Cronaca
Bitonto e Grumo Appula, ecco la banda. E tra i fermati c'è il capo latitante
In manette tre bitontini di 56, 34 e 33 anni. Il più grande coinvolto nelle operazioni "Harvest" del 2004 e "Satellite" del 2006
Bitonto - sabato 15 ottobre 2022
18.40
Una notizia che ha gelato Cerignola, in una giornata uggiosa. Aveva solo 31 anni e stava per diventare papà, mormora chi in paese ha saputo della morte di Giovanni Rinaldi, l'uomo rimasto ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Squadra Mobile di Avellino e delle Questure di Foggia e Chieti.
Rinaldi, che aveva qualche precedente per droga, è stato lasciato sui binari del passaggio a livello della frazione Villa San Nicola di Cesinali. Intanto, oltre al foggiano, gli altri arrestati risiedono fra Bitonto, da sempre un punto di riferimento costante per la criminalità foggiana e della sesta provincia, spesso protagonisti di traffici e rapporti a cavallo delle due province come dimostrato in decenni di vicende processuali, e Grumo Appula.
Hanno 56, 34 e 33 anni. Il più grande, con un lunghissimo curriculum criminale fatto di precedenti penali di tutti i tipi e già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, è stato considerato un punto di riferimento per le dinamiche malavitose a nord di Bari, ancora in grado di infondere timore anche solo con il proprio nome, ma quasi mai secondo la giustizia.
Nel 2009, infatti, dopo quattro gradi di giudizio, fu assolto dalla Corte d'Appello di Bari, da tutti i reati che gli erano stati imputati. Tanto che il suo avvocato chiese allo Stato 500mila euro quale risarcimento per l'ingiusta detenzione. Eppure era stato accusato da ben tre collaboratori di giustizia che lo descrivevano come un mammasantissima. Il suo ruolo nella faida di Bitonto era considerato di primo piano.
L'uomo, infatti, era nell'elenco di nomi che comparve sia nell'operazione "Harvest" del 2004 - con la pesante accusa di associazione mafiosa e traffico di droga - sia nell'operazione "Satellite" del 2006.
Con lui sono finiti in carcere anche un 34enne di Bitonto residente a Grumo Appula, arrestato nel 2014 a Forlì e nel 2019 a Trani perché ritenuto componente di due organizzazioni criminali dediti alle rapine ai danni di tir e furgoni portavalori, e un 33enne di Bitonto con precedenti per reati contro il patrimonio. Nel 2017 fu arrestato a Molfetta prima che potesse compiere un furto in un appartamento.
Tre figure importanti secondo gli inquirenti, al centro del mosaico criminale che giovedì è stato intercettato a Cesinali. I malviventi avrebbero aperto per primi il fuoco contro la Polizia che ha risposto esplodendo alcuni colpi per cercare di bloccarli. Gli agenti della Questura nel piazzale del cimitero avevano organizzato un posto di blocco, dopo la segnalazione dei colleghi abruzzesi e pugliesi.
Un'altra Jeep Compass nera è stata subito bloccata davanti al camposanto. Le altre hanno forzato l'imbuto. Ne è nato così l'inseguimento per le strade del centro e della periferia del paese. I rapinatori hanno lanciato sull'asfalto decine di chiodi a tre punte nel tentativo di stoppare la Polizia. Ma senza riuscirci. Il gruppo dei veicoli si è poi diretto verso la frazione Villa San Nicola.
Al passaggio a livello, la Jeep Compass bianca del latitante e del 31enne deceduto ha provato a percorrere i binari. Dopo poco però si è fermata. Quindi la fuga a piedi di almeno due dei malviventi - tra cui il capo della gang Savino Ariostini - che hanno abbandonato lì il corpo senza vita del giovane pregiudicato pugliese.
Rinaldi, che aveva qualche precedente per droga, è stato lasciato sui binari del passaggio a livello della frazione Villa San Nicola di Cesinali. Intanto, oltre al foggiano, gli altri arrestati risiedono fra Bitonto, da sempre un punto di riferimento costante per la criminalità foggiana e della sesta provincia, spesso protagonisti di traffici e rapporti a cavallo delle due province come dimostrato in decenni di vicende processuali, e Grumo Appula.
Hanno 56, 34 e 33 anni. Il più grande, con un lunghissimo curriculum criminale fatto di precedenti penali di tutti i tipi e già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, è stato considerato un punto di riferimento per le dinamiche malavitose a nord di Bari, ancora in grado di infondere timore anche solo con il proprio nome, ma quasi mai secondo la giustizia.
Nel 2009, infatti, dopo quattro gradi di giudizio, fu assolto dalla Corte d'Appello di Bari, da tutti i reati che gli erano stati imputati. Tanto che il suo avvocato chiese allo Stato 500mila euro quale risarcimento per l'ingiusta detenzione. Eppure era stato accusato da ben tre collaboratori di giustizia che lo descrivevano come un mammasantissima. Il suo ruolo nella faida di Bitonto era considerato di primo piano.
L'uomo, infatti, era nell'elenco di nomi che comparve sia nell'operazione "Harvest" del 2004 - con la pesante accusa di associazione mafiosa e traffico di droga - sia nell'operazione "Satellite" del 2006.
Con lui sono finiti in carcere anche un 34enne di Bitonto residente a Grumo Appula, arrestato nel 2014 a Forlì e nel 2019 a Trani perché ritenuto componente di due organizzazioni criminali dediti alle rapine ai danni di tir e furgoni portavalori, e un 33enne di Bitonto con precedenti per reati contro il patrimonio. Nel 2017 fu arrestato a Molfetta prima che potesse compiere un furto in un appartamento.
Tre figure importanti secondo gli inquirenti, al centro del mosaico criminale che giovedì è stato intercettato a Cesinali. I malviventi avrebbero aperto per primi il fuoco contro la Polizia che ha risposto esplodendo alcuni colpi per cercare di bloccarli. Gli agenti della Questura nel piazzale del cimitero avevano organizzato un posto di blocco, dopo la segnalazione dei colleghi abruzzesi e pugliesi.
Un'altra Jeep Compass nera è stata subito bloccata davanti al camposanto. Le altre hanno forzato l'imbuto. Ne è nato così l'inseguimento per le strade del centro e della periferia del paese. I rapinatori hanno lanciato sull'asfalto decine di chiodi a tre punte nel tentativo di stoppare la Polizia. Ma senza riuscirci. Il gruppo dei veicoli si è poi diretto verso la frazione Villa San Nicola.
Al passaggio a livello, la Jeep Compass bianca del latitante e del 31enne deceduto ha provato a percorrere i binari. Dopo poco però si è fermata. Quindi la fuga a piedi di almeno due dei malviventi - tra cui il capo della gang Savino Ariostini - che hanno abbandonato lì il corpo senza vita del giovane pregiudicato pugliese.