Cronaca
Da un cantiere privato a Bitonto spunta una tomba di oltre 2mila anni fa
Gli archeologi: «Sepoltura insolita: l'inumato ha le gambe divaricate»
Bitonto - sabato 20 febbraio 2021
08.00
Stupore e meraviglia.
Sono i sentimenti che alimenta l'importante scoperta effettuata negli scorsi giorni a Bitonto dove è stata rivenuta una sepoltura che risale a più di 2mila anni fa. È successo all'interno di un cantiere privato in via Emanuele Coletto, una traversa di via Ammiraglio Vacca. Una zona certamente non nuova a scoperte di questo tipo; e non poteva essere altrimenti, vista la vicinanza all'antico percorso della via Traiana e al cimitero comunale, realizzato proprio in prossimità di un'antica necropoli. Per molti secoli è stata consuetudine seppellire i morti lungo le grandi arterie di comunicazione, appena fuori dai centri abitati. Una sorte che sembra essere toccata anche all'individuo sepolto in via Coletto, ritrovato all'interno di una tomba a muretti dove vi è rimasto, indisturbato, per oltre 2mila anni.
Per definire con precisione il contesto della sepoltura ci vorranno ancora approfondimenti di diversa natura. Nel frattempo è già possibile dedurre che si tratta di una sepoltura del III secolo a.C. - periodo in cui si scioglieva la lega Peuceta e si iniziava a seguire l'influenza magnogreca di Taranto - e che probabilmente è arrivata ai giorni nostri esattamente come era stata lasciata al momento dell'inumazione, vista la presenza attorno allo scheletro ritrovato di un corredo funerario composto da un cratere a volute, alcuni vasi e altri monili, da cui si può supporre che nessun "tombarolo" l'abbia mai trovata per farne razzia. Una conferma che arriva anche dalla composizione dello stesso scheletro, con le ossa posizionate tutte in continuità fisiologica: in caso di intervento da parte degli sciacalli delle sepolture, infatti, le ossa sarebbero state con ogni probabilità sparse per tutto lo spazio a causa della foga con cui questi soggetti aggrediscono siti del genere per appropriarsi in fretta e furia degli antichi corredi funerari e arricchirsi vendendoli sul mercato nero.
La composizione dell'inumato, però, dice anche altro, come rilevato anche dalla responsabile della Soprintendenza Archeologica per il territorio di Bitonto, la dottoressa Anna Maria Tunzi: esso è infatti stranamente posizionato con gli arti inferiori divaricati, una posizione di certo inusuale visto che, generalmente, la posizione in cui veniva adagiato il cadavere era quella rannicchiata in posizione fetale.
La stessa presenza di un solo scheletro e di un corredo funerario lascia intendere che quasi certamente esso non appartenesse a una delle classi meno abbienti della società, per le quali invece i corredi erano assenti o di scarso pregio e nelle tombe non era raro trovare resti ossei appartenenti a più individui.
Una volta portati alla luce tutti i resti, saranno traslati presso la Soprintendenza Archeologica di Bari dove lo studio sarà approfondito con le tecniche e i materiali che il caso richiederà.
Sono i sentimenti che alimenta l'importante scoperta effettuata negli scorsi giorni a Bitonto dove è stata rivenuta una sepoltura che risale a più di 2mila anni fa. È successo all'interno di un cantiere privato in via Emanuele Coletto, una traversa di via Ammiraglio Vacca. Una zona certamente non nuova a scoperte di questo tipo; e non poteva essere altrimenti, vista la vicinanza all'antico percorso della via Traiana e al cimitero comunale, realizzato proprio in prossimità di un'antica necropoli. Per molti secoli è stata consuetudine seppellire i morti lungo le grandi arterie di comunicazione, appena fuori dai centri abitati. Una sorte che sembra essere toccata anche all'individuo sepolto in via Coletto, ritrovato all'interno di una tomba a muretti dove vi è rimasto, indisturbato, per oltre 2mila anni.
Per definire con precisione il contesto della sepoltura ci vorranno ancora approfondimenti di diversa natura. Nel frattempo è già possibile dedurre che si tratta di una sepoltura del III secolo a.C. - periodo in cui si scioglieva la lega Peuceta e si iniziava a seguire l'influenza magnogreca di Taranto - e che probabilmente è arrivata ai giorni nostri esattamente come era stata lasciata al momento dell'inumazione, vista la presenza attorno allo scheletro ritrovato di un corredo funerario composto da un cratere a volute, alcuni vasi e altri monili, da cui si può supporre che nessun "tombarolo" l'abbia mai trovata per farne razzia. Una conferma che arriva anche dalla composizione dello stesso scheletro, con le ossa posizionate tutte in continuità fisiologica: in caso di intervento da parte degli sciacalli delle sepolture, infatti, le ossa sarebbero state con ogni probabilità sparse per tutto lo spazio a causa della foga con cui questi soggetti aggrediscono siti del genere per appropriarsi in fretta e furia degli antichi corredi funerari e arricchirsi vendendoli sul mercato nero.
La composizione dell'inumato, però, dice anche altro, come rilevato anche dalla responsabile della Soprintendenza Archeologica per il territorio di Bitonto, la dottoressa Anna Maria Tunzi: esso è infatti stranamente posizionato con gli arti inferiori divaricati, una posizione di certo inusuale visto che, generalmente, la posizione in cui veniva adagiato il cadavere era quella rannicchiata in posizione fetale.
La stessa presenza di un solo scheletro e di un corredo funerario lascia intendere che quasi certamente esso non appartenesse a una delle classi meno abbienti della società, per le quali invece i corredi erano assenti o di scarso pregio e nelle tombe non era raro trovare resti ossei appartenenti a più individui.
Una volta portati alla luce tutti i resti, saranno traslati presso la Soprintendenza Archeologica di Bari dove lo studio sarà approfondito con le tecniche e i materiali che il caso richiederà.