Cronaca
Crack Ctf: Slovenia ritira carica consolare a Olivieri. Un bitontino nell'inchiesta
Secondo l'accusa insieme avrebbero svuotato le casse della società riconducibile ai Degennaro
Bitonto - mercoledì 2 agosto 2017
10.35
Rinvio a giudizio fatale per la carica di console onorario della Slovenia a Bari dell'avvocato Giacomo Olivieri. Il Ministero degli Esteri ha infatti comunicato che le autorità slovene hanno revocato l'importante mandato al fondatore e leader del movimento politico Realtà Italia, recentemente nominato anche presidente della Bari Multiservizi Spa dal governatore pugliese, Michele Emiliano.
Olivieri è infatti stato rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulla Ctf srl, società riconducibile ai Degennaro che secondo la Guardia di Finanza sarebbe stata fraudolentemente fatta fallire attraverso una serie di condotte illecite imputate all'avvocato barese, alla sua segretaria Caterina De Bari e al bitontino Francesco Monte.
Per l'accusa i tre avrebberp svuotato le casse dell'azienda per un cifra che si aggira attorno ai 17 milioni di euro emettendo decine di assegni e falsificando le scritture contabili.
Determinanti per il ritiro della deleghe sembrano essere state le interrogazioni parlamentari presentate nei mesi scorsi dal deputato Giuseppe L'Abbate (M5S) in cui veniva richiesto al Governo il ritiro dell'exequatur alla luce del rinvio a giudizio dell'avvocato Olivieri.
«Alla mia prima interrogazione, il sottosegretario Amendola rispose che i fari del Ministero degli Affari Esteri sarebbero stati ben accesi sugli sviluppi delle vicende giudiziarie da me segnalate – ha detto il deputato L'Abbate (M5S) – Successivamente al rinvio al giudizio, invece, la Farnesina mi comunicò di aver immediatamente provveduto, con una nota ministeriale, a chiedere urgenti elementi informativi di approfondimento alla Prefettura di Bari e che, una volta completata la raccolta di elementi sulla posizione dell'avvocato Olivieri, si riservava di agire, come in casi analoghi già verificatisi, sulla base di quanto previsto dalle norme e dalla prassi internazionali».
All'epoca Olivieri reagì affermando che, a suo parere, »non è una richiesta di rinvio a giudizio che può decidere la onorabilità di un cittadino italiano» e che «per fortuna siamo in democrazia e vige la presunzione di innocenza nella Repubblica Italiana».
Per L'Abbate però l'avvocato avrebbe dimenticato «che un console onorario non è un semplice cittadino e gode di privilegi che devono rispecchiare una integerrima condotta di vita, su cui non può esserci neppure una dubbiosa ombra».
Olivieri è infatti stato rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulla Ctf srl, società riconducibile ai Degennaro che secondo la Guardia di Finanza sarebbe stata fraudolentemente fatta fallire attraverso una serie di condotte illecite imputate all'avvocato barese, alla sua segretaria Caterina De Bari e al bitontino Francesco Monte.
Per l'accusa i tre avrebberp svuotato le casse dell'azienda per un cifra che si aggira attorno ai 17 milioni di euro emettendo decine di assegni e falsificando le scritture contabili.
Determinanti per il ritiro della deleghe sembrano essere state le interrogazioni parlamentari presentate nei mesi scorsi dal deputato Giuseppe L'Abbate (M5S) in cui veniva richiesto al Governo il ritiro dell'exequatur alla luce del rinvio a giudizio dell'avvocato Olivieri.
«Alla mia prima interrogazione, il sottosegretario Amendola rispose che i fari del Ministero degli Affari Esteri sarebbero stati ben accesi sugli sviluppi delle vicende giudiziarie da me segnalate – ha detto il deputato L'Abbate (M5S) – Successivamente al rinvio al giudizio, invece, la Farnesina mi comunicò di aver immediatamente provveduto, con una nota ministeriale, a chiedere urgenti elementi informativi di approfondimento alla Prefettura di Bari e che, una volta completata la raccolta di elementi sulla posizione dell'avvocato Olivieri, si riservava di agire, come in casi analoghi già verificatisi, sulla base di quanto previsto dalle norme e dalla prassi internazionali».
All'epoca Olivieri reagì affermando che, a suo parere, »non è una richiesta di rinvio a giudizio che può decidere la onorabilità di un cittadino italiano» e che «per fortuna siamo in democrazia e vige la presunzione di innocenza nella Repubblica Italiana».
Per L'Abbate però l'avvocato avrebbe dimenticato «che un console onorario non è un semplice cittadino e gode di privilegi che devono rispecchiare una integerrima condotta di vita, su cui non può esserci neppure una dubbiosa ombra».