Vita di città
Cinque anni dopo Bitonto ricorda Anna Rosa Tarantino, vittima innocente di mafia
Alla commemorazione hanno partecipato il sindaco Ricci, autorità civili e militari e la famiglia della donna
Bitonto - sabato 31 dicembre 2022
Bitonto rinnova il ricordo di Anna Rosa Tarantino, l'84enne uccisa per errore il 30 dicembre 2017 durante un conflitto a fuoco nei vicoli del centro antico. Un episodio che sconvolse la comunità bitontina e che fece balzare il nome della città agli onori della cronaca nazionale. Gli organi di giustizia si misero subito a lavoro per catturare gli autori materiali dell'omicidio, legato a una faida tra i clan Cipriano e Conte e aggravato dal metodo mafioso.
Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, parlò di un «clima di terrore»: «intimidazione e omertà diffusa tra la popolazione» anche con riferimento «alla totale mancanza della benché minima collaborazione da parte di qualsivoglia testimone, malgrado fosse stata uccisa un'ignara passante, peraltro abitante del quartiere e conosciuta dagli altri residenti». Secondo il giudice, in quel periodo, c'era un vero e proprio «clima da lunghi coltelli» che «esplose in tutta la sua purulenta e necrotica forza la mattina la 30 dicembre» quando «la cieca violenza aveva ormai obnubilato le menti deviate degli appartenenti» ai due gruppi gruppi criminali che aspettavano solo «un pretesto, anche banale, per esplodere».
Nel pomeriggio di ieri, a cinque anni dal tragico evento, il sindaco di Bitonto, alcuni rappresentanti della giunta e del Consiglio comunale, le autorità civili e militari e i familiari della vittima si sono ritrovati a Porta Robustina per ricordare Anna Rosa Tarantino e per deporre una corona d'alloro ai piedi della targa che commemora la sarta bitontina.
«Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti: la giunta, i consiglieri, le autorità, la stampa e i cittadini. Oggi (ieri, ndr) è il giorno del ricordo e della riflessione - ha commentato il sindaco Francesco Paolo Ricci -. Abbiamo fatto tutto quello che ci siamo prefissati durante questi cinque anni? Ritengo che ci siano stati segnali positivi. In primis quello della magistratura, che grazie ad un lavoro molto serio ha assicurato le galere agli autori di questo efferato omicidio. Grazie alle forze di polizia per quello che sono riuscite a realizzare in tempi molto rapidi: le risposte non sono immediate, ma il lavoro delle autorità dà i suoi frutti».
Il primo cittadino di Bitonto ha, poi, evidenziato che alcuni segnali positivi pervenuti dal territorio, ma - ha aggiunto - «sicuramente possiamo fare molto di più per combattere il fenomeno della criminalità in questa città. Innanzitutto non voltarci dall'altra parte dinnanzi a situazioni di illegalità: dobbiamo avere la schiena dritta e il coraggio di essere consapevoli delle cose giuste da fare».
«Bisogna riappropriarsi dei luoghi dove comanda la mafia. Se ci riappropriamo di questi luoghi, in città rimarrà soltanto la popolazione onesta: i lavoratori, i ragazzi e coloro che lavorano per il bene comune - ha proseguito Ricci -. Isoliamo il malaffare nella nostra città e non diamo tregua a coloro che ritengono di essere i "padroni di Bitonto". La parte migliore della città vuole altro».
Al momento di commemorazione ha partecipato anche mons. Vito Piccinonna, vescovo eletto della diocesi di Rieti: «ll ricordo fa guardare al passato, mentre l'impegno al futuro. Dovremmo essere sempre presenti e pronti a presidiare la nostra città. Ringrazio le forze dell'ordine per il prezioso lavoro che svolgono. Purtroppo, dove noi siamo assenti gli altri costruiscono il proprio futuro».
A seguire, il corteo silenzioso ha raggiunto la Chiesa di San Domenico, dove alle ore 18.30 è cominciata la celebrazione eucaristica officiata da don Marino Cutrone.
Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, parlò di un «clima di terrore»: «intimidazione e omertà diffusa tra la popolazione» anche con riferimento «alla totale mancanza della benché minima collaborazione da parte di qualsivoglia testimone, malgrado fosse stata uccisa un'ignara passante, peraltro abitante del quartiere e conosciuta dagli altri residenti». Secondo il giudice, in quel periodo, c'era un vero e proprio «clima da lunghi coltelli» che «esplose in tutta la sua purulenta e necrotica forza la mattina la 30 dicembre» quando «la cieca violenza aveva ormai obnubilato le menti deviate degli appartenenti» ai due gruppi gruppi criminali che aspettavano solo «un pretesto, anche banale, per esplodere».
Nel pomeriggio di ieri, a cinque anni dal tragico evento, il sindaco di Bitonto, alcuni rappresentanti della giunta e del Consiglio comunale, le autorità civili e militari e i familiari della vittima si sono ritrovati a Porta Robustina per ricordare Anna Rosa Tarantino e per deporre una corona d'alloro ai piedi della targa che commemora la sarta bitontina.
«Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti: la giunta, i consiglieri, le autorità, la stampa e i cittadini. Oggi (ieri, ndr) è il giorno del ricordo e della riflessione - ha commentato il sindaco Francesco Paolo Ricci -. Abbiamo fatto tutto quello che ci siamo prefissati durante questi cinque anni? Ritengo che ci siano stati segnali positivi. In primis quello della magistratura, che grazie ad un lavoro molto serio ha assicurato le galere agli autori di questo efferato omicidio. Grazie alle forze di polizia per quello che sono riuscite a realizzare in tempi molto rapidi: le risposte non sono immediate, ma il lavoro delle autorità dà i suoi frutti».
Il primo cittadino di Bitonto ha, poi, evidenziato che alcuni segnali positivi pervenuti dal territorio, ma - ha aggiunto - «sicuramente possiamo fare molto di più per combattere il fenomeno della criminalità in questa città. Innanzitutto non voltarci dall'altra parte dinnanzi a situazioni di illegalità: dobbiamo avere la schiena dritta e il coraggio di essere consapevoli delle cose giuste da fare».
«Bisogna riappropriarsi dei luoghi dove comanda la mafia. Se ci riappropriamo di questi luoghi, in città rimarrà soltanto la popolazione onesta: i lavoratori, i ragazzi e coloro che lavorano per il bene comune - ha proseguito Ricci -. Isoliamo il malaffare nella nostra città e non diamo tregua a coloro che ritengono di essere i "padroni di Bitonto". La parte migliore della città vuole altro».
Al momento di commemorazione ha partecipato anche mons. Vito Piccinonna, vescovo eletto della diocesi di Rieti: «ll ricordo fa guardare al passato, mentre l'impegno al futuro. Dovremmo essere sempre presenti e pronti a presidiare la nostra città. Ringrazio le forze dell'ordine per il prezioso lavoro che svolgono. Purtroppo, dove noi siamo assenti gli altri costruiscono il proprio futuro».
A seguire, il corteo silenzioso ha raggiunto la Chiesa di San Domenico, dove alle ore 18.30 è cominciata la celebrazione eucaristica officiata da don Marino Cutrone.