Cultura, Eventi e Spettacolo
Candidatura della via Appia a patrimonio Unesco, Bitonto è tra le città interessate
Si tratta di un percorso antichissimo che da Roma conduceva sino a Brindisi, toccando anche Bitonto
Bitonto - mercoledì 11 gennaio 2023
07.45
Siglata a Roma, nella cornice delle Terme di Diocleziano e dinnanzi a tanti rappresentanti degli enti regionali, provinciali e locali, la firma sul protocollo di intesa per la candidatura della "Via Appia. Regina viarum" a patrimonio mondiale dell'Unesco. Si tratta di un percorso antichissimo che dall'Urbe conduceva sino a Brindisi, toccando anche diverse città del barese. Tra queste, nella sua diramazione traianea, è inserita anche Bitonto.
«Il nome Butunti non doveva essere del tutto oscuro ai Romani, specialmente ai tanti mercatores, che conoscevano i prodotti della Puglia che giungevano al mercato romano. Non è da escludere il legame di questi mercanti con i ricconi romani o con qualche amicus/patronus del poeta Marziale, e quindi con coloro che sponsorizzavano la produzione degli epigrammi e ne garantivano la sopravvivenza - ha ricordato il prof. Nicola Pice -. Bitonto era stata una città importante della Peucezia, come testimoniano le scoperte archeologiche, e aveva conosciuto una sua floridezza economica dal V al III secolo a.C., poi pian piano inclinatasi con la romanizzazione dell'intero territorio».
Complessivamente, si parla di quasi 900 chilometri di strada, che al suo interno racchiude numerose storie, ma anche peculiarità dei territori, bellezze e scambi commerciali con la Grecia e l'Oriente. Il progetto per l'inserimento nella lista Unesco è stato promosso direttamente dal Ministero della Cultura, coinvolgendo ben quattro regioni italiane - Lazio, Campania, Basilicata e Puglia -, dodici tra Province e Città metropolitane, settantatré comuni, quindici parchi, la Pontificia commissione di Archeologia Sacra e venticinque università italiane e straniere. La Via Appia è un monumento lineare che si fa patrimonio culturale ma anche paesaggistico.
«La città di Bitonto era insita lungo la via Minucia, la straboniana strada che permetteva il percorso tra Benevento e Brindisi in età tardorepubblicana lungo la linea Canosa-Ordona-Bitonto-Ceglie-Egnazia-Brindisi, che evitava Bari e si teneva poco lontano dalla costa, toccando invece importanti centri dauni e peucezi e presentandosi come un collegamento nato in epoca preromana, almeno come direttrice di traffici: esso appare anche anteriore allo sviluppo di Bari, della quale la più tarda via Traiana riconobbe, ma certo potenziò al tempo stesso, il ruolo come prima testa di ponte verso l'Oriente. Ma la città era anche attraversata dalla via Appia, più comoda come percorso in quanto carreggiabile e del resto percorso obbligatorio per chi da Roma voleva portarsi in Grecia e in Oriente», spiega il prof. Pice.
La candidatura della via Appia a patrimonio Unesco sarà ora valutata dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco. Un passaggio che apre la porte all'invio del dossier scientifico, accompagnato dal Piano di gestione del sito, alla sede dell'Unesco a Parigi.
«A giusta ragione perciò l'inserimento di Bitonto nel progetto che oggi a Roma, nella suggestiva cornice delle Terme di Diocleziano, alla presenza delle massime autorità nazionali e regionali, si formalizza con la candidatura dell'Appia Antica congiuntamente alla diramazione dell'Appia Traiana tra i beni che meritano di essere considerati un patrimonio dell'umanità», conclude Pice.
«Il nome Butunti non doveva essere del tutto oscuro ai Romani, specialmente ai tanti mercatores, che conoscevano i prodotti della Puglia che giungevano al mercato romano. Non è da escludere il legame di questi mercanti con i ricconi romani o con qualche amicus/patronus del poeta Marziale, e quindi con coloro che sponsorizzavano la produzione degli epigrammi e ne garantivano la sopravvivenza - ha ricordato il prof. Nicola Pice -. Bitonto era stata una città importante della Peucezia, come testimoniano le scoperte archeologiche, e aveva conosciuto una sua floridezza economica dal V al III secolo a.C., poi pian piano inclinatasi con la romanizzazione dell'intero territorio».
Complessivamente, si parla di quasi 900 chilometri di strada, che al suo interno racchiude numerose storie, ma anche peculiarità dei territori, bellezze e scambi commerciali con la Grecia e l'Oriente. Il progetto per l'inserimento nella lista Unesco è stato promosso direttamente dal Ministero della Cultura, coinvolgendo ben quattro regioni italiane - Lazio, Campania, Basilicata e Puglia -, dodici tra Province e Città metropolitane, settantatré comuni, quindici parchi, la Pontificia commissione di Archeologia Sacra e venticinque università italiane e straniere. La Via Appia è un monumento lineare che si fa patrimonio culturale ma anche paesaggistico.
«La città di Bitonto era insita lungo la via Minucia, la straboniana strada che permetteva il percorso tra Benevento e Brindisi in età tardorepubblicana lungo la linea Canosa-Ordona-Bitonto-Ceglie-Egnazia-Brindisi, che evitava Bari e si teneva poco lontano dalla costa, toccando invece importanti centri dauni e peucezi e presentandosi come un collegamento nato in epoca preromana, almeno come direttrice di traffici: esso appare anche anteriore allo sviluppo di Bari, della quale la più tarda via Traiana riconobbe, ma certo potenziò al tempo stesso, il ruolo come prima testa di ponte verso l'Oriente. Ma la città era anche attraversata dalla via Appia, più comoda come percorso in quanto carreggiabile e del resto percorso obbligatorio per chi da Roma voleva portarsi in Grecia e in Oriente», spiega il prof. Pice.
La candidatura della via Appia a patrimonio Unesco sarà ora valutata dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco. Un passaggio che apre la porte all'invio del dossier scientifico, accompagnato dal Piano di gestione del sito, alla sede dell'Unesco a Parigi.
«A giusta ragione perciò l'inserimento di Bitonto nel progetto che oggi a Roma, nella suggestiva cornice delle Terme di Diocleziano, alla presenza delle massime autorità nazionali e regionali, si formalizza con la candidatura dell'Appia Antica congiuntamente alla diramazione dell'Appia Traiana tra i beni che meritano di essere considerati un patrimonio dell'umanità», conclude Pice.