Politica
Chiarantoni: «Il territorio non si limiti all'accoglienza dei migranti ma punti all'integrazione»
Il rappresentante della cooperativa che gestisce il CAS del Maria Cristina all'incontro promosso da Città Democratica
Bitonto - venerdì 1 dicembre 2017
9.00
Puntare all'armonica integrazione delle vittime della migrazione, per trasformare il problema in un'opportunità. È questa la ricetta di Ernesto Chiarantoni, della Cooperativa Sociale «Costruiamo Insieme» che gestisce i migranti del Centro di Accoglienza Speciale del Maria Cristina, intervenuto negli scorsi giorni a un incontro organizzato da Città Democratica nel percorso di avvicinamento al suo congresso.
«In particolare – spiegano da Città Democratica - riprendendo il concetto di "società liquida" espresso dal filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, Chiarantoni ha posto in evidenza "la contraddizione che permea il nostro quotidiano", paragonando tale concetto "ad un fiume che scorre all'interno di una società statica ispirata a vecchie categorie di analisi, che contengono, invece, la necessità del superamento di schematizzazioni miopi rispetto alla realtà"».
«La partita da giocarsi a livello territoriale – ha detto Chiarantoni – oggi, non può fermarsi alle pratiche di accoglienza, deve bensì trovare fondamento in azioni concrete finalizzate all'integrazione ed alla convivenza con le vittime della migrazione, trasformando ciò che è percepito come un problema in opportunità di crescita per la comunità; affinché questo processo sia reso possibile, è necessario che ognuno di noi recuperi quel senso di responsabilità alla base dell'interazione fra diritti e doveri recuperando la capacità di progettare percorsi capaci di produrre risposte ai bisogni».
Per gli attivisti di Città Democratica si tratterebbe di «una sorta di "retroutopia" che tratterrebbe le nuove generazioni inchiodate sul presente».
Per Chiarantoni la causa sarebbe da ricercare in una «disabitudine a ragionare in termini di futuro, tanto da annullare il motore propulsivo della speranza, che entra in netta collisione con voglia e speranza, attitudini di cui sono portatori le persone costrette a migrare, per costruire un futuro migliore».
Durante il seminario, cui ha preso parte anche l'assessore all'Ambiente e Beni Culturali, Rosa Calò, sono state gettate le «basi per una collaborazione che si auspica possa avere importanti ricadute sociali e culturali sulla città», fanno sapere da CD.
«Dal dibattito – conclude la nota dell'associazione politico/culturale - sono emerse, infatti, le enormi potenzialità che può sviluppare il lavoro di rete. Primo passo, da questo punto di vista, già compiuto: conoscenza reciproca e confronto, hanno aperto una strada importante sulla quale sarebbe utile aprire un percorso in sintonia».
«In particolare – spiegano da Città Democratica - riprendendo il concetto di "società liquida" espresso dal filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, Chiarantoni ha posto in evidenza "la contraddizione che permea il nostro quotidiano", paragonando tale concetto "ad un fiume che scorre all'interno di una società statica ispirata a vecchie categorie di analisi, che contengono, invece, la necessità del superamento di schematizzazioni miopi rispetto alla realtà"».
«La partita da giocarsi a livello territoriale – ha detto Chiarantoni – oggi, non può fermarsi alle pratiche di accoglienza, deve bensì trovare fondamento in azioni concrete finalizzate all'integrazione ed alla convivenza con le vittime della migrazione, trasformando ciò che è percepito come un problema in opportunità di crescita per la comunità; affinché questo processo sia reso possibile, è necessario che ognuno di noi recuperi quel senso di responsabilità alla base dell'interazione fra diritti e doveri recuperando la capacità di progettare percorsi capaci di produrre risposte ai bisogni».
Per gli attivisti di Città Democratica si tratterebbe di «una sorta di "retroutopia" che tratterrebbe le nuove generazioni inchiodate sul presente».
Per Chiarantoni la causa sarebbe da ricercare in una «disabitudine a ragionare in termini di futuro, tanto da annullare il motore propulsivo della speranza, che entra in netta collisione con voglia e speranza, attitudini di cui sono portatori le persone costrette a migrare, per costruire un futuro migliore».
Durante il seminario, cui ha preso parte anche l'assessore all'Ambiente e Beni Culturali, Rosa Calò, sono state gettate le «basi per una collaborazione che si auspica possa avere importanti ricadute sociali e culturali sulla città», fanno sapere da CD.
«Dal dibattito – conclude la nota dell'associazione politico/culturale - sono emerse, infatti, le enormi potenzialità che può sviluppare il lavoro di rete. Primo passo, da questo punto di vista, già compiuto: conoscenza reciproca e confronto, hanno aperto una strada importante sulla quale sarebbe utile aprire un percorso in sintonia».