Aumentano i poveri anche a Bitonto. Intervista a Don Vito Piccinonna
Il direttore diocesano: «Necessario che le politiche di welfare vadano sempre più a braccetto con le politiche urbanistiche e con quelle lavorative»
Qual è attualmente la situazione a Bari? Che tipo di servizi offre la Caritas alle persone in difficoltà?
Le parrocchie con i loro parroci e i centri di ascolto sono il primo presidio di prossimità e di vicinanza, ove la prima carità che si dona è fatta dalla relazione, dal sentirsi riconosciuti e chiamati spesso per nome in una società che tende a massificare i volti e le storie. Le parrocchie non separano le persone. per cui l'essere e il fare comunità è la prima risorsa che tante persone possono vivere e sperimentare. Sovente si viene incontro con spazi e tempi di relazione, ci si avvale della possibilità di ricevere degli alimenti, si può venire incontro al pagamento di alcune utenze. Molte parrocchie hanno anche dei doposcuola per i bimbi più in difficoltà. Accanto alle parrocchie ci sono diversi servizi della Caritas diocesana che vanno dal centro di ascolto e l'osservatorio delle povertà e delle risorse, l'accoglienza per le persone senza dimora e i padri separati, l'accoglienza di nuclei famigliari provenienti con i corridoi umanitari e universitari; pensiamo anche all'attenzione che con altre realtà abbiamo messo su per l'emporio della salute col fornire farmaci per persone e famiglie in difficoltà. Si pensi all'impegno quotidiano delle mense diffuse sul territorio diocesano (12 su Bari e 3 in altri paesi della diocesi). Sono da aggiungere progetti ricavati dall'8x1000 che di anno in anno permettono delle attenzioni particolari. In questo anno la ludopatia è al centro di un progetto "Riprendi_Te". A tutto questo si aggiunga anche l'impegno di altre realtà di ispirazione cattolica come pure l'impegno delle Fondazioni presenti sul territorio diocesano: la Fondazione Antiusura, la Fondazione Giovanni Paolo ll (particolarmente impegnata su dimensione famiglia ed educazione) e la Fondazione SS. Medici su Bitonto (impegnata dal punto di vista assistenziale e sanitario).
Che tipo di attività avete previsto per i senza tetto e i senza dimora a Bari?
La Caritas attualmente attraverso una cooperativa accoglie in via Curzio dei Mille a Bari persone senza dimora, uomini, e continua a coordinare le mense presenti su tutto il territorio che fanno capo a parrocchie e istituti religiosi. Sebbene sia grave la situazione di queste persone, siamo invitati a non chiudere gli occhi anche sulle altre tantissime povertà che riguardano tante altre fasce di persone. Non dobbiamo chiudere gli occhi sul dramma delle persone con disabilità e le loro famiglie, spesso lasciate sole, come pure non possiamo sottacere quella che durante il Covid è apparsa con i suoi toni drammatici relativamente alla povertà educativa. Sentiamo necessario che le politiche di welfare a tutti i livelli vadano sempre più a braccetto con le politiche urbanistiche e con quelle lavorative, ricordando che il lavoro è necessario per la dignità delle persone. Questo tempo non ha bisogno di elemosine ma di una solidarietà lunga.
I poveri non mangiano solo a Natale. Confesso che il buonismo natalizio mi ha un po' stancato in questi anni. Le realtà caritative mettono quotidianamente il loro impegno e la loro generosità a disposizione di chi non ha nulla. Ovviamente anche a Natale. Ma non solo a Natale.
Per i dormitori ci sono regole diverse a causa del Covid?
Ovviamente sì. Sentiamo importante proteggere e accompagnare. Sono state previste dal Comune di Bari delle regole condivise tra tutti i luoghi di accoglienza ed è più che giusto poterli osservare al meglio per il bene di queste persone e della città in cui vivono.
Che periodo è il natale per le persone seguite dalla Caritas?
Un Natale difficile perché se già per tutti il futuro appare a tratti confuso e con contorni non ben delineati questo vale ancor di più per chi fa più fatica. Ed è proprio per questo che serve un balzo in avanti e comunitario da parte delle nostre città. Non va lasciato nessuno indietro. C'è tanta paura da parte di chi non ce la fa e spesso molta indifferenza da parte di chi potrebbe fare di più. Occorre una scelta comunitaria di bene e di prossimità, di inclusione, in vista di uno sviluppo integrale delle persone, di ciascuna e di tutte. Nessuna esclusa.