Umberto I, la torre, unitamente ai fronti di "casa Sisto", furono demoliti. Questi corpi di fabbrica demoliti, si evidenziano in giallo nell'ottocentesco grafico di progetto del Masotino per il "raddrizzamento della strada vico III Amedeo, connessa alla strada Principe Amedeo (odierna via Matteotti)", nel quale la torre risulta di proprietà di M.Giuseppe Palmieri e di Lorenzo Dimunno (DI Mundo).
Posta sulle mura della torre vi era una lapide di pietra a tre pezzi, riportante nel mezzo lo stemma angioino (dieci gigli sormontati dal lambello d'Angiò a quatro pendenti), a destra lo stemma cittadino (albero di ulivo fruttifero), a sinistra quello della nobile famiglia Capuano di Napoli (in campo d'argento con dentatura d'intorno testa di leone nero coronato e code di ermellino). Databile al 1360, anno in cui Mariano Capuano fu Regio Capitano di Bitonto, fu salvata durante la demolizione e collocata nell'atrio dell'ex convento di S. Domenico, unitamente ad un epigrafe riportante le seguenti parole: "Stemmi rinvenuti nel 1883 colla demolizione del Castello dell'Annunziata"»
Nel frattempo, però, grazie a Pasquale Fallacara, grande appassionato di storia locale, BitontoViva ha deciso di pubblicare alcune informazioni sulle strutture che gli archeologi stanno cercando.
«Verso la metà del XIV secolo, alla fine della contesa tra la regina Giovanna I d'Angiò ed il cognato re Luigi d'Ungheria, la cinta muraria bitontina del lato nord era ridotta a un cumulo di macerie, per cui fu ricostruita e munita di nuove torri più rispondenti alle nuove tecniche di guerra. Tra le nuove opere, oltre alla possente "Torre di Porta Baresana" chiamata impropriamente "castello" in quanto difesa da milizia sotto il comando di un "castellano", fu costruita l'ormai scomparsa "Torre dell'Annunziata", così chiamata in quanto ubicata tra la scalinata della chiesa dell'Annunziata ed il portone di casa Buquicchio.
La torre, di forma cilindrica, avente un diametro di circa m. 12, ed alta circa m.18, presentava un massiccio paramento murario costituito da grandi conci di pietra calcarea disposti a corsi regolari. Un piccolo ingresso immetteva nella torre suddivisa in due piani, entrambi probabilmente dotati di focolare e finestrella utilizzata come punto luce, comunicanti tramite una botola centrale dotata di scala retrattile. Dotata di profondo fossato e coronamento a merlatura, rappresentata in varie vedute prospettiche della città di Bitonto (Azzaro 1586, Carlo Rosa 1656, Pacichelli 1703, Rullan 1727, Orlandi 1770), in un seicentesco inventario delle rendite del comune di Bitonto, conservato presso l'Archivio Diocesano, viene menzionata con il nome di "Torre di Maria Schiava", concessa a Colangelo di Palo, ed abitata da due famiglie, una per piano.
Consultando la delibera n° 14 della seduta del Consiglio Comunale, datata 31 Marzo 1883, avente per oggetto: "Demolizione di un torrione alla strada Amedeo", a firma del presidente P. Martucci Zecca, apprendiamo che: "Esistendo un antico torrione che sconcia la Strada Amedeo, per allinearsi la quale evvi necessità della demolizione, i proprietari dello stresso, eredi Di Mundo si sono offerti di abbatterlo, con l'abbandono del suolo ad uso pubblico, purchè abbiano un sussidio di lire 3.300 franco di spese, da ripartirsi per lire 2.300 a carico dell'Azienda Comunale, per lire 500 a carico della Congrega dell'Annunziata e per lire 500 a carico del Sig. Giuseppe Buquicchio, giusto loro spontanea offerta, come coloro che più avvantaggiano per la demolizione in parola.". Il Consiglio, udita la proposta del presidente, vista la necessità di abbattere il torrione, a quei tempi chiamato "Castello dirimpetto alla chiesa dell'Annunziata", e visto che le spese periziate per l'abbattimento erano nettamente superiori al sussidio richiesto dai Di Mundo, diede parere favorevole all'abbattimento. Nello stesso anno, a seguito degli interventi dell'architetto civile Michele Masotino per la "ristrutturazione-regolarizzazione" edilizia interna al centro antico, con apposito decreto del Re d'Italia Umberto I, la torre, unitamente ai fronti di "casa Sisto", furono demoliti. Questi corpi di fabbrica demoliti, si evidenziano in giallo nell'ottocentesco grafico di progetto del Masotino per il "raddrizzamento della strada vico III Amedeo, connessa alla strada Principe Amedeo (odierna via Matteotti)", nel quale la torre risulta di proprietà di M.Giuseppe Palmieri e di Lorenzo Dimunno (DI Mundo).
Posta sulle mura della torre vi era una lapide di pietra a tre pezzi, riportante nel mezzo lo stemma angioino (dieci gigli sormontati dal lambello d'Angiò a quatro pendenti), a destra lo stemma cittadino (albero di ulivo fruttifero), a sinistra quello della nobile famiglia Capuano di Napoli (in campo d'argento con dentatura d'intorno testa di leone nero coronato e code di ermellino). Databile al 1360, anno in cui Mariano Capuano fu Regio Capitano di Bitonto, fu salvata durante la demolizione e collocata nell'atrio dell'ex convento di S. Domenico, unitamente ad un epigrafe riportante le seguenti parole: "Stemmi rinvenuti nel 1883 colla demolizione del Castello dell'Annunziata"»