Cronaca
Caldarulo: «Un boato indescrivibile, poi il silenzio»
Parla il militare di Bitonto ferito a Beirut: «Siamo stati fortunati, molti altri no e siamo preoccupati per loro»
Bitonto - giovedì 6 agosto 2020
10.10
È ancora scosso per la terribile esperienza vissuta e per la consapevolezza di essere stato molto fortunato Roberto Caldarulo, il militare di Bitonto rimasto ferito a Beirut durante la tremenda esplosione al porto che nel giro di pochi secondi ha fatto 137 morti, 5mila feriti e 300mila sfollati.
«Per noi era una normale giornata di lavoro – ha raccontato al Corriere Roberto, che è Caporal Maggiore Capo Scelto dell'Esercito Italiano e vive a Palombaio con la sua famiglia - stavamo preparando tutto quello che serviva per la prossima attività: il nostro nucleo aiuta gli assetti per il flusso e deflusso da e per i teatri operativi con i trasporti multimodali. Ricordo un boato fortissimo, indescrivibile e gli avvenimenti che si succedevano molto velocemente. Subito dopo l'esplosione ci sono stati attimi di smarrimento, perchè era del tutto imprevisto, ma per fortuna stiamo tutti bene, abbiamo fatto un controllo fra noi per vedere se qualcuno fosse in condizioni più gravi, ma non era così. All'inizio non mi ero nemmeno accorto di essere ferito e di perdere sangue da una mano. Dopo i primi attimi di sorpresa per l'imprevedibilità dell'evento, abbiamo ritrovato lucidità e calma, rimanendo coesi ci siamo raggruppati in un punto di raccolta e abbiamo atteso i soccorsi».
«I soccorsi sono stati davvero tempestivi – continua Caldarulo - nonostante le strade fossero praticabili: è stato bellissimo vedere la colonna del contingente italiano di Unifil quando è venuto a prenderci. Il viaggio è stato molto lungo, ma quando siamo arrivati alla base all'alba vedere il sole che sorgeva è stato bellissimo, abbiamo pensato alla fortuna di poter vedere l'inizio di un nuovo giorno».
«Quello che ci preoccupa – ha però aggiunto Roberto - è la situazione della popolazione libanese, perchè noi siamo stati fortunati, ma tantissimi di loro no»
«Per noi era una normale giornata di lavoro – ha raccontato al Corriere Roberto, che è Caporal Maggiore Capo Scelto dell'Esercito Italiano e vive a Palombaio con la sua famiglia - stavamo preparando tutto quello che serviva per la prossima attività: il nostro nucleo aiuta gli assetti per il flusso e deflusso da e per i teatri operativi con i trasporti multimodali. Ricordo un boato fortissimo, indescrivibile e gli avvenimenti che si succedevano molto velocemente. Subito dopo l'esplosione ci sono stati attimi di smarrimento, perchè era del tutto imprevisto, ma per fortuna stiamo tutti bene, abbiamo fatto un controllo fra noi per vedere se qualcuno fosse in condizioni più gravi, ma non era così. All'inizio non mi ero nemmeno accorto di essere ferito e di perdere sangue da una mano. Dopo i primi attimi di sorpresa per l'imprevedibilità dell'evento, abbiamo ritrovato lucidità e calma, rimanendo coesi ci siamo raggruppati in un punto di raccolta e abbiamo atteso i soccorsi».
«I soccorsi sono stati davvero tempestivi – continua Caldarulo - nonostante le strade fossero praticabili: è stato bellissimo vedere la colonna del contingente italiano di Unifil quando è venuto a prenderci. Il viaggio è stato molto lungo, ma quando siamo arrivati alla base all'alba vedere il sole che sorgeva è stato bellissimo, abbiamo pensato alla fortuna di poter vedere l'inizio di un nuovo giorno».
«Quello che ci preoccupa – ha però aggiunto Roberto - è la situazione della popolazione libanese, perchè noi siamo stati fortunati, ma tantissimi di loro no»