Attualità
Bitonto aveva problemi di traffico anche cento anni fa
In un antico documento le disposizioni dell'allora sindaco per impedire il parcheggio selvaggio in centro
Bitonto - martedì 5 novembre 2019
9.58
«Si stava meglio quando si stava peggio». «Bitonto di una volta era migliore». «Come sarebbe bella Bitonto senza traffico come una volta». Sono questi i commenti più gettonati quando si parla della circolazione fra le strade di Bitonto, simili, secondo i cittadini contemporanei, a gironi danteschi che avrebbero soppiantato un ordine e una tranquillità bucolica ormai perduti nel tempo.
In realtà non è proprio così. A dimostrarlo è un inedito documento di più di un secolo fa in cui l'allora sindaco, Vito Fione, allerta le forze della Polizia Municipale per far rispettare un'ordinanza in cui tenta di mettere ordine nel caotico traffico di carri, carrozze e traini della città dell'olio.
«Divieto di sosta, zona a traffico limitato, problemi di intasamento, ieri come oggi», è la descrizione della situazione del professor Stefano Milillo, che ha scovato il documento e l'ha pubblicato.
«Il 30 settembre 1902 - racconta ancora Milillo - il sindaco Vito Fione proibisce lo stazionamento di carri, carrozze, omnibus, traini e tutto quanto non riguarda i servizi pubblici, lungo corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito, Largo San Francesco e vie adiacenti».
Ed in effetti il primo cittadino è costretto a concedere lo stazionamento «alle sole carrozze ed omnibus del servizio postale, innanzi all'Ufficio di Posta e alle ore stabilite per le partenze e gli arrivi».
Per tutti gli altri era possibile «stazionare soltanto in fondo al Corso Vittorio Emanuele, oltre il selciato, ed in modo da non impedire menomamente il transito. Tale stazionamento poi è concesso pei suddetti carri, carrozze ecc., solo quando sono in atto di partenza o ritorno, e per un tempo non superiore a cinque minuti».
«I contravventori alle disposizioni – minaccia infine l'ordinanza – saranno passibili delle pene sancite dalle vigenti leggi», mentre «le Guardie Municipali e tutti gli Agenti della forza pubblica sono incaricati della esecuzione di quanto sopra».
In effetti la situazione della città, come quella di tutte le città dell'epoca, era di certo molto meno "idilliaca" di come qualcuno, nostalgicamente, prova a voler raccontare. A partire dai problemi di igiene pubblica a causa delle innumerevoli deiezioni (solide e liquide) che gli animali lasciavano ovunque e che regalavano alla città effluvi tutt'altro che gradevoli. I casi di persone investite, poi, nonostante un traffico certamente minore, erano molto frequenti, anche per la difficoltà di governare un animale che, per sua natura, non è fatto per seguire gli ordini di un cocchiere. E perseguire i colpevoli dei reati era infinitamente più complicato, vista l'assenza di telecamere per la ricostruzione delle dinamiche, trovare prove di colpevolezza e talvolta per l'identificazione stessa dei responsabili, che, quasi sempre, la passavano liscia.
«E noi che si pensava ai tempi belli in cui la città era più vivibile senza traffico – commenta il professor Milillo - senza smog sì, ma senza traffico no, e con un po' di sporcizia in più».
In realtà non è proprio così. A dimostrarlo è un inedito documento di più di un secolo fa in cui l'allora sindaco, Vito Fione, allerta le forze della Polizia Municipale per far rispettare un'ordinanza in cui tenta di mettere ordine nel caotico traffico di carri, carrozze e traini della città dell'olio.
«Divieto di sosta, zona a traffico limitato, problemi di intasamento, ieri come oggi», è la descrizione della situazione del professor Stefano Milillo, che ha scovato il documento e l'ha pubblicato.
«Il 30 settembre 1902 - racconta ancora Milillo - il sindaco Vito Fione proibisce lo stazionamento di carri, carrozze, omnibus, traini e tutto quanto non riguarda i servizi pubblici, lungo corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito, Largo San Francesco e vie adiacenti».
Ed in effetti il primo cittadino è costretto a concedere lo stazionamento «alle sole carrozze ed omnibus del servizio postale, innanzi all'Ufficio di Posta e alle ore stabilite per le partenze e gli arrivi».
Per tutti gli altri era possibile «stazionare soltanto in fondo al Corso Vittorio Emanuele, oltre il selciato, ed in modo da non impedire menomamente il transito. Tale stazionamento poi è concesso pei suddetti carri, carrozze ecc., solo quando sono in atto di partenza o ritorno, e per un tempo non superiore a cinque minuti».
«I contravventori alle disposizioni – minaccia infine l'ordinanza – saranno passibili delle pene sancite dalle vigenti leggi», mentre «le Guardie Municipali e tutti gli Agenti della forza pubblica sono incaricati della esecuzione di quanto sopra».
In effetti la situazione della città, come quella di tutte le città dell'epoca, era di certo molto meno "idilliaca" di come qualcuno, nostalgicamente, prova a voler raccontare. A partire dai problemi di igiene pubblica a causa delle innumerevoli deiezioni (solide e liquide) che gli animali lasciavano ovunque e che regalavano alla città effluvi tutt'altro che gradevoli. I casi di persone investite, poi, nonostante un traffico certamente minore, erano molto frequenti, anche per la difficoltà di governare un animale che, per sua natura, non è fatto per seguire gli ordini di un cocchiere. E perseguire i colpevoli dei reati era infinitamente più complicato, vista l'assenza di telecamere per la ricostruzione delle dinamiche, trovare prove di colpevolezza e talvolta per l'identificazione stessa dei responsabili, che, quasi sempre, la passavano liscia.
«E noi che si pensava ai tempi belli in cui la città era più vivibile senza traffico – commenta il professor Milillo - senza smog sì, ma senza traffico no, e con un po' di sporcizia in più».